Il vecchio tasso interbancario che interessa coloro che hanno un mutuo a tasso variabile, l’Euribor, si avvia verso l’estinzione: sarà sostituito da un nuovo metodo di elaborazione, basato su un criterio più “scientifico” e preciso, e dunque più affidabile. Finora, infatti, l’indice che indica a quali tassi le banche si scambiano il denaro fra loro a livello europeo si è basato su una comunicazione volontaria di un panel di banche. Ora, invece, verrà sostituito da un calcolo che si sostanzierà sugli scambi effettivi che avvengono tra gli istituti di credito, in maniera obbligatoria e non più discrezionale. Ma che cosa significa questo per le banche, e soprattutto per i mutuatari?
«Si tratta di un processo partito da lontano, per dare maggiore trasparenza e affidabilità ad un settore che muove centinaia di miliardi sui mercati finanziari», spiega a Linkiesta Roberto Anedda, direttore marketing di MutuiOnline, sito di comparazione mutui. Dagli Euribor, infatti, «dipendono non solo i mutui, ma anche tantissimi altri strumenti finanziari». Fino a questo momento, le banche di diversi paesi rilasciavano su base volontaria le indicazioni su quello che secondo loro era il livello medio di transazioni interbancarie. Un indicatore però poco affidabile, spiega Anedda, perché «in periodi di mercato in tensione, come quello della crisi della Grecia per esempio, i Paesi non potevano accedere a quel tipo di mercato, e quindi l’indice non era davvero indicativo del valore delle operazioni in quel momento». In altre parole, se in quelle istanze si fosse tenuto davvero conto del costo del denaro per le banche italiane, greche, spagnole e così via, i mutui a tasso variabile sarebbero schizzati alle stelle. Ora, fortunatamente, invece che su base volontaria le banche saranno obbligate a fare rilevazioni sulla base delle operazioni effettivamente eseguite sul mercato. «Questo permetterà un maggiore monitoraggio, eviterà manovre sul livello del tasso stesso, che potrebbero essere influenzate direttamente dagli attori, ed essendo più continuative offriranno analisi più stabili», puntualizza l’esperto.
«Sono previsti due anni di affiancamento tra i due indicatori, quello precedente rimarrà ancora valido per le operazioni già in essere. Con il tempo si potrà capire meglio come si assesta questo nuovo calcolo, come si muoverà rispetto al vecchio Euribor, facendo sì che il mercato si abitui»
Il cambio avverrà ufficialmente a partire dal 1° gennaio del 2020, ma gradualmente: questo significa che il nuovo criterio verrà introdotto a poco a poco e solo sulle nuove operazioni. «Qualcosa di positivo anche per non stravolgere i prodotti più semplici collegati a questo fenomeno, come i mutui», spiega Anedda. Chi ha attualmente un mutuo a tasso variabile non si spaventi, quindi: «Sono previsti due anni di affiancamento tra i due indicatori, quello precedente rimarrà ancora valido per le operazioni già in essere. Con il tempo si potrà capire meglio come si assesta questo nuovo calcolo, come si muoverà rispetto al vecchio Euribor, facendo sì che il mercato si abitui», tranquillizza Anedda. «Dalle simulazioni fatte finora sembra comunque che rispetto all’Euribor attuale il differenziale dovrebbe rimanere entro qualche centesimo di punto», puntualizza l’esperto.
Per i mutuatari, quindi? Non cambierà praticamente nulla: non ci si vedrà cambiare le rate del mutuo all’improvviso, e anche quando le singole banche cominceranno ad attrezzarsi per modificare e ritarare il sistema informatico, ci sarà comunque una serie di aspetti che richiederanno un adeguamento. «Per uno o due anni tutto quello che era indicizzato ad Euribor rimarrà uguale, poi seguirà un percorso predeterminato per la sostituzione completa. L’unica differenza sarà che si inizieranno a vedere nuovi mutui indicizzati secondo questo nuovo indice», conclude Anedda. «Nella realtà non c’è da aver timore di aspettarsi contraccolpi, di non sapere come ricalcolare il mutuo e il tasso di interesse per un mutuo a tasso variabile».