Guerre in cieloUsa, Cina, India e Francia: è partita la nuova corsa agli armamenti per la conquista dello spazio

Da mesi vengono recuperati (e aggiornati) i programmi spaziali dell’epoca della Guerra Fredda, in soffitta da tempo. Nella nuova gara di forza il numero dei protagonisti è cresciuto e conta anche le nuove potenze asiatiche

jody amiet / AFP

Black Friar of the Flame, in italiano Il guardiano della fiamma, era un racconto del 1942 in cui Isaac Asimov immaginava una battaglia spaziale tra navi terrestri e vegane, nel senso del pianeta e non della dieta: ispirata a Salamina, e con arma segreta risolutiva una specie di sperone. Starship Troopers, in italiano Fanteria dello spazio, è un romanzo del 1959 di Robert Anson Heinlein, poi diventato nel 1997 un famoso film di Paul Verhoeven, in cui invece la guerra nello Spazio veniva condotta con tecniche da marine.

Sono due famosi esempi di Space Opera Militare, come viene definito il genere. Poi nel 1977 inizia la saga di Star Wars, in cui appaiono oltre una quarantina di dispositivi militari differenti: cose da battaglia di navi spaziali, cosa da guerra corazzata e meccanizzata sui pianeti, ma anche le spade laser che rimandano alla cavalleria medioevale. Ma nella realtà la guerra spaziale inizia nel 1957 con il lancio dello Sputnik, che permette per la prima volta un attacco nucleare dallo Spazio. E la Forza Armata Spaziale, ora annunciata il 20 dicembre dal presidente Usa Donald Trump con la firma al National Defence Authorization Act è un’altro passo in quella direzione. Definita da questo bilancio del Pentagono per il 2020 Space Force, non ha ancora né divisa né logo, e i suoi uomini più che marinai dello Spazio, marine o cavalieri Jedi, saranno hacker e ingegneri esperti di tecnologia avanzata e intelligenza artificiale. «Per proteggere gli interessi degli Stati Uniti nello Spazio».

È la sesta Forza Armata Usa: dopo l’Esercito, che nacque il 14 giugno 1775; la Marina, il 13 ottobre 1775; i Marines, il 10 novembre 1775; la Guardia Costiera, il 4 agosto 1790; e l’Aviazione, che fu costituita il 18 settembre del 1947, anche se come branca dell’esercito esisteva già dal 1907. Il Congresso ha garantito per ora 40 milioni di dollari, in un bilancio del Pentagono che supera i 738 miliardi di dollari, e la cifra basterà per poco più di 200 dipendenti. Ma l’obiettivo finale è di arrivare a 16.000. Primo compito: difendere i 31 satelliti del Gps, quel Global Positioning System che è ormai largamente utilizzato anche da civili non statunitensi. Ma i satelliti Usa in orbita sono 870. Come farà la Space Force a opporsi? Questo è appunto un tema ancora top secret: o forse semplicemente non è stato ancora studiato a fondo.

In effetti, come ricordato, fu l’Unione Sovietica, allora, a cominciare. Il volo dello Sputnik del 1957 aveva posto fine all’handicap strategico che la esponeva ai missili e bombardieri provenienti dai territori Nato, mentre gli Stati Uniti erano al sicuro. Space and National security si intitolava l’allarmato documentario che il Pentagono mandò in giro all’inizio degli anni ’60, a riprova della preoccupazione che costrinse Washington a sviluppare a sua volta un programma spaziale. Furono in grado comunque in pochi anni di superare lo svantaggio iniziale, arrivando alla grande vittoria dello sbarco sulla Luna. Dovette però anche cambiare le proprie dottrine strategiche: dallo scenario della rappresaglia massiccia, secondo il quale ogni attacco sovietico sarebbe stato affrontato a colpi di bombardamenti atomici; a quello della risposta flessibile, secondo cui a attacchi di armi convenzionali si sarebbe risposto con armi convenzionali, a armi nucleari tattiche con armi nucleari tattiche, ed a armi nucleari strategiche con armi nucleari strategiche.

In compenso, la crescente importanza dei satelliti, anche come strumenti di osservazione, portò progressivamente a superare le rischiose missioni di aerei e navi spia. Anzi, nella logica dell’equilibrio del terrore quei sorvoli dallo spazio cominciarono a essere accettati come regola del gioco: un mezzo per garantirsi che entrambi i contendenti fossero informati in continuazione sulle mosse del nemico, evitando i colpi di testa.

