La bomba di Bolton
John Bolton ha una bomba? Così titolava la CNN venerdì pomeriggio, dopo che erano trapelate le ultime notizie riguardo alla futura, possibile deposizione dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale. Bolton, ricordiamo, è stato chiamato a testimoniare dai Democratici, ma la Casa Bianca gli ha intimato di non farlo. Come altri funzionari, si è allora rivolto a un giudice federale per capire cosa fare lasciando intendere che, se il giudice delibererà in quel senso, allora si presenterà a testimoniare. Nel frattempo i suoi avvocati hanno rilasciato dichiarazioni sibilline: forse Bolton potrebbe rivelare informazioni sull’Ucraina che non sono ancora uscite. Uno di loro, Charles Cooper, venerdì ha scritto una lettera ai membri della commissione intelligence che guida l’indagine sull’impeachment di Trump dicendo che «Bolton è stato coinvolto personalmente in molti degli eventi, incontri e conversazioni di cui si è già ricevuto testimonianza, nonché in molti incontri e conversazioni pertinenti che non sono ancora stati discussi nelle testimonianze finora».
Perché è importante la testimonianza di Bolton
L’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump è al centro di numerosi eventi chiave relativi all’indagine. Tra questi il fatto che abbia sollevato preoccupazioni per il modo in cui il presidente stava trattando con l’Ucraina. Secondo testimonianze già acquisite, Bolton avrebbe definito gli sforzi di alcuni alti funzionari della Casa Bianca per spingere l’Ucraina a indagare sull’ex vice Presidente Joe Biden e sulle questioni relative alle elezioni del 2016 come un “dug deal” ovvero un affare sporco, illegale. Numerosi testimoni hanno anche già testimoniato che Bolton avrebbe incoraggiato il suo staff a dare l’allarme su azioni potenzialmente illegali da parte dell’avvocato personale del Presidente, Rudy Giuliani.
Il tentativo di fare pressioni sull’Ucraina sarebbe antecedente all’elezione di Zelensky
Il Wall Sreet Journal riporta che i due soci in affari di Rudy Giuliani – arrestati un mese fa per avere finanziamento con soldi stranieri le elezioni di almeno un deputato repubblicano – avrebbero tentato già a febbraio di convincere l’allora presidente dell’Ucraina, Petro Poroshenko. «Lev Parnas e Igor Fruman si sarebbero incontrati per discutere dello scambio con l’allora presidente ucraino Petro Poroshenko e l’allora il procuratore generale ucraino Yuriy Lutsenko nell’ufficio di Lutsenko».
Mick Mulvaney non si presenta a testimoniare
Il chief of staff della Casa Bianca ha sfidato un mandato di comparizione alla Camera e non si è presentato venerdì per la sua testimonianza a porte chiuse. Nel non presentarsi, ha fatto riferimento alla «immunità assoluta», una linea difensiva già adottata dalla casa Bianca secondo la quale il presidente Trump e il suo staff non possono essere messi sotto indagine. Mulvaney è quello che due settimane fa ha confermato che Trump aveva congelato quasi 400 milioni di dollari in aiuti all’Ucraina in parte per spingere l’Ucraina a indagare su Joe Biden e il figlio Hunter dicendo che è così che si fa in politica estera. Il giorno dopo aveva ritrattato tutto.
Parla Trump
In una delle sue solite conferenze stampa improvvisate sul prato della Casa Bianca, Trump venerdì si è di nuovo intrattenuto con i giornalisti. Tra le cose che ha detto: che conosce a malapena Gordon Sondland, ambasciatore americano presso l’Unione Europea, messo lì da lui; che il whistleblower è una disgrazia per il Paese e che il suo nome dovrebbe essere reso pubblico; che nonostante tutto i Repubblicani stanno facendo il mazzo ai Democratici («We are kicking their ass»); che i Democratici non dovrebbero condurre audizioni pubbliche; che le testimonianze che ha letto finora non lo preoccupano.