Distribuito a mano da un fattorino il 15 gennaio del 1945 esce a Roma il primo dispaccio di notizie dell’Ansa: quell’Agenzia Nazionale Stampa Associata che è tutt’ora la principale agenzia di notizie multimediale italiana, e la quinta al mondo. Dopo la britannica Reuters, la statunitense Ap, la francese Afp e la spagnola Efe.
«Agenzia di stampa è un’impresa giornalistica che distribuisce quotidianamente a pagamento, a organi giornalistici e non giornalistici, con sistemi tecnici veloci, informazioni generali o specializzate» spiega Sergio Lepri nel capitolo dedicato appunto alle agenzie di stampa in Studiare da giornalista Teoria e pratica: un testo su cui in varie generazioni ci siamo preparati per l’esame da professionista. È una definizione che risale a prima del boom di Internet, e dunque adesso andrebbe integrata con l’osservazione che attraverso i portali sul web ormai le agenzie diffondono anche contenuti non a pagamento. Comunque Lepri merita di essere ricordato, dal momento che lui stesso fu direttore dell’Ansa tra 1961 e 1990: dopo avere iniziato nella stampa clandestina liberale toscana durante la Resistenza, ed essere stato pure portavoce di Amintore Fanfani. Una colonna del giornalismo italiano, che il 24 settembre ha giusto compiuto cent’anni!
Pure Lepri spiegava la differenza tra quelle agenzie “mondiali” che hanno effettivamente corrispondenti tutto il pianeta: le “tre grandi” Reuters, Ap e Afp. Le agenzie internazionali che di corrispondenti all’estero ne hanno molti ma non dappertutto, e dove non sono suppliscono dunque scambiando il proprio notiziario con chi ci sta: appunto la Efe e la Ansa, ma anche la tedesca Dpa, l’altra statunitense Upi, la russa Tass, la Nuova Cina e la giapponese Kyodo. E poi le agenzie nazionali. Anche qui è uno schema un po’ agitato dall’avvento del Web, ma tuttora in gran parte valido. In questo momento l’Ansa ha 22 sedi in Italia, la principale in Roma Via della Dataria 94; e 81 uffici, in 78 altri Paesi. Ogni giorno trasmette oltre 3.500 notizie e 1.500 foto.
Ma torniamo a quello “Stampa Associata”. È in effetti un modello piuttosto differente rispetto a quello dell’”agenzia privata” che era stato quello creato nel 1835 dal francese Charles-Luis Havas, e poi riprodotto dai suoi due ex-collaboratori Bernhardt Wolff a Berlino nel 1849 e Paul Julius Reuter a Londra nel 1851. Proprio per controbattere il rischio di oligopolio e le tentazioni di cartello tra le tre capostipiti già nel 1848 i giornali di New York avevano creato tra di loro la New York Associated Press: antenata della Associated Press attuale, e modello anche dell’Ansa. Ma c’è poi il terzo tipo di agenzia, che è quello “ufficiale”. E una agenzia “ufficiale” era in effetti la Stefani: creata a Torino nel 1853 dal patriota veneziano Guglielmo Stefani, esule nell’allora Regno di Sardegna. Già direttore di quella Gazzetta Piemontese che era l’organo ufficiale del governo, poi divenuto nel 1860 Gazzetta Ufficiale.
Fondatore dell’agenzia su incarico dello stesso Cavour, Stefani iniziò appunto col diffondere i documenti ufficiali, ma vi aggiunse subito una attività di agenzia specifica, redistribuendo inoltre materiali di Havas, Reuters e Wolff. Tra il 1855 e il 1920, comunque, le notizie della Stefani continuarono a venire pubblicate dalla Gazzetta prima Piemontese e poi Ufficiale, sia pure in una sezione “parte non ufficiale”. Tanto era legata alle direttive del governo che dopo la stipulazione della Triplice Alleanza l’agenzia interruppe l’accordo con la francese Havas, e lo sostituì con un altro accordo con la tedesca Wolff e la austriaca Correspondenz. Nel frattempo dopo la morte di Stefani direttore era diventato il figlio Girolamo, seguito nel 1881 da Ettore Friedländer, nel 1918 da Salvatore Mastrogiovanni, nel 1920 da Giovanni Cappelletto, nel 1939 da Carlo Camagna, nel 1941 da Roberto Suster e nel 1943 da Orazio Marcheselli.
Dal 1920, con la costituzione di una società anonima, diventa però importante soprattutto la figura del presidente. E nel 1925 alla carica arriva Manlio Morgagni: già direttore amministrativo del Popolo d’Italia e fedelissimo di Mussolini. Con lui la Stefani, già ufficiale nel regime liberale, diventa “organo di battaglia” del fascismo. Sede in una emblematica Via di Propaganda. E Morgagni è ricordato come l’unico gerarca che il 25 luglio dopo la destituzione di Mussolini si suicidò, piuttosto che cercare di nascondersi o riciclarsi come tanti altri. Quando l’Ansa fu costituita ancora la Stefani esisteva, nei territori sotto il controllo della Repubblica Sociale Italiana. L’ultimo direttore Ernesto Daquanno fu fucilato a Dongo dai partigiani, il 28 aprile del 1945.
Al Sud gli Alleati avevano costituito intanto una loro agenzia in lingua italiana: la Notizie Nazioni Unite (Nnu). Ma uscivano anche i giornali dei partiti politici antifascisti. L’idea di creare l’Ansa come cooperativa di giornali non controllata del governo e neppure da gruppi privati venne da rappresentanti appunto degli organi ufficiali dei tre partiti che poi dal 1946 al 1993 si sarebbero rivelati i più votati della Prima Repubblica: Giuseppe Liverani, direttore amministrativo del democristiano Popolo; Primo Parrini, direttore amministrativo del socialista Avanti!; Amerigo Terenzi, consigliere delegato della comunista l’Unità. Subito aderirono anche l’azionista l’Italia libera, la Voce Repubblicana e Risorgimento liberale. Gli stessi Alleati la videro con tanto favore da chiudere la Nnu: scelta ben diversa da quella che sarebbe stata fatta durante l’occupazione della Germania. Vari redattori della Nnu passarono direttamente all’Ansa, assieme a professionisti che non si erano compromessi col fascismo. Direttore, sia pure non ufficialmente, divenne Renato Mieli: nato in Egitto da famiglia di ebrei italiani, esule per le leggi razziali, già responsabile appunto della sezione italiana della Nnu, e padre di Paolo Mieli.
La sede fu per un mese a via del Moretto, prima di rilevare quella della Stefani a via di Propaganda. Ai sei soci fondatori si aggiunsero prima gli altri sei giornali che uscivano a Roma, poi i giornali del Sud, poi dopo il 25 aprile quelli del Nord. A ottobre la prima assemblea dei soci elesse presidente della società Carlo Ardizzoni: editore siciliano che si ricorda essere stato l’ultimo sindaco pre-fascista e il primo post-fascista di Catania. Esponente di quel Partito Democratico del Lavoro il direttore del cui organo ufficiale Ricostruzione, Edgardo Longoni, divenne direttore generale. Presidenti poi furono dal 1947 al 1952 lo storico leader repubblicano Cipriano Facchinetti. Dal 1952 al 1954 Luigi Gasparotto, anche lui già tra i leader del Partito Democratico del Lavoro. E tra 1954 e 1969 Lodovico Riccardi, editore del Piccolo di Trieste. Tra i direttori nel 1947 venne Leonardo Azzarita, padre di un fucilato alle Fosse Ardeatine. E nel 1949 Gastone Fattori: già direttore della Nazione del Popolo, organo del Cln regionale toscano, restò solo fino al 1950, ma ebbe l’idea di impostare un rapporto di collaborazione col governo, pur senza abbandonare la formula cooperativa. Così con l’aiuto della Farnesina l’Ansa iniziò a diffondere notizie prima in Argentina e poi in altri Paesi dell’America Latina, affiancando al notiziario in italiano uno in spagnolo. E fu l’inizio della “internazionalizzazione” dell’Ansa.
Dal 1950 al 1952 fu direttore Facchinetti. Poi dal 1952 al 1958 Angelo Magliano, che proveniva dal quel Corriere Lombardo che Lepri definisce «il primo quotidiano moderno uscito in Italia». Dimessosi pr candidarsi alle elezioni con il Pli, segue per tre anni Vittorino Arcangeli, per poi arrivare appunto a Lepri, cui l’Ansa deve il suo decollo definitivo. In particolare le nuove tecnologie arrivano negli anni ’90, e nel 1996 l’Ansa è la prima agenzia italiana a diffondere notizie via Sms.
Fra i presidenti, dopo Francesco Malgeri nel 1969, Gianni Granzotto nel 1976, Giovanni Giovannini nel 1985, Umberto Cuttica nel 1994 e il diplomatico e storico Boris Biancheri dal 1997, dal 22 aprile del 2009 è Giulio Anselmi: già direttore di Mondo, Corriere della Sera, Messaggero, Espresso, Stampa e tra 1997 e 1999 proprio dell’Ansa. Appunto come direttore tra Lepri e