Solo con Ronald Reagan si tornò a parlare del sistema di difesa strategica popolarmente definito Guerre Stellari: l’idea di poter arrivare a intercettare i vettori nucleari nemici, in modo da tornare a una politica offensiva imperniata sulla rappresaglia massiccia. E infatti nel 1985 fu istituito un apposito United States Space Command, poi confluito con la ristrutturazione del 2002 nello United States Strategic Command. Come è noto, la semplice minaccia fu ancora più efficace dell’arma, costringendo il sistema sovietico a una nuova corsa agli armamenti per la quale non aveva le risorse, e che infatti lo schiantò. Ma dal dissolversi dell’equilibrio bipolare del terrore in capo a alcuni anni è emersa quella nuova rete di Stati e organizzazioni canaglia variamente forniti o interessati alle armi di distruzione di massa, e espressivamente definiti “Asse del Male”. In più, è emersa la nuova sfida cinese, e con Vladimir Putin al potere anche la vecchia Russia è tornata alla carica.

La prima simulazione di guerra spaziale vera e propria nella storia fu il 13 settembre 1985, all’inizio dell’era di Guerre Spaziali: un F-15 Usa abbatté il satellite, anche questo americao, P78-1, ormai guasto. Una prova di forza, rimasta isolata, per mostrare che Reagan faceva sul serio. Ma l’11 gennaio del 2007 furono invece i cinesi a distruggere il proprio satellite meteorologico FY-1C fuori fase, colpendolo con un veicolo killer cinetico lanciato da un missile a combustibile solido. Non solo Stati Uniti, Regno Unito e Giappone protestarono contro il rischio di una «militarizzazione dello spazio», ma anche la Russia. Furono però soltanto gli americani a rispondere anche un terzo test: quello con cui, il 28 febbraio del 2008,distrussero il loro (mal funzionante) satellite spia Usa 193 con un missile M-3 modificato, del costo di nove milioni e mezzo di dollari, lanciato dall’incrociatore Lake Erie al largo delle Hawaii.

Infine, il 27 marzo scorso, nel clima della campagna elettorale anche il primo ministro indiano Narendra Modi andò in tv a annunciare che, dopo il lancio di sonde sulla Luna e su Marte, anche il suo Paese era ormai da considerare «una superpotenza spaziale», per aver distrutto con un missile «un satellite nella parte bassa dell’atmosfera terrestre a una distanza di 300 chilometri».

Insomma, i satelliti che ruotano nel cielo stanno diventando sempre più dei bersagli. Il 18 giugno 2018 Trump annuncia una United States Space Force, e come tappa intermedia, il 29 agosto viene ricostituito all’interno dell’Aviazione quello United States Space Command autonomo che, lo abbiamo già ricordato, era già stato creato il 23 settembre 1985 come risultato del progetto reaganiano di “Guerre Spaziali”, e che all’inizio di ottobre 2002 una Us Air Force gelosissima delle proprie prerogative era infine riuscita a far rimuovere.

Una storia di decisioni e ripensamenti abbastanza simile a quella delle Forze Spaziali Russe: all’inizio forza armata autonoma sovietica dal 10 agosto 1982, poi passata alla nuova Russia il 7 maggio 1992, incorporata nelle Forze Missilistiche Strategiche nel 1997, ricostituita nel giugno 2001, dissolta nel 2011, infine ad agosto 2015 divenuta un ramo delle Forze Aerospaziali Russe, insieme all’Aeronautica Militare Russa. Nel 2010 anche la Francia ha istituito un Commandement de l’espace dipendente direttamente dallo Stato Maggiore, e a sua volta il 13 luglio Emmanuel Macron, in un discorso alla forze armate tenuto alla vigilia della festa nazionale, ha annunciato di voler creare una Armée de l’air et de l’espace per difendere i satelliti. Prima tappa il Commandement interarmées de l’espace istituito l’8 settembre, e che in effetti è la riorganizzazione del precedente Commandement de l’Espace.

Nel gennaio del 2016 è nata anche nell’Esercito Popolare di Liberazione cinese una Forza di Supporto Strategico che si occupa di guerra spaziale, cibernetica, elettronica e dello sviluppo militare nel settore aerospaziale ed astronautico. L’ultimo vertice Nato ha annunciato che l’alleanza inizierà a occuparsi anche dello Spazio. «Lo Spazio è parte della nostra vita quotidiana. Può essere sfruttato con fini pacifici, ma anche in modo aggressivo, I satelliti possono essere bloccati, piratati o attaccati», ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg. «Le armi anti-satellite possono rendere inutilizzabili le comunicazioni e i servizi da cui dipende la nostra società».

Immediata la risposta di Putin, che ha accusato gli Usa di voler usare lo spazio come teatro di guerra, ed ha annunciato che per affrontare questa «minaccia» agli interessi russi bisognerà sviluppare ancora di più le forze spaziali, pur essendo il Paese in linea di principio contrario alla «militarizzazione dello spazio». Ma a loro volta gli Usa si erano mossi soprattutto guardando alla Cina, che secondo Mike Pence sta sviluppando sistemi laser e missili da affrontare. «Ciò che una volta fu pacifico ora è pieno di contrasti», ha detto.

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