Tutti leader, nessun gregarioNota per Calenda, Renzi e Bonino: la Dc non aveva un capo unico, che ne dite di imitarla?

Mentre il Partito democratico spinge per l’alleanza con i populisti digitali, le grandi manovre al centro sono condotte gli uni contro gli altri e rischiano di risultare velleitarie proprio mentre il Pd è tornato scalabile

Ora che è arrivato Azione di Carlo Calenda sono tre i partiti liberalprogressisti vicini al Partito Democratico. L’unico già testato è +Europa di Emma Bonino, mentre il più accreditato è Italia Viva di Matteo Renzi, aggiungerne altri a prima vista è velleitario, ma in realtà siamo ancora lontani dal voto e non si conoscono nemmeno le regole del gioco, quindi in questo momento va benissimo farsi notare, far circolare idee nuove e provare a posizionarsi.
Detto questo, Calenda, Bonino, Renzi, più i nomi che sappiamo del Partito democratico a cominciare da Giorgio Gori, presi tutti insieme, sarebbero un unico partito formidabile, nonostante sia evidente che non riuscirebbero a stare seduti intorno allo stesso tavolo nemmeno cinque minuti.

Tutti leader, nessun gregario, d’accordo. Ma è altrettanto vero, come ho letto sulla mia timeline di Twitter, che nella solida Democrazia Cristiana che fu architrave del potere italiano non c’era un solo capo, ma tantissimi leader, di destra e di sinistra e di centro, del nord e del sud. Magari potrebbe essere uno spunto, no?

A qiesto punto si giocano due grandi partite: una è quella di chi si differenzia di più dal governo, dove il più bravo naturalmente è lo stesso Renzi che ha fatto nascere il Conte 2, e un’altra è quella della legge elettorale

Ma evidentemente è complicato, specie adesso che sullo sfondo dei fastidiosi dispetti reciproci sui social si giocano due grandi partite: una è quella di chi si differenzia di più dal governo, dove il più bravo naturalmente è lo stesso Renzi che ha fatto nascere il Conte 2, e un’altra è quella della legge elettorale, lo strumento che deciderà se ciascuno dei suddetti leader potrà andare da solo, sbarramento di ingresso al Parlamento permettendo, o se sarà inglobato dal Pd oppure se dovrà far pesare il suo carico all’interno di una coalizione, sempre che il Pd non vada avanti con il surreale progetto di alleanza strategica con i populisti digitali della Casaleggio Associati, nel qual caso sarebbe un casino.

Il paradosso, ora, è che il Pd è messo come è messo, cioè male, e che proprio per questo motivo è tornato a essere scalabile e contendibile: se solo i possibili leader in grado di rianimarlo non ne fossero usciti

Il punto è che il Pd sta andando davvero in quella direzione, santi numi, cosa che porterebbe Renzi, Bonino e Calenda a distanziarsi ancora di più dal Partito democratico costola-dei-cinquestelle e probabilmente a farli sedere intorno a quel maledetto tavolo per più di cinque minuti, magari accogliendo anche Mara Carfagna e le sardine a vocazione antipopulista per apparecchiare un eccentrico e favoloso Forza Italia Viva +Europa uguale Azione.

Sarebbe perfino auspicabile, dunque, e addirittura possibile in uno scenario dove ormai vale qualsiasi cosa e può succedere di tutto. Un partito unico, insomma, moderato negli ego più che nelle proposte e pronto a riorganizzare le idee perché il paradosso, ora, è che il Pd è messo come è messo, cioè male, e che proprio per questo motivo è tornato a essere scalabile e contendibile: se solo i possibili leader in grado di rianimarlo non ne fossero usciti.

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