Delitto d'éliteStoria splatter di Sokolov, omicida di San Pietroburgo e atroce personaggio di Dostoevskij in salsa sovranista

Un professore russo chiaramente squilibrato uccide e fa a pezzi una studentessa. Simpatizzante dei nazionalisti europei e del Donbass, aveva organizzato la visita in Russia di Marine Le Pen, ora è protetto e difeso da politici importanti

PETRAS MALUKAS / AFP

Un professore universitario che ama travestirsi da Napoleone e che viene arrestato mentre, di notte, butta nel fiume le braccia tagliate dell’amante che ha fatto a pezzi con la seghetta. La macabra storia di Oleg Sokolov, docente dell’università di Pietroburgo, e della sua allieva Anastasia Eschenko, vince di quaranta lunghezze il premio Splatter-2019, e non stupisce che già tre giorni dopo le guide hanno iniziato a portare i turisti all’angolo della Moika, a mostrare il luogo “del delitto più efferato della nostra storia”.

Primato discutibile, in una città che vanta diversi massacri eccellenti, da quello storico, maldestro e altolocato di Rasputin — avvenuto a pochi passi, nel palazzo Jusupov sullo stesso lungofiume della Moika – a quello letterario dell’usuraia che Fiodor Dostoevskij ha mandato Raskolnikov a trucidare con l’ascia, a qualche centinaio di metri di distanza. Senza contare decine di zar, principi, rivoluzionari e scrittori, ammazzati in attentati, congiure, rivolte e duelli, per non parlare poi della rivoluzione d’Ottobre, non tanto la presa del palazzo d’Inverno che è stata in fondo una passeggiata, ma tutto quello che è successo dopo. Sembra quasi impossibile che alla ricca storia di Pietroburgo finora fosse mancato uno Squartatore, e i pietroburghesi, sempre fieri della reputazione demoniaca della loro città, notano con soddisfazione i contorni da horror gotico della storia: nella più burina Mosca la povera ragazza sarebbe stata volgarmente buttata in un cantiere.

Nemmeno Dostoevskij, l’autore dell’omicidio letterario più celebre della storia, avrebbe potuto inventarsi un’ambientazione e un personaggio più perfetti: un palazzo nobile sulla Moika, un appartamento signorile d’altri tempi, dove il padrone di casa, un intellettuale insignito della Legione d’onore, organizzava cene a lume di candela per l’alta società. La sventurata è stata uccisa con un fucile a canna mozza modellato per sembrare una pistola dell’Ottocento, come quella che fu fatale all’ultimo duello di Pushkin (che abitava anche lui sulla Moika), decapitata e fatta a pezzi, in mezzo a busti e cimeli di Napoleone. Il docente Sokolov è la gioia dei tabloid, la dimostrazione vivente che i pazzi si credono Napoleone. I siti di cronaca nera sono pieni dei filmati del professore vestito con il tricorno e l’uniforme in sella a un cavallo, durante una delle numerose ricostruzioni di battaglie storiche, un genere di cui era stato uno dei fondatori e leader in Russia. Mentre le tv mostrano l’assassino, vestito con un allusivo maglione rosso sangue, ululare e piangere mentre confessa l’assassinio, i cronisti sono a caccia di quei suoi amici che l’8 novembre, la sera dell’omicidio, sono venuti a cenare a casa sua, a una tavola apparecchiata con un’eleganza degna di Hannibal Lecter, senza accorgersi del cadavere nella stanza accanto.

Quello di Sokolov è un delitto d’élite, la sua discesa nella follia è avvenuta sotto i riflettori: i compagni di Università descrivono un personaggio squilibrato che si faceva chiamare “Sire” ed era noto per scatti di violenza

Un delitto di élite, e all’università di Pietroburgo i colleghi e gli studenti hanno ricevuto l’ordine non ufficiale di non parlare con i giornali, e il professore-assassino ha subito ricevuto in cella la visita di osservatori preoccupati per i suoi diritti umani (ha chiesto gli occhiali, e di non togliere da YouTube le sue lezioni di storia napoleonica). Ma se i fattacci di cronaca nera finiscono per attirare l’attenzione di tutti, anche di chi non legge i tabloid, è perché spesso nascondono – o al contrario rivelano – qualcosa di un’epoca, come Jack lo Squartatore aveva messo in evidenza lo squallore e la miseria dei bassifondi della splendida Londra vittoriana, e il cannibale Chikatilo è diventato un simbolo del degrado di un’Unione Sovietica agonizzante.

La discesa nella follia del docente Sokolov è avvenuta sotto i riflettori: perfino i suoi compagni delle ricostruzioni storiche, un mondo dove l’eccentricità è quasi d’obbligo, descrivono un personaggio chiaramente squinternato, che si faceva chiamare “Sire” ed era noto per scatti di violenza. Non veniva più invitato alle ricostruzioni storiche in Europa dopo aver ammazzato un cavallo, gli avevano “tolto il comando” di un esercito in costumi francesi dopo uno scontro che aveva richiesto l’intervento della polizia, e la sua ubriachezza più che molesta non era un segreto per nessuno. L’anno scorso era finito davanti al senato accademico per aver ordinato ai suoi seguaci in aula di picchiare uno studente che gli aveva fatto un’obiezione, e sui social gira la denuncia di un’ex fidanzata che venne legata, picchiata, minacciata con un ferro da stiro rovente e semistrangolata da Sokolov dopo che aveva deciso di lasciarlo. Storia di più di dieci anni fa, che però non ebbe alcun seguito, così come numerosi casi di insulti e aggressioni verbali, inclusa quella avvenuta in pubblico contro un famoso ricercatore francese, colpevole secondo il professore di aver sbagliato al ribasso di un centimetro la statura di Napoleone.

