“Togli, Dio, ch’a te le squadro!”, grida il ladro sacrilego e brigante pistoiese Vanni Fucci al Padre Eterno al terzo verso, nel Canto XXV dell’Inferno della Divina Commedia. “Le mani alzò con ambedue le fiche”, aveva annunciato Dante nel verso precedente. Parliamo dello stesso gesto del dito medio alzato che il fondatore e allora leader della Lega mostrò all’Inno di Mameli? Sfidando quell’articolo 292 del Codice Penale secondo cui il vilipendio alla bandiera o a altro simbolo nazionale dovrebbe essere punito con la reclusione da uno a tre anni. Di quello stesso gesto del dito medio alzato che varie foto indicano Salvini a fare in pubblico in almeno quattro differenti occasioni? Non più all’Inno di Mameli, di cui si è anzi improvvisato Dj al Papeete; ma comunque come icastico strumento di polemica e comunicazione politica. È quello stesso dito medio alzato che la 19enne Erika Labbe ha mostrato in aereo accanto a Salvini addormentato, scatenando un putiferio? Lei ha spiegato che non gli importa niente della politica e che il gesto era agli amici per vantarsi di viaggiare assieme a un vip: il che può suscitare evidentemente più di un dubbio. Selvaggia Lucarelli, non sospettabile di simpatie salviniane, ha ammesso che la cosa potrebbe configurare “illecito civile”, visto che Salvini dormiva e non era consenziente. Sembra comunque meno grave del vilipendio all’inno nazionale, anche se la ragazzina evidentemente non ha l’usbergo dell’immunità parlamentare.
Salvini ha pure detto che se fosse stato la madre di Erika le avrebbe dato due schiaffi: invito indiretto ma quanto mai autolesionistico a farsene dare otto, appunto per le quattro foto circolate mentre lo faceva lui? Nicola Porro ha chiosato la polemica come “ipocrisia dei benpensanti”: “cosa vuoi che sia fare il gesto del dito medio… se di mezzo c’è Salvini”? Sembra di capire che il senso non sia “quando li fa Salvini”, ma “quando Salvini li subisce”. Comunque, lo stesso gesto è stato subito dopo ripetuto da Bossi al congresso della Lega. Finirà di questo passo sul simbolo elettorale al posto dello spadone di Alberto da Giussano?
Ma eravamo partiti da una prima domanda, prima di aggiungervene tutte queste altre. È sempre lo stesso gesto di Vanni Fucci? Sì, farebbe pensare quel vocabolo “higa” in cui lo spagnolo traduce quello che in italiano è chiamato “gesto del dito medio”, o “dito della parolaccia” dai bambini; in inglese “the finger”; in francese “doigt d’honneur”, in evidentemente collegamento a quel “bras d’honneur” che sarebbe poi il nostro “gesto dell’ombrello”. Immortale nell’uso che ne fa Alberto Sordi all’indirizzo dei “lavoratori”, nei Vitelloni di Federico Fellini: come a dire che Dante non fu il solo grande intellettuale cultore di questo tipo di gestualità. Però la tradizione, anche nelle note alle Divine Commedie scolastiche, spiega che le “fiche” erano piuttosto fatte inserendo tra l’indice e il medio, il pollice, con le altre dita della stessa mano chiuse a pugno.
Variazioni sul tema, in realtà. Le “fiche” dantesche sono state ritrovate già in amuleti di epoca etrusca, ma anche Aristofane sembra alludere al gesto del medio in varie sue commedie, e il filosofo cinico Diogene dalla botte che usava come casa lo avrebbe mostrato a uno straniero che gli aveva chiesto una indicazione su come poter conoscere Demostene. “Presentaglielo da parte mia a quel demagogo”, potrebbe essere una traduzione moderna di quel che disse. Pollice o medio, comunque il senso era quello di una simbologia fallica: virilità del “portatore”, e minaccia di utilizzarla ai danni dell’”indirizzato”. Che nel caso di Vanni Fucci essendo appunto Dio punì il bestemmiatore altro che con due schiaffi! Con due serpenti, che lo legarono mani e gola e lo fecero rotolare per terra: come punizione per la sua empietà e per la sua superbia.
Tra i Romani si trova sia l’amuleto con le fiche, sia il riferimento al “digitus impudicus”. Quest’ultimo secondo Isidoro di Siviglia si usava come “ammonimento nei confronti di un’azione vergognosa”, mentre Giovenale lo rivolgeva alla “minacciosa Fortuna”. Sembra dunque di capire che l’uno sia di origine etrusca e l’altro greca, e che l’Impero Romano li abbia diffusi entrambi. Ma gli inglesi con quello stesso spirito per cui insistono a guidare a sinistra e hanno scelto la Brexit insistono che il “dito” lo avrebbero invece inventato loro durante la Guerra dei Cent’Anni. Arma risolutiva erano infatti gli arcieri, per cui i francesi si sarebbero messi a tagliare indice e medio a quelli catturati, per impedire loro di poter più scoccare frecce. Al che gli arcieri ancora in efficienza in segno di sfida si sarebbero messi a mostrare il dito efficiente in battaglia, prima di usarlo. Ma sembra che in realtà quel gesto implicasse piuttosto un medio e indice a V col dorso della mano rivolto all’offeso: antenato di quella V di Victory creato da Churchill semplicemente rovesciando la mano.
Chisssà… Quel che è certo è che la prima foto di un dito medio alzato in segno di scherma risale al 1886, e a una immagine della squadra di baseball dei Boston Beneaters. Fu in particolare Old Hoss Radbourn, il pitcher, a mostrarlo agli avversari del New York Giants. Gesto tipicamente yankee, lo vediamo effettivamente utilizzare da una quantità di leader nordamericani: Abbie Hoffman alla Convenzione Democratica del 1968; l’allora governatore della California Ronald Reagan, il vicepresidente Nelson Rockefeller e il primo ministro canadese Pierre Elliot Trudeau contro contestatori; George W. Bush a fine del so mandato di governatore del Texas “in senso augurale”… Lo usarono pure i marinai della Pueblo catturati dai nord-coreani nel 1968, per sabotare la foto in cui veniva mostrato che erano trattati bene. “È un gesto augurale hawaiano”, avevano spiegato. Il che dimostra come in Asia all’epoca non si sapesse cosa fosse.
Oggi, in compenso, lo sanno tutti, grazie al cinema. E in Italia c’è la sensazione che si sia diffuso negli anni ’80, appunto per influenza dei fil hollywoodiani. Ma il bello è che negli Usa sostengono invece che “the finger” lo ha portato l’immigrazione italiana! Ricorda un po’ quella polemica per cui i francesi chiamavano la sifilide “male italiano” e gli italiani “mal francese”. O, appunto, tanta gente ora indignata per il dito contro Salvini e assolutamente distratta verso le dita dello stesso Salvini o di Bossi.
Polemiche a parte, è possibile che queste differenti testimonianze configurino un percorso antropologico particolare. Cioè, che il dito sia stato portato negli Usa da italiani. Poi dimenticato in Italia a favore in particolare delle corna, mentre negli Usa diventava una sorta di simbolo nazionale. E da ultimo reimportato.
Insomma, il dito medio: icona della globalizzazione!