«Hanno vinto i cittadini e ha perso la sindaca, che ha tentato in tutti i modi di sabotare un referendum scomodo e di manomettere il sistema democratico». Il giorno dopo la sentenza del Tar del Lazio che ha accolto il ricorso presentato dagli organizzatori del referendum Atac a Roma, stabilendo che il quorum non era valido, i Radicali – principali promotori della consultazione nel 2018 – si sono riuniti in Piazza del Campidoglio. «La sentenza del Tar impone alla sindaca Virginia Raggi di proclamare la vittoria del sì», spiega il deputato di Più Europa Riccardo Magi, che ora chiede all’assemblea capitolina di calendarizzare subito la discussione sulla liberalizzazione dei trasporti pubblici romani e «seguire la linea indicata dai cittadini».
La consultazione, che si tenne nel novembre del 2018, chiedeva che l’appalto per la gestione del trasporto locale fosse messo a gara, superando l’affidamento diretto alla municipalizzata Atac. Al referendum votò solo il 16,4 per cento degli aventi diritto (circa 400mila persone), con una netta prevalenza dei sì, ma non si raggiunse il quorum del 33% previsto dallo Statuto del Comune per il referndum consultivo. Essendo un referendum consultivo, il comune non era vincolato ad accoglierne il risultato. Ma a urne chiuse, gli organizzatori contestarono subito la legittimità del quorum, che era stato abolito dal Comune di Roma proprio il 30 gennaio 2018, lo stesso giorno in cui era stata emessa l’ordinanza per indire il referendum. Ecco perché ora il Tar ha accolto il ricorso, ribaltando quel «fallimento» della consultazione proclamato in tutta fretta da Virginia Raggi, che si era tutt’altro che prodigata per pubblicizzare il referendum.
«Questo risultato è un attacco alla credibilità della Raggi, che ha fatto carte false per far fallire la partecipazione dei cittadini», continua Magi. «I votanti al referendum furono circa 400mila. Tanti quanti i voti presi dalla sindaca al primo turno delle elezioni comunali. Non può non tenerne conto».
Questo risultato è un attacco alla credibilità della Raggi, che ha fatto carte false per far fallire la partecipazione dei cittadini
Con Magi, in Piazza del Campidoglio c’erano anche Francesco Mingiardi, segretario di Radicali Roma e Alessandro Capriccioli, consigliere regionale del Lazio +Europa Radicali. «La sindaca ha omesso la proclamazione dei risultati, nascondendoli tra le pagine di Internet, senza neanche la pubblicazione sull’albo pretorio. Tutto questo per nascondere la vittoria schiacciante del sì», denuncia Mingiardi. Il Tar, nella sentenza, stabilisce ora anche l’obbligo della proclamazione dei risultati, riattivando – spiegano i Radicali – la fase finale del processo referendario. «Hanno vinto cittadini che hanno chiesto di cambiare il sistema affidamento del trasporto pubblico», ribadisce Mingiardi.
Ma dalla giunta Raggi fanno già sapere che «non cambierà nulla». Pietro Calabrese, alla guida dell’assessorato alla Mobilità del Campidoglio, commenta su Facebook: «La nostra volontà politica è sempre stata quella di rilanciare Atac e mantenerla saldamente in mano pubblica. Continuiamo a esserlo anche dopo la decisione del Tar Lazio». «Noi chi?», chiede Capriccioli. «Il referendum è una iniziativa dei cittadini che hanno firmato per averlo, non è più solo un’iniziativa dei Radicali. La risposta arrivata dalla giunta mostra lo spregio istituzionale che questa amministrazione incarna, non rappresentando ormai più i cittadini romani».
Nei giorni successivi al referendum Raggi dichiarò anche che il «fallimento» della consultazione avrebbe segnato lo «sprint finale per rilanciare Atac», ricorda Magi. Ma «oggi dati dicono che lo sprint non c’è mai stato, gli obiettivi sono stati tutti mancati e Atac è ancora un’emergenza di questa città. Per noi ora parte la mobilitazione volta a far sì che il prima possibile arrivi in consiglio comunale il sì dei cittadini».