Quella di oggi non è la stessa Milano che con Expo nel 2015 ha iniziato a poco a poco a cambiare volto. No, il capoluogo lombardo ha compiuto ulteriori passi in avanti. Tanto da diventare prima tra i motori d’Europa per reputazione. Il suo punto di forza, uno dei tanti, è il sistema produttivo manifatturiero, a cui si aggiunge un buon livello di competitività e di attrattività. È quanto emerge da Osservatorio Milano 2019, presentato ieri a Palazzo Marino dal sindaco Giuseppe Sala e da Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda.
Giunto alla sua terza edizione, il rapporto si è avvalso del lavoro dei principali centri di ricerca del territorio, coordinati dal Centro Studi di Assolombarda, i quali, attraverso l’analisi di 224 indicatori, hanno misurato la capacità di Milano d’inserirsi sulla scena mondiale. Uno studio a tutto tondo, concentratosi su molteplici obiettivi trasversali – sono state misurate sia l’intensità dell’azione per raggiungerli sia i risultati ottenuti – che riguardano l’accessibilità, il capitale umano qualificato, la vocazione a diventare una “smart city”, le dinamiche sociali e l’equità, l’innovazione, la presenza di startup, il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione, la sostenibilità. A cui si aggiungono le grandi aspirazioni a cui da anni Milano tende: la manifattura 4.0, la finanza, l’arte, la cultura e il design.
Insomma quel che esce fuori dal rapporto Osservatorio Milano 2019 è la fotografia di una città dinamica, che si offre oggi come modello. Una città capace di dare voce e spazio alle sue diverse anime. Senza trascurare però alcune delle criticità che richiedono un nuovo sforzo e un ulteriore impegno da parte della politica locale per fare in modo che il suo sviluppo sia il più possibile inclusivo e sostenibile. A sostenerlo è lo stesso sindaco Giuseppe Sala che ha ribadito la necessità di coniugare l’economia con l’ambiente e la sfera sociale.
Negli ultimi cinque anni infatti Milano ha compiuto un balzo economico importante. È riuscita meglio di altre città italiane ad affrontare una crisi che ha appesantito il tessuto produttivo. Dal 2014 a oggi il capoluogo lombardo è cresciuto in termini di prodotto interno lordo del 9,7 per cento. Un risultato eccellente se si considera che è riuscita da sola a produrre il doppio della ricchezza realizzata a livello nazionale. Così il rapporto mette in luce come Milano si confermi ancora una locomotiva per il Paese.
Milano è a tutti gli effetti oggi una “città globale”, tra le prime 50 per ricchezza e potere economico a livello mondiale assieme a Londra e a Parigi, eppure c’è ancora strada da fare per rendere tale sviluppo economico inclusivo e sostenibile
Non solo. Se sul piano internazionale – messa a confronto con altre città come Barcellona, Lione, Stoccarda, capoluoghi delle Regioni europee più produttive al pari della Lombardia – Milano si presenta una realtà capace di attirare talenti, capitale umano, e turisti – come città universitaria si posiziona terza per attrazione di talenti, dopo Monaco e Barcellona, mentre sul piano turistico ha superato di gran lunga il picco ottenuto grazie a Expo, con 7,6 milioni di visitatori ogni anno – lo è altrettanto per le imprese. Nell’ultimo quinquennio si è assistito a un incremento del numero di aziende con oltre un miliardo di euro di fatturato all’anno con sede a Milano: ben 91 contro le 59 di Monaco o le 29 di Barcellona. Con oltre 10 mila imprese straniere attive sul territorio, non è un caso che negli ultimi tre anni a crescere in modo sorprendente sia stata la reputazione. Milano è considerata a tutti gli effetti una “città globale”. Tra le prime 50 per ricchezza e potere economico a livello mondiale assieme a Londra e a Parigi.
Davanti a un quadro così positivo la città non è però intenzionata ad adagiarsi. Se è vero che il capoluogo lombardo è un «laboratorio» – come ha dichiarato il sindaco Sala – di idee, di creatività, di dinamismo, esempio di una politica che in questi anni ha saputo dialogare con gli imprenditori, i cittadini. Che è stata capace di mettersi in gioco e di migliorare, i prossimi obiettivi sono i più sfidanti. Con l’aggravarsi del cambiamento climatico e l’acuirsi delle disuguaglianze sociali, la città si appresta a mettersi in cammino verso due mete imprescindibili per diventare attrattiva a 360 gradi.
Fenomeni di polarizzazione, di esclusione e di marginalità sociale, sebbene il Prodotto interno lordo pro capite sia in costante crescita, si parla di 49mila euro rispetto a una media italiana ferma a 26mila, si inizia ad assistere a una distribuzione diseguale dei redditi. Il nove per cento della popolazione milanese detiene oggi oltre un terzo della ricchezza complessiva. A ciò, si sommano le difficoltà di una reale integrazione dei tanti giovani che scelgono Milano per lavorare e vivere. Il tasso di disoccupazione resta infatti ancora elevato. Smagliature sempre più visibili che non possono essere ignorate.