Antipopulisti non ancora adultiConsiglio alle sardine, meglio restare innocenti che fare le giovanili della Casaleggio

In tv dalla Bignardi, il bravissimo Mattia Santori si è messo a dare patenti di empatia ai politici e ad esprimere a casaleggismi in sedicesimo. Si ricordi che lui e gli altri scesi in piazza piacciono perché non scimmiottano i politici

Foto da Twitter

Forse è il primo errore comunicativo, prima o poi doveva succedere. Andando spesso (e volentieri?) ai talk show prima o poi qualche buccetta di banana ti fa scivolare, qualche riflettore di troppo ti acceca, qualche applauso t’inebria. E sbagli. Così è capitato al bravissimo Mattia Santori, la “faccia” televisiva delle sardine, carino, intelligente, assennato, politicamente correttissimo. L’anti-bestia salviniana.

Insomma il fatto è questo. Santori va (anche) al talk di Daria Bignardi e a un certo punto mette il piede nelle sabbie mobili della politichetta. Lo fa con sincerità – le sardine sono buone: «A me Renzi piaceva, ero uno di quelli affascinati dalla novità. Dopo anni che mi piaceva sono andato a vederlo alla festa dell’Unità dal vivo, aveva questo dibattito per il referendum… E lì mi è cascato, davanti al senza filtro». Senza filtro? Qualunque cosa voglia dire, il leaderino delle sardine ha proseguito: «Sono cascate un po’ le finzioni: la macchina del marketing commerciale, che ormai purtroppo accompagna la politica, quando la vedi dal vivo, senza filtri, si presenta per quello che è». Secondo il leader delle sardine, Renzi non è «empatico», dato che «c’era proprio un distacco tra la realtà e la persona che stava sul palco, cosa che non dovrebbe mai avvenire».

Ma che è questo «distacco» causato dall’assenza di un «filtro» costituito dalla «macchina del marketing commerciale»? Di’ che non eri d’accordo e morta lì

Ora. Che, a giudizio di Santori, Renzi non sia «empatico» (questa parola orribile di cui ormai si fa uso anche dal barbiere) in fondo non è molto rilevante. Opinioni, gusti. Il problema è però che se il giovane Mattia e i suoi amici cominciano a distribuire pagelle sulla base di uno strano metro – «il distacco tra la realtà e la persona che stava sul palco» – non ci siamo proprio. Ma che è questo «distacco» causato dall’assenza di un «filtro» costituito dalla «macchina del marketing commerciale»? Di’ che non eri d’accordo e morta lì, evitando casaleggismi in sedicesimo, allusioni a Spectre della comunicazione politica, valutazioni pop su una politica pop.

Chiediamoci perché le sardine abbiano tanto consenso fra i giovani e non solo (si sente anche un odore di ceti medi riflessivi). È perché loro tentano di riportare l’iperuranio avvelenato della politica italiana alla misura delle umane speranze: detta brutalmente, piacciono perché rifuggono dal politichese, dai teatrini, dalle pagelle e dai talk show. La comunicazione è essere loro stessi, sono i loro corpi-sardine nelle piazze. Non è quella di attardarsi nei giudizi su questo o quel leader, che è esattamente il modo di fare politica dei politici. Poi, dopo la grande tappa del 14 dicembre a San Giovanni, verrà il momento di crescere e di far capire cosa concretamente vogliono e quindi anche il protagonismo nelle ribalte televisive. Una preghiera e un consiglio: per ora restate innocenti. Altrimenti «la macchina del marketing» che vi fa paura triturerà anche voi prima che diventiate adulti.

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