Impeachment: il giorno dopo
Il giorno dopo la messa in stato d’accusa di Donald Trump – terzo presidente nella storia Usa – è scontro tra repubblicani e democratici su come procedere. Da copione e secondo quanto prevede la Costituzione una volta votati i due articoli – abuso di potere e ostruzione al Congresso – dovrebbero passare in Senato per il processo vero e proprio. In una conferenza stampa tenuta giovedì mattina, la Speaker della Camera ha però ribadito che senza le garanzie di un processo vero, lei non ha intenzione di far avanzare la procedura. A riprova, nel pomeriggio di giovedì è arrivata la notizia che la Camera non si riunirà per votae fino al sette gennaio. Pelosi in questi giorni non procederà quindi alla nomina dei managers, ovvero coloro i quali hanno la funzione pubblico ministero durante il processo in Senato.
Le parole di Mitch McConnell in Senato
Mitch McConnell leader dei repubblicani in Senato, parlando dall’aula, giovedì mattina ha detto che i democratici hanno condotto l’indagine di impeachment “più affrettata, meno accurata e più ingiusta nella storia moderna” e che adesso Pelosi è “troppo spaventata per trasmettere il suo prodotto scadente al Senato”. Ha poi aggiunto: “Momenti come questo sono il motivo per cui esiste il Senato degli Stati Uniti. Il momento che i Padri Fondatori temevano è arrivato: una fazione politica nella camera bassa ha ceduto alla rabbia partigiana”. Il leader della minoranza, il democratico Charles Schumer lo ha accusato di voler imbastire un processo farsa in fretta e furia in Senato al solo scopo di prosciogliere Trump. Schumer ha però fatto notare che se il Presidente si sente tanto forte, come mai nessuno dei suoi è disposto a venire a difenderlo sotto giuramento? “Se il caso della Camera è così debole, perché il leader McConnell ha così paura dei testimoni e dei documenti?”, ha detto riferendosi al fatto che i repubblicani non vogliono che figure importanti come il chief of staff Mulvaney o l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Bolton vadano a testimoniare. Anche al repubblicano Lindsey Graham l’idea che i democratici possano ritardare l’invio degli articoli non piace: “Se la Camera si rifiutasse di inviare al Senato gli articoli di impeachment per il processo sarebbe una violazione della Costituzione, un atto di codardia politica e fondamentalmente ingiusto per il Presidente. Non consentire al Senato di agire diventa estorsione costituzionale e crea caos”.
Secondo il Washington Post sull’Ucraina Trump è imboccato direttamente Putin
Il Washington Post, sulla base di interviste con 15 funzionari della Casa Bianca, racconta che la fissazione di Trump sul fatto che sia stata l’Ucraina, e non la Russia, a interferire sulle elezioni del 2016 venga direttamente da Vladimir Putin. Questa convinzione si sarebbe fatta ancora più forte dopo un incontro privato con Putin avvenuto durante il Summit dei 20 del luglio 2017 ad Amburgo, in Germania. Un ex funzionario dice al WaPo che è stato Trump stesso ad affermare che era sicuro che la colpa dell’interferenza fosse dell’Ucraina perché “me l’ha detto Putin”.
La prima giornata di Trump dopo l’impeachment
La prima giornata di Trump da presidente incriminato è iniziata con una serie di tweet contro i democratici: “Ho ottenuto l’impeachment senza neanche un voto repubblicano. I democratici continuano nella più grande caccia alle streghe nella storia americana. Ora il partito del non fare niente non vuole fare nulla con gli articoli e non vuole consegnarli al Senato, ma è una decisione che tocca al Senato!” Nel pomeriggio, davanti ai giornalisti, Trump ha detto che non gli sembra di essere stato messo sotto accusa perché “è una bufala, è una configurazione, è una cosa terribile che hanno fatto”. Più tardi Trump ha accolto nello Studio Ovale Jeff Van Drew, il rappresentante del congresso che ha votato no al suo impeachment e che dal partito democratico è passato ai repubblicani.
Christianity Today vuole Trump rimosso dall’incarico e lo definisce un essere umano moralmente perso
A sorpresa la rivista evangelica Christianity Today fondata dal defunto evangelista il reverendo Billy Graham ha pubblicato un editoriale chiedendo la rimozione di Trump. La rivista in passato è stata critica nei confronti del Presidente, ma non si era mai schierata in modo così netto contro di lui. “Il presidente degli Stati Uniti ha tentato di usare il suo potere politico per costringere un leader straniero a screditare uno dei suoi oppositori politici. Questa non è solo una violazione della Costituzione: è anche profondamente immorale. La ragione per cui molti non sono scioccati da questo è che questo presidente ha smorzato l’idea della moralità nella sua amministrazione. Ha assunto e licenziato un numero di persone che ora sono condannate per atti criminali. Lui stesso ha ammesso azioni immorali negli affari e nel suo rapporto con le donne, di cui rimane orgoglioso. Il suo Twitter feed da solo – con la sua serie abituale di maltrattamenti, menzogne e calunnie – è un esempio quasi perfetto di un essere umano che è moralmente perso e confuso”.
Il sesto dibattito tra i candidati democratici
Giovedì sera è andato in onda il sesto dibattito tra i candidati democratici alle primarie. Sul palco del La Jolla Marymount College di Los Angeles sono saliti in sette: Joe Biden, Bernie Sanders, Elizabeth Warren, Pete Buttigieg, Amy Klobuchar, Andrew Yang e Tom Steyer. Tutti i candidati si sono dichiarati favorevoli al voto sull’impeachment. L’unico che si è dimostrato scettico è stato Andrew Yang che ha parlato di una ossessione nei confronti di Trump: «Quello che dobbiamo fare è smettere di essere ossessionati dall’impeachment, che sfortunatamente interessa molti americani come una partita di baseball di cui sai già quale sarà il punteggio e iniziare effettivamente a scavare e risolvere i problemi che hanno fatto eleggere Donald Trump in primo luogo. Più agiamo come se Donald Trump fosse la causa di tutti i nostri problemi, più gli americani perderanno la fiducia che possiamo risolvere i loro problemi».