Dicono che erano sardine prima delle sardine. Con Greta, quando Greta non andava ancora all’asilo. Avanti, quando gli altri guardavano indietro. Eppure, sebbene sia grande la confusione sotto il cielo della politica italiana, la situazione del Movimento 5 stelle non è affatto eccellente: sempre più in calo nei sondaggi, sempre più divisi al loro interno, sempre più terrorizzati dall’idea che si sono fatti di loro gli elettori che li hanno visti all’opera al governo. C’è chi rimpiange i tempi in cui le piazze italiane si riempivano di grillini che urlavano contro la casta. C’è chi è convinto che basti ancora pochissimo – un gesto, una parola d’ordine, un po’ di coraggio – per rimettersi in connessione con lo spirito del tempo e riprendere a veleggiare come ai vecchi tempi. C’è chi non vuole più sentirne parlare ed è saltato direttamente dall’altra parte della barricata, dritto dritto nella Lega di Salvini.
Poi, c’è Marco Travaglio.
Il direttore del Fatto Quotidiano, il giornalista più ascoltato nel mondo di Grillo e compagni, da settimane scrive che quello che sta succedendo è assurdo. «Nessuna forza politica – ha scritto ieri nel suo editoriale – ha la fortuna di aver anticipato di dieci anni (Grillo di trenta) i ragazzi di Greta e il boom dei verdi in tutt’Europa». Così come, dopo la prima manifestazione delle sardine a Bologna, vide all’opera lo «stesso spirito spontaneo, apartitico e scanzonato ma non per questo meno ‘politico’, dei Girotondi del 2002. E poi dei V-Day di Grillo e Casaleggio nel 2007-2008, il primo proprio in piazza Maggiore». Inspiegabile sarebbe dunque il motivo per il quale, dopo aver a lungo profetizzato, il Movimento 5 stelle non sia capace di raccogliere i frutti del proprio vaticinio. E proprio adesso che nel mondo si afferma il movimento dei giovani ambientalisti e, in Italia, in migliaia scendono in piazza per reclamare un altro modo di fare politica, il Movimento 5 stelle rischia se non di estinguersi, quantomeno di ridurre notevolmente la sua forza.
L’ambiente è una stella nel simbolo dei grillini, ma l’ambientalismo non è mai stato il cuore del Movimento, il loro core business
Eppure, un motivo c’è.
Per anni, l’Italia ha confuso Beppe Grillo con Alexander Langer, il fondatore dei verdi italiani, l’uomo che invocava una conversione ecologica del pianeta e si poneva il problema della protezione della terra in termini quasi religiosi, addirittura paragonando lo sforzo dell’ambientalismo alla traversata di San Cristoforo, al quale dedicò una lettera stupenda. A Bologna, nel V-day del 2007, Beppe Grillo non era per niente animato da uno spirito così sacro. Semmai, il suo era sacrilego. Aveva voglia di mandare a fare in culo chiunque avesse fatto politica nei partiti della prima e della seconda repubblica. Invocava la piazza pulita. La punizione dei colpevoli. L’intervento salvifico della magistratura. La liberazione per via del vaffa .
L’ambiente è una stella nel simbolo dei grillini, ma l’ambientalismo non è mai stato il cuore del Movimento, il loro core business. Gli storici che scriveranno la sua storia, probabilmente, constateranno che la questione ecologica è stata sì e no una decorazione dell’impeto anti-politico. Tanto è vero che i provvedimenti simbolo del Movimento 5 stelle, sia quando era all’opposizione, sia dopo, quando è andato al governo, sono stati il taglio dei parlamentari, una legge contro la corruzione, il reddito di cittadinanza. Mai il Movimento 5 stelle è sceso in piazza a urlare la necessità di approvare delle norme che salvaguardassero il pianeta.
Così, oggi che il tema ambientale viene posto con tale forza dal movimento Fridays for Future e le sardine reclamano una classe dirigente non populista (richiesta assai diversa dalla furia anti istituzionale dei primi grillini), il Movimento 5 stelle rimane esterrefatto ai bordi delle piazze a osservare quello che succede, senza sapere cosa può fare esattamente. Tagliato fuori. L’ipotesi della conversione sardino-ecologica può essere un’illusione a cui aggrapparsi in un momento delicato. Forse – chissà – può essere anche un’idea suggestiva. A patto, però, di non presentarla come un ritorno alle origini.