Il tema dell’economia circolare non è mai stato cosí attuale in Italia come nel resto d’Europa. Soprattutto dopo l’entrata in vigore lo scorso luglio delle quattro direttive europee che ciascun Stato membro dovrà poi recepire entro due anni. Con esse l’Unione si pone l’obiettivo di ridurre al minimo l’uso delle discariche, chiedendo ai Paesi di aumentare la percentuale di raccolta differenziata e quella dei materiali da avviare al riciclo.
Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e l’unione delle imprese leader nel settore dell’economia circolare intitolato L’Italia del riciclo 2019 dal 2006 al 2016 in Italia la percentuale di rifiuti prodotta è aumentata del sei per cento, ma quella del riciclo ha conosciuto un balzo importante, passando da 76 a 108 milioni di tonnellate di materiali riciclati.
Se si considerano nell’insieme le diverse filiere – vetro, plastica, carta e cartone, alluminio – il riciclo degli imballaggi nel nostro Paese è passato dal 55 per cento al 67 per cento. Una percentuale questa in linea con gli obiettivi europei del 65 per cento entro il 2025 e del 70 per cento nel 2030.
Nel riciclo degli imballaggi in carta, cartone e vetro l’Italia è riuscita a raggiungere prima i target stabiliti dalla Unione europea. L’anello debole resta quello della plastica, fermo al 45 per cento, a fronte di un obiettivo europeo del 50 per cento entro il 2025 e del 55 per cento nel 2030. Margine ce n’è ancora. Ma bisogna fare in fretta.
Grazie a tecniche innovative e a una filiera corta l’azienda recupera e ricicla il plasmix, imballaggi in plastica che non sono né bottiglie né flaconi
Diego Barsotti, responsabile della comunicazione della Revet Spa, azienda leader nella gestione integrata del ciclo dei rifiuti, spiega come il riciclo dei materiali sia un tassello essenziale dell’economia circolare. «Revet Spa che raccoglie, seleziona e prepara per il riciclo cinque materiali recuperati dalle raccolte differenziate della Regione Toscana – plastica, vetro, alluminio, acciaio e tetra pack – copre circa 180mila tonnellate all’anno di rifiuti e serve l’80 per cento della popolazione toscana». «La peculiarità dell’azienda sta nell’avere investito negli anni in ricerca e sviluppo, puntando su un ramo dedicato al recupero e al riciclo della componente poliolefinica estratta dai plasmix, imballaggi di plastica che non sono né bottiglie né flaconi», afferma.
Grazie a tecniche innovative e a una «filiera corta», di questa componente, che normalmente viene utilizzata direttamente per il recupero energetico, l’azienda ne sfrutta una parte – polimeri compatibili fra loro, polipropilene e propilene – che viene poi riciclata e trasformata in semilavorati: i ‘profili’ che servono a realizzare arredi urbani – panchine, staccionate, pavimentazioni – e i ‘granuli’, venduti agli stampatori di oggetti in plastica. «Stiamo continuando a investire per creare granuli sempre piú performanti, abbiamo iniziato con i seggiolini degli stadi, il primo è quello di Pontedera nella provincia di Pisa».
Ma la Revet Spa ha raggiunto l’eccellenza anche e, soprattutto, con il riciclo del vetro, «sono due anni che in uno dei nostri stabilimenti nella provincia di Firenze vengono preparati i ‘rottami’ pronti al forno riciclati a chilometro zero, in una vetreria che dista solo 350 metri», afferma Barsotti. C’é poi il recupero della fibra di cellulosa, molto pregiata, estratta dal tetra pack da cui si ricavano prodotti per la casa e la persona. «Siamo gli unici in Europa a farlo assieme ai francesi».
Sebbene l’economia circolare parta dalla raccolta differenziata un’altra tappa fondamentale, oltre a quella del riciclo dei materiali, è l’immissione dei prodotti riciclati sul mercato
Sebbene l’economia circolare parta dalla raccolta differenziata, che sottolinea Barsotti «in Toscana è in linea con la media nazionale, seppur sotto quella di altre Regioni come l’Emilia e il Veneto», un’altra tappa fondamentale, oltre a quella del riciclo dei materiali, è l’immissione dei prodotti riciclati sul mercato. «Fase che permetterebbe davvero di chiudere il cerchio». «E se molto spesso le persone credono che la raccolta differenziata non serva a nulla è perché non si vedono tanti di questi prodotti».
Non solo, parlando dei ‘profili’ Barsotti denuncia come il mercato di riferimento, quello pubblico, sia lento. Le pubbliche amministrazioni avrebbero per legge l’obbligo di fare acquisti verdi, ma non sono previsti né controlli né sanzioni. E la domanda resta marginale. Secondo Barsotti è un’altra ragione per cui i prodotti riciclati non hanno ancora un certo appeal. Un comportamento diverso da parte delle pubbliche amministrazioni aiuterebbe a sensibilizzare i cittadini sull’importanza della differenziata e del riciclo.
Per questo guardare solo alla percentuale di rifiuti differenziati non basta, colpa della miopia della politica e degli amministratori locali: «È come se ci fermassimo a guardare il primo quarto d’ora di una partita di calcio e prendessimo per buono il risultato di quei quindici minuti, ignorando tutto ciò che accade dopo. Semplicemente una follia».