Tra il sospetto di un conflitto di interessi sul software per il reddito di cittadinanza, le denunce interne contro la gestione autoritaria dell’Anpal e le accuse di comportamenti antisindacali, c’è chi si chiede ormai cosa stia aspettando la ministra del Lavoro Cinque Stelle Nunzia Catalfo a “commissariare” Mimmo Parisi alla presidenza dell’Agenzia nazionale delle politiche attive. Ora la goccia che potrebbe far traboccare il vaso, rompendo i rapporti tra il ministero e il regno di Parisi nell’agenzia che coordina la fase due del reddito di cittadinanza, è l’ultimo passo falso del professore del Mississippi nella trattativa con i 654 precari storici che da più di un anno chiedono la stabilizzazione. Dopo aver chiuso le porte alle Clap (Camere del lavoro autonomo e precario), l’italoamericano ha rotto pure con Cgil, Cisl e Uil. Di fatto azzerando le relazioni sindacali in una agenzia che però si occupa di politiche attive del lavoro. Un controsenso che Catalfo, finora rimasta all’ombra del “padre dei navigator” chiamato in Italia da Luigi Di Maio, non può ignorare. Bisognerà vedere ora quanto la ministra grillina, che secondo molti osservatori il capo politico 5S avrebbe scelto come suo successore nel governo Conte 2 proprio per «non pestare i piedi a Parisi», sia invece disposta a uscire dalle retrovie.
Il nuovo capitolo di scontro nell’agenzia pubblica gestita da Parisi risale al 16 gennaio, quando è stato fissato l’incontro con Cgil, Cisl e Uil per trovare un accordo sulle stabilizzazioni dei lavoratori in scadenza e quelli già scaduti. L’assunzione dei famosi “precari che ricollocano i disoccupati” (come scrivono da mesi sugli striscioni) è stabilita ormai per legge nel decreto salva imprese (seguito poi da un ordine del giorno approvato a dicembre da tutte le forze di maggioranza che – dopo lo stop del Mef nella legge di bilancio – impegna il governo a trovare le risorse per la completa stabilizzazione). Ma Parisi, che all’Anpal ha insediato il suo “ministero” (con una netta divisione tra le fazioni di “parisiani” e non), da mesi continua a muoversi da solo, portando avanti invece il piano che lui stesso ha varato, che prevede la stabilizzazione per soli 400 precari – 150 di quelli a tempo determinato e 250 collaboratori. Aggiungendo ora pure la “postilla” che ha fatto naufragare del tutto la trattativa: nella bozza di accordo presentata lo scorso 16 gennaio, sono comparsi quelli che in Anpal sono già stati ribattezzati gli “indici di gradimento”. L’assunzione dei contratti a tempo determinato, si legge nel testo, “è condizionata alla valutazione positiva delle prestazioni lavorative della risorsa”, introducendo – spiegano i sindacati – un criterio di discrezionalità del tutto arbitrario. Questa clausola, insomma, darebbe a Parisi il potere di decidere chi assumere e chi invece lasciare fuori. E dopo le denunce per comportamenti antisindacali dei mesi scorsi da parte dei lavoratori, è alto il timore di ritorsioni contro chi nell’ultimo anno ha scioperato e manifestato.
Nel corso dell’incontro con i sindacati, Parisi ha posto il testo del piano sul tavolo, mettendo le parti sociali davanti alla scelta di “prendere o lasciare”, senza nessuno spiraglio di trattativa. Cgil, Cisl e Uil hanno giudicato la proposta “irricevibile”. E l’incontro è finito con i delegati che si sono alzati e sono andati via. Non contento, il giorno dopo, la mattina di venerdì 17 gennaio, Parisi ha fatto inoltrare a tutti i dipendenti una comunicazione in cui ha confermato il suo piano di stabilizzazioni, anche senza la firma delle parti sociali. “Anpal Servizi”, si legge, “è pronta a dare seguito – nello spirito della legge – alle assunzioni a tempo indeterminato delle prime 400 persone”. Firmato: Mimmo Parisi.
Il presidente ha deciso così di andare avanti da solo. Una rottura che ora, nell’agenzia, fa chiedere a gran voce l’intervento della ministra Catalfo, rimasta finora in silenzio davanti alle divergenze tra ministero e Anpal nella trattativa. «Bisogna riportare tutto al ministero del Lavoro, delegittimando una volta per tutte Parisi», dicono i lavoratori. Le Clap hanno già chiesto un intervento della ministra. E ora si prospettano nuovi scioperi e agitazioni. Perché se è vero che Parisi può avviare il suo piano di stabilizzazioni senza i sindacati, non può farlo però senza l’ok del ministero del Lavoro dal quale dipende.
È qui che si capirà se Catalfo vorrà “commissariare” Parisi, andando anche contro il capo politico Di Maio, oppure no. E dagli umori che arrivano dal ministero, la tentazione di mandare in soffitta il prof italoamericano voluto da Luigi Di Maio in effetti c’è. Nei mesi scorsi, dopo che società Ernst & Young aveva stimato in meno di un milione di euro il costo per la realizzazione del software per l’incrocio di domanda e offerta di lavoro per i percettori del reddito, facendo risparmiare non poco rispetto al piano da 17 milioni prospettato da Parisi d’accordo con Invitalia, la ministra si era anche presentata in Anpal con tutto il suo staff per studiare il documento e la piattaforma informatica già sviluppata dall’agenzia.
A fine febbraio, intanto, scade l’aspettativa – obbligatoria per ricoprire la presidenza di Anpal – che Parisi ha chiesto alla Mississippi State University. E il professore, dopo lo stallo sul software e i risultati scarsi sul fronte delle assunzioni dei percettori del reddito (solo il 3,63% ha trovato un lavoro), potrebbe essere invitato a prendere un volo di ritorno definitivo per gli States.
Intanto, contro il piano Parisi, Italia Viva e Leu, alleati di governo della ministra grillina, hanno presentato alla Camera due emendamenti al decreto milleproroghe per destinare nuove risorse per la stabilizzazione di tutti i precari di Anpal. Mentre Parisi ha inoltrato il piano industriale dell’agenzia al consiglio di amministrazione, che dovrebbe approvarlo giovedì 23 gennaio. Gli altri due membri del cda sono Giovanni Capizzuto, capo della segreteria della ministra Catalfo, e Claudio Di Berardino, assessore al Lavoro della Regione Lazio di Nicola Zingaretti. Dalle loro risposte si misureranno anche gli equilibri interni alla maggioranza di governo. Mentre i precari, intanto, aspettano.