Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha lavorato d’anticipo. E alla vigilia della Giornata internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza ha voluto presentare, due settimane prima della scadenza, i primi risultati della Squadra speciale per la protezione dei minori, la task force creata con un decreto lo scorso luglio sull’onda mediatica dell’inchiesta “Angeli e Demoni” sugli affidi a Bibbiano, che già dal nome crea non pochi imbarazzi agli stessi componenti.
Una conferenza stampa in via Arenula per illustrare i primi dati raccolti sul territorio nazionale (12.338 minori collocati in ambiente terzo da gennaio 2018 a giugno 2019), annunciare la “fase due” della squadra e dire che «quando si parla di bambini si parla di priorità» e che «la maggioranza politica al governo ha concentrazione massima sulla materia». Ma a pochi passi dal ministero della Giustizia, nella giornata organizzata dal Garante dell’infanzia a 30 anni dalla Convenzione Onu sui diritti dei bambini – dove pure il Guardasigilli era atteso, senza però presentarsi – quello che è emerso è tutt’altro che la «massima concentrazione» del governo sul mondo dell’infanzia. Anzi.
L’Osservatorio nazionale sull’infanzia e l’adolescenza, che riunisce gli esperti del settore per la stesura delle politiche e le strategie che riguardano i minori, è scaduto lo scorso marzo e da oltre un anno non viene convocato
Al di là delle iniziative politiche nate sulla scia dei fatti di Bibbiano, che hanno provocato più di qualche sorrisino, emergono enormi buchi e pure qualche passo falso. Per dirne una: le linee di indirizzo per l’accoglienza nei servizi residenziali per i minorenni, approvate a inizio 2018 dalla Conferenza Stato Regioni, non sono state recepite ancora da nessuna regione. Senza che dal ministero della Giustizia battessero ciglio. Bonafede, al contrario, come ha raccontato Il Dubbio, ha trovato invece il tempo per esprimersi contro la nomina di Giuseppe Spadaro, presidente del Tribunale dei minori di Bologna, a procuratore minorile di Roma. È bastato l’annuncio dell’invio degli ispettori ministeriali negli uffici da lui diretti per congelare tutto.
Così come si è fermato in Commissione Giustizia della Camera il cammino della proposta di legge sulle modifiche in materia di affidamento di minori “post Bibbiano”, prima firmataria Stefania Ascari (M5s), già criticata dalle associazioni competenti per essere più una legge “contro” l’affido che sull’affido. Bonafede ha detto che ora la “squadra speciale” lavorerà a una proposta legislativa di modifica all’articolo 403 del Codice civile. E la richiesta arriva anche dalla Commissione bicamerale infanzia presieduta da Lucia Ronzulli.
E se Bonafede parla di priorità, come ha ricordato dalla conferenza organizzata dal Garante Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio nazionale assistenti sociali, quello che manca sono gli assistenti sociali. In alcune parti d’Italia si arriva anche a un rapporto di uno ogni 5.500 abitanti. «Perché si finanziano solo misure per gli adulti come il reddito di cittadinanza e per i bambini non si spendono soldi?», ha chiesto Gazzi, che è pure membro della “squadra speciale” di Bonafede.
Mentre si annunciano nella manovra i bonus per i nuovi nati, sotto il tappeto si nascondono i tagli al mondo delle adozioni: 2 milioni in meno nei prossimi tre anni
Intanto, l’Osservatorio nazionale sull’infanzia e l’adolescenza (di competenza del ministero del Lavoro e delle politiche sociale e del dipartimento della famiglia), che riunisce gli esperti del settore per la stesura delle politiche e le strategie che riguardano i minori, è scaduto lo scorso marzo e da oltre un anno non viene convocato. Nonostante i continui richiami della Garante dell’infanzia Filomena Albano a riprendere i lavori, e le raccomandazioni del Comitato dell’Onu sui diritti dell’infanzia a rafforzare il ruolo dell’Osservatorio, per il momento vige il silenzio. Il monitoraggio del vecchio (il quarto) Piano nazionale infanzia non è ancora stato pubblicato. Mentre l’Osservatorio dovrebbe già essere impegnato nella stesura di quello nuovo. Ma, anche qui, non si è ancora trovato il tempo per farlo.
Al contrario, mentre si annunciano nella manovra i bonus per i nuovi nati, sotto il tappeto si nascondono i tagli al mondo dell’infanzia in un Paese che già spende solo lo 0,2% del Pil per i bambini. Nella bozza del bilancio si prevedono tagli al Fondo per le adozioni: 542mila euro in meno nel 2020, oltre 610mila euro in meno nel 2021 e più di 933mila euro nel 2022. Complessivamente, circa 2 milioni in meno nei prossimi tre anni in un mondo che già sta affrontando enormi criticità con un calo costante delle adozioni internazionali, che per il 2019 scenderanno per la prima volta sotto quota mille.
Ora, approfittando della sessione di bilancio, in settimana il Garante per l’infanzia presenterà la sua proposta in quattro punti sull’introduzione di Livelli essenziali di assistenza (Lea) nel welfare per i minori, in modo da garantire una protezione uguale per tutti al di là delle condizioni economiche delle famiglie. Su questo punto, lo scorso Piano nazionale infanzia si era arenato. Il motivo: introdurre i Lea per i bambini costa troppo. E sui più piccoli ora si può risparmiare, senza sapere però che il costo sociale in futuro sarà più che salato.