Buone notizieCorpo europeo di solidarietà, l’Italia è prima in classifica (grazie ai nostri giovani)

Per una volta, il nostro Paese si classifica primo in una graduatoria positiva, quella dei ragazzi che partecipano a programmi di volontariato, lavoro e formazione in Ue. Un dato che dice tanto sulla loro intraprendenza, e che è anche utile a sfatare qualche mito sull’Italia di oggi

Photo by Priscilla Du Preez on Unsplash

Primi, e in una classifica positiva a livello Ue. Per una volta succede anche a noi italiani. La graduatoria in questione è quella degli EU Solidarity Corps, il corpo europeo di solidarietà che dà la possibilità ai giovani tra i 18 e i 30 anni di trascorrere un periodo, normalmente compreso tra i 2 e i 12 mesi, in un altro paese Ue, facendo volontariato, un’esperienza di formazione o di lavoro. Con 2983 ragazzi impegnati in questi programmi, l’Italia ottiene dunque la medaglia d’oro per solidarietà. Un’ottima notizia, che ci dice molto su quanto fuorviante e lontano dalla realtà possa essere il ritratto del nostro Paese ai nostri stessi occhi, oltre che, ancora una volta, utile a smentire la stracotta (oltre che falsa) retorica dei giovani italiani bamboccioni, fannulloni e “choosy”. In questo senso, anzi, i giovani italiani si dimostrano aperti e curiosi verso l’estero e ben disponibili a rimboccarsi le maniche per aiutare gli altri ed acquisire, al contempo, importanti soft skill che potranno tornare loro utili nel mondo del lavoro. Il Corpo di Solidarietà, infatti, dà l’opportunità di spendersi in progetti destinati ad aiutare comunità e gruppi diversi in Europa, legati a temi che spaziano dalla prevenzione delle catastrofi naturali alle ricostruzioni a seguito di calamità, dall’assistenza nei centri per richiedenti asilo alla risoluzione di problematiche sociali di vario tipo nelle comunità locali.

Ad oggi, 175mila giovani europei hanno preso parte al programma, lanciato nel 2016, di cui oltre trentamila solo quest’anno. Anche nella classifica complessiva, dal 2016 ad oggi, l’Italia si piazza al terzo posto, dopo Turchia e Spagna, con 20.111 ragazzi registrati. Un altro aspetto interessante è anche legato al fatto che l’Italia è anche il Paese che ospita il maggior numero di programmi del Corpo europeo di Solidarietà.

Anche in ambito educativo il focus è spesso posto sulle minoranze e le persone più a rischio di esclusione sociale: i giovani che partecipano a progetti di questo tipo possono contribuire all’organizzazione di workshop sulla cittadinanza, protezione ambientale, attività sportive e molto altro

I progetti, anche nel nostro Paese, spaziano da quelli a tema culturale (anche di preservazione ambientale – un esempio è il progetto avviato nel 2017 nella zona di Norcia, a tutela dei beni materiali e immateriali distrutti dal terremoto) a quelli di inclusione sociale, legati per esempio ad anziani e malati, comunità rom e disabili. Sul fronte delle migrazioni, diversi progetti sono stati avviati nel tempo per favorire l’integrazione dei rifugiati, dove i volontari possono spendersi in attività che vanno dalla distribuzione dei pasti alle attività ricreative e linguistiche. Anche in ambito educativo il focus è spesso posto sulle minoranze e le persone più a rischio di esclusione sociale: i giovani che partecipano a progetti di questo tipo possono contribuire all’organizzazione di workshop sulla cittadinanza, protezione ambientale, attività sportive e molto altro. Infine, i progetti di supporto alle comunità locali consentono di conoscere più da vicino culture diverse, contribuendo attivamente al benessere della collettività tramite attività pratiche, dalla costruzione di parchi giochi per bambini all’organizzazione anche di eventi complessi.

Visto il buon tasso di partecipazione all’iniziativa, la Commissione Ue ha stabilito di stanziare nel prossimo budget Ue altri 1,26 miliardi di euro per i Corpi di Solidarietà. La previsione è che altri 350mila ragazzi possano così prendere parte ad un progetto solidale tra il 2021 e il 2027. Come spesso succede, i giovani europei sono coloro che più capiscono il valore che l’Unione gioca nelle loro vite, e che sanno anche sfruttare le opportunità che la vita comunitaria offre loro. Sapendo poi che in prima linea in questo senso ci sono gli italiani, quantomeno bisognerebbe aprire gli occhi su una realtà che troppo spesso ci viene raccontata in maniera diversa rispetto a ciò che è davvero.

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