L’Avv. Prof. PresdelCons. Giuseppe Conte non esiste, è un tratto bianco su sfondo bianco, un non-essere dell’essere, un’alterità del ciò che è. Per dirla senza filosofia, ma al modo dei suoi associati, Conte è uno zero-vale-zero. A meno, ovviamente, di non credere alla favola secondo cui “Giuseppi” è un leader “fortissimi”, come la squadra di Checco Zalone per l’occasione guidata dall’amico di Donald Trump nonché gran ospite di Vladimir Putin. Piacerebbe anche a me intravedere nella sua figura e nella sua opera precedenti politici importanti, immaginare un futuro bellissimo, pensare che in fondo il premier non è malaccio.
Purtroppo Conte non è né il nuovo Aldo Moro né il nuovo Giulio Andreotti né un punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste. Conte è la caricatura dell’uomo delle istituzioni che ne farebbe Zalone, se non fosse già surreale di suo senza bisogno della mediazione satirica. Come nella favola di Hans Christian Andersen, serve un bambino che denunci a voce alta l’impostura: Conte è il segnaposto scelto dalla Casaleggio Associati per fare da vice ai due ex vice, il navigator dei porti chiusi, dei soldi sprecati a pioggia, della decrescita felice, della gogna perpetua, della via della seta cinese, delle escursioni russe, è il facilitatore del passaggio da un governo trucidamente democratico a uno democraticamente trucido.
Conte non tace ma non dice, non fa e non disfa, si barcamena nella non-maggioranza di governo, nulla nel nulla, con un’abilità che ricorda le gesta del suo handler Rocco Casalino quando nel primo Grande Fratello metteva tutti contro tutti per evitare la nomination e di essere eliminato. Rispetto al Conte primo, certo, almeno il Conte secondo non ha preso al volo l’alta velocità per farci correre dritti verso il default, ma più che demerito o merito suo è demerito o merito di Salvini e di chi è riuscito finora a tenerlo lontano dal governo. Conte si è prestato, si presta, si presterà. Sempre a suo discarico c’è da aggiungere che, Francia e Germania a parte, gli altri grandi paesi occidentali non se la passano meglio di noi, ma almeno lì la faccia è quella del protagonista, non della controfigura.
Il New York Times ha raccontato che in questi tempi bui dove i governi veri, a cominciare da quello residente alla Casa Bianca, sono grotteschi come nella serie tv Veep o criminali come in House of Cards o Scandal, molti americani sia progressisti sia conservatori si consolano a rivedere con nostalgia la serie tv politica per eccellenza, The West Wing, iniziata alla fine del secondo mandato di Bill Clinton e continuata negli anni di George W. Bush. Trascorrere alcune ore a riguardare un gruppo di persone competenti, sveglie e motivate, osservarle mentre si divertono a fare seriamente politica alta e nobile ovviamente è una fantasia, un liberal porn, una proiezione di un mondo perduto dove i politici di sinistra e di destra hanno incredibilmente a cuore il paese e si battono per far progredire la società e per conservare il meglio di ciò che l’ha resa grande.
È fiction, ma almeno è fiction di qualità rispetto a quella intorno all’Avv. Prof. PresdelCons. Giuseppe Conte.