Lunedì e martedì saranno i giorni chiave per capire se il governo, dopo mesi di scioperi e sit-in, vorrà stabilizzare o meno gli storici precari di Anpal, l’agenzia per le politiche attive del lavoro guidata dall’italoamericano Mimmo Parisi che ha appena assunto 2.980 navigator mentre però 654 operatori qualificati rischiano invece di perdere il lavoro (con 29 di loro già lasciati a casa). E stavolta, su Anpal, si sta innescando una guerra interna alla stessa nuova maggioranza giallorossa. Con la ministra del Lavoro Cinque stelle Nunzia Catalfo che frena sulla stabilizzazione, perfettamente allineata con il piano Parisi e Di Maio. E gli alleati di Pd, Italia Civica e LeU che invece nei giorni scorsi hanno presentato interrogazioni ed emendamenti al “decreto salva imprese” che vanno nella direzione opposta. È la maggioranza che contraddice se stessa.
La prossima settimana, quando il “decreto salva imprese” dovrà andare in aula al Senato, si saprà se il governo chiederà o meno di ritirare gli emendamenti. «Se il governo dovesse chiedere il ritiro degli emendamenti di un pezzo della sua maggioranza, sarebbe un paradosso evidente», dicono i precari. Che sono pronti di nuovo a scendere in piazza e a paralizzare i centri per l’impiego – già di per sé in ritardo sull’attuazione della fase due del reddito di cittadinanza – dopo che nei mesi scorsi sono stati costretti a fare da tutor ai navigator appena selezionati nel quizzone estivo.
Pd e LeU si erano espressi a favore della stabilizzazione già quando erano all’opposizione, con qualche parlamentare che aveva pure partecipato ai numerosi sit-in sotto la sede di Anpal. E la stessa posizione sembra essere stata mantenuta con la nuova compagine governativa. Al Senato, dove il “decreto salva imprese” è in fase di conversione in legge, sono stati depositati due emendamenti dalla stessa maggioranza: uno a firma di Annamaria Parente, appena passata a Italia Viva di Matteo Renzi, e un altro firmato da tre senatori di LeU (De Petris, Errani e Grasso). In entrambi i casi, si chiede di avviare le procedure di stabilizzazione sia per i 29 precari già lasciati a casa, sia per tutti gli altri i cui contratti scadranno entro il prossimo settembre.
Se il governo dovesse chiedere il ritiro degli emendamenti di un pezzo della sua maggioranza, sarebbe un paradosso evidente
Peccato però che il 9 ottobre la stessa ministra Catalfo, durante il question time alla Camera, abbia detto il contrario. E proprio, guarda caso, in risposta a un’interrogazione a firma di Debora Serracchiani e Chiara Gribaudo (Pd), in cui le deputate, ora alleate di governo della ministra, chiedevano risposte sulla stabilizzazione degli operatori. Catalfo, di fatto, ha invece confermato quanto detto da Parisi lo scorso 3 ottobre nel corso dell’incontro con una delegazione dei lavoratori in scadenza: non ci sarà nessuna trasformazione automatica dei contratti, ma si procederà con un concorso pubblico per 410 posizioni, di cui solo la metà sarà riservata a chi già lavora in Anpal. Un piano che il Coordinamento dei precari aveva già respinto. «Così si escluderanno 450 lavoratori su 654», spiega Cristian Sica, portavoce del Coordinamento. «Gli operatori qualificati delle politiche attive verranno rottamati. Mentre Anpal procederà al turnover con nuove assunzioni».
La ministra Catalfo ha motivato la scelta elencando una serie di motivazioni tecniche, da una presunta indagine della Corte dei conti a tecnicismi legati al settore pubblico. Motivazioni che il Coordinamento però ha smentito in un comunicato punto per punto. La ministra ha sostenuto, tra le altre cose, che il regolamento di Anpal Servizi (controllata di Anpal da cui gli operatori dipendono) non è mai stato approvato dal cda. Cosa che invece è avvenuta nel giugno del 2017, dicono. Quello che manca, al contrario, sono ancora il piano industriale di Anpal Servizi – annunciato lo scorso giugno e mai presentato da Parisi – e pure il piano operativo dell’agenzia. Proprio quando Anpal si dovrebbe trovare invece in piena operatività per far fronte alla gestione del reddito di cittadinanza, con i centri per l’impiego in pieno caos, tra i navigator da formare e i percettori da convocare per la stipula dei patti per il lavoro. La stessa maggioranza, d’altronde nella Nota di aggiornamento al Def scrive che il reddito di cittadinanza non ha avuto alcun impatto sul mondo del lavoro a causa del ritardo nell’avvio delle politiche attive.
Nonostante il più grande investimento nelle politiche attive e nei centri per l’impiego della storia italiana, la ministra dice che la stabilizzazione di 654 precari non è attuabile
La questione sarà risolta nei prossimi giorni. La ministra Catalfo, nell’incontro con i precari dello scorso 24 settembre, aveva dichiarato che «il governo vuole eliminare il precariato in Anpal servizi». Ma le ultime dichiarazioni sembrano una marcia indietro. «Nonostante il più grande investimento nelle politiche attive e nei centri per l’impiego della storia italiana, la ministra dice che la stabilizzazione di 654 precari non è attuabile», denunciano dal Coordinamento. Il decretone del reddito di cittadinanza aveva stanziato ben 25 milioni di euro solo per la realizzazione della piattaforma per l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, di cui ancora non si sa nulle. «Finora 29 nostri colleghi sono già rimasti a casa. A novembre e dicembre altre decine di contratti scadranno. Se il governo chiederà di ritirare gli emendamenti della sua stessa maggioranza, torneremo in piazza con scioperi, assemblee e mobilitazioni». E in piazza contro la ministra grillina potrebbero esserci, a questo punto, gli alleati di governo che hanno chiesto invece la stabilizzazione dei precari. Sarebbe la maggioranza che manifesta contro se stessa.