Si giocaNomi e strategie del centrosinistra per non lasciare le Regioni alla destra (incredibile, ce la può fare)

La Furlan in Liguria, Costa in Campania, Giani in Toscana, nonostante quel che si dice in giro le amministrative sono pienamente contendibili per il Pd e i suoi alleati

L’annunciato calvario delle elezioni regionali – Emilia Romagna e Calabria il 26 gennaio, Toscana, Veneto, Marche, Liguria, Campania e Puglia nella tarda primavera – per il centrosinistra potrebbe diventare un normalissimo viottolo pianeggiante. Nel senso che, contrariamente a tutte le previsioni fino a poche settimane fa, sono tutte regioni (tranne il Veneto di Re Zaia) pienamente contendibili.

Che qualcosa sia cambiato in Emilia e forse anche in Calabria lo hanno scritto in tanti. Su Linkiesta ieri Flavia Perina ha riassunto il clima di questi ultimi giorni, ponendo giustamente la domanda di cosa succederebbe se Salvini “partito per menare” alla fine dovesse essere “menato” lui: ed è chiaro che tutta la narrazione post-4 marzo dovrebbe essere riformulata.

Quello che vogliamo dire cioè è che un copione già scritto dopo il rovinoso risultato del centrosinistra e del Pd alle ultime elezioni politiche verosimilmente è da cancellare e riscrivere. La partita si è almeno in parte riaperta. Se non è solo illusione ottica, quello dei movimenti di massa tornati in voga è un fatto civile (e politico?) che sembra fare da spartiacque fra due fasi diverse. La domanda è se tutto questo avrà una qualche ripercussione nelle prossime tornate elettorali, oltre il doppio appuntamento di fine gennaio.

Ora, escludendo il Veneto, dove la partita è chiusa in partenza, il centrosinistra si sta predisponendo ad una situazione possibilmente competitiva nelle altre regioni. In Campania, attualmente governata da Vincenzo De Luca con tutte le luci e tutte le ombre di questi lunghi anni della sua guida, si avverte la necessità di un rinnovamento. E mentre la destra è divisa fra varie ipotesi (Caldoro, Carfagna, Nappi e – udite udite – Clemente Mastella), dall’altra parte si sta stringendo sul nome di Sergio Costa, attuale ministro dell’ambiente, benvisto sia dal Pd che dal M5s e soprattutto dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Ovviamente servirebbe il beneplacito di De Luca che secondo alcune voci sarebbe disponibile.

Escludendo il Veneto, dove la partita è chiusa in partenza, il centrosinistra si sta predisponendo ad una situazione possibilmente competitiva nelle altre regioni

Più avanzata la situazione in Toscana, dove il centrosinistra ha trovato un punto di unità nella persona del dem Eugenio Giani, presidente del consiglio regionale, un nome sul quale i renziani, che chiaramente qui contano non poco, si sono detti d’accordo. Storce invece un po’ il naso la parte sinistra della coalizione, ma proprio in queste ore l’accordo dovrebbe essere formalizzato. Elettoralmente in Toscana il centrosinistra è ancora molto forte, difficilmente la supersalviniana Susanna Ceccardi, europarlamentare, potrà spuntarla. Se effettivamente sarà lei la candidata della destra (il ruolo è ambito anche da Fratelli d’Italia).

Altro nome forte del centrosinistra che circola è quello della leader della Cisl Annamaria Furlan per sfidare Giovanni Toti in Liguria. La Furlan, genovese, sarebbe un’ottima carta in grado di parlare a quel mondo del lavoro genovese e ligure che in questo periodo è costretto ad affrontare una serie impressionante di crisi industriali (Ilva compresa). Ammesso che la candidatura della segretaria cislina si concretizzi resterebbe da vedere la reazione dei Cinque Stelle, sempre sospesi fra l’ansia dei locali di correre e la posizione ondivaga del “Capo politico” Di Maio. Ma è chiaro che dinanzi a una competizione fra due nomi forti – “nazionali” – come Toti e Furlan sarebbe molto difficile voltare la testa da un’altra parte.
La situazione è ancora molto fluida nelle Marche, dove l’attuale governatore Luca Ceriscioli (Pd) punta alla rielezione ma deve scontare molte critiche al suo operato di questi anni specie in tema di ricostruzione. Qui il rapporto fra Pd e M5s non pare funzionare. Lo stesso Ceriscioli recentemente ha detto che «con i Cinque Stelle c’è un grandissimo rispetto per una strada che possiamo fare, ma il rapporto con loro è ancora complesso. Non si possono fare fughe in avanti come accaduto in Umbria, dobbiamo dire no a cose improvvisate senza senso». Difficile insomma che ci sarà una “foto di Ancona”.

Caos totale in Puglia, a destra e a sinistra. La vicenda dell’Ilva è ovviamente destinata ad essere centrale, ma è proprio su questa questione che Emiliano è contestato da ampi settori del centrosinistra

Caos totale in Puglia, a destra e a sinistra. Certo è che Michele Emiliano punta alla rielezione, così come altrettanto certo è che il suo nome è quanto di più divisivo si possa immaginare. La vicenda dell’Ilva è ovviamente destinata ad essere centrale, ma è proprio su questa questione che Emiliano è contestato da ampi settori del centrosinistra. Tutto da decidere nel centrodestra, che secondo i sondaggi potrebbe essere al momento in vantaggio, con Fratelli d’Italia che vorrebbe scegliere il candidato (di nuovo in campo Raffaele Fitto?) ma c’è da convincere una Lega in crescita anche in Puglia. C’è poi il Movimento 5 Stelle che alle ultime politiche in Regione ha fatto il pieno di voti e parlamentari: quasi impossibile a riguardo una candidatura dell’ex ministro Barbara Lezzi, visto che il regolamento pentastellato non permetterebbe questa soluzione.

In definitiva, se Matteo Salvini pensava di fare strike vincendo ovunque in carrozza, sulla scorta del trionfo umbro, è molto probabile che dovrà fare i conti con una realtà più complicata. L’Italia non ce l’avrà in mano. Forse.