Genio e sregolatezza: cos’altro aspettarsi del resto da un uomo che racconta di aver conseguito la laurea in storia dopo un solo anno di università serale, e di aver imparato il francese da solo a 15 anni, deciso a vivere una vita degna del suo libro preferito, i “Tre moschettieri”, “spade, cavalli, amore e guerra”, racconta in un video dove è seduto su un trono. Nelle interviste e conferenze si raccontava come il maggior esperto russo di Francia e di bonapartismo, ma nei social russi esistono interi gruppi di studenti e ricercatori dedicati alle grezze del cavaliere della Legione d’onore, con pagine e pagine che mostrano bibliografie farlocche e interi brani copiati da altri studi, e mettono in discussione il culto quasi da tifoso di Napoleone. Potrebbe essere soltanto gelosia accademica: il docente bonapartista era, a detta di tutti, un raccontatore erudito e brillante, che sapeva rendere la sua materia con una bravura quasi teatrale, incantando anche platee molto più pop dell’aula universitaria. Il curriculum di Sokolov però conferma i dubbi: a 63 anni non ha nemmeno conseguito un dottorato, e ha confessato in pubblico di avere bisogno di un aiuto “politico” per ottenerlo, mancando del numero necessario di pubblicazioni.

Secondo informazioni diffuse da un sito internet di Pietroburgo, il professore aveva organizzato la visita alla duma di Marine Le Pen e, aveva portato in Crimena appena annessa da Putin una delegazione di deputati del Front National

La politica, secondo molti, è la spiegazione dell’impunità di questo millantatore dai comportamenti molto poco cavallereschi, che corteggiava le studentesse ed esibiva senza remore la relazione con la sua dottoranda 24enne Anastasia Eschenko, che ai balli in maschera organizzati da Sokolov si vestiva da Giuseppina Bonaparte, mentre sui social difendeva il suo Pigmalione con il nome di battaglia Isabel, il ruolo della vivandiera che interpretava nelle ricostruzioni storiche. Più Barbablù che Sire, il professore aveva però amicizie altolocate, dal cognato dell’ex sindaco di Mosca, un miliardario patito di collezionismo bonapartista, all’ex presidente della Commissione elettorale Churov, simbolo dei brogli nelle urne nel 2011. Era membro del consiglio scientifico della Società russa di storia militare, un potente club di nazionalisti guidato dal ministro della Cultura Vladimir Medinsky, uno dei più agguerriti propagandisti putiniani. All’estero, l’unica istituzione accademica che contava Sokolov tra i suoi ranghi – salvo espellerlo dopo l’omicidio – era l’Issep, il think tank guidato da Marion Maréchal, la nipote di Jean-Marie Le Pen. Secondo il sito pietroburghese Fontanka.ru, il professore aveva anche organizzato la visita alla Duma di sua zia, Marine Le Pen, e aveva portato nella Crimea appena annessa da Putin una delegazione di deputati del Front National.

Contatti che forse spiegano perché i media ufficiali sono abbastanza recalcitranti a raccontare le prodezze del docente-squartatore, perché la sua difesa sta sperando in una condanna a tre anni per omicidio in stato d’ira e perché sui social girano troll che decantano i meriti di Sokolov e declassano il suo orribile crimine a “chiunque almeno una volta ha desiderato di ammazzare la propria donna”. Il professore era chiaramente un uomo gravemente squilibrato, probabilmente da decenni, e questo non dipende dalle sue amicizie sovraniste nella politica. Dalla quale dipende invece l’averlo reclutato, promosso e difeso. In un Paese che fa della propria storia un terreno di battaglia politica, e del passato – manipolato al pari di una fake news – lo sfogo per le sue frustrazioni e il pretesto per le sue ambizioni presenti e future, uno che si crede Napoleone invece di finire in un manicomio entra all’università.

Il ministro Medinsky (un altro con problemi di tesi di dottorato sospette) proclama pubblicamente la necessità della falsificazione della storia allo scopo di dare al popolo modelli da imitare. Vladimir Putin rivendica la Crimea con cronache (abbastanza incerte) su battesimi dei principi di Kiev del X secolo. E la comunità delle ricostruzioni in costume, da un innocente hobby di romantici in cerca di evasioni diventa l’avanguardia di una battaglia politica: Igor Strelkov-Ghirkin, l’ufficiale di non si capisce bene quali servizi russi e guardia del corpo dell’”oligarca ortodosso” Konstantin Malofeev, che con il suo raid nel Donbass ha di fatto acceso la miccia della guerra con l’Ucraina, era un fan della ricostruzione storica, sugli stessi “campi di battaglia” dello Squartatore di Pietroburgo. La storia può essere un gioco pericoloso.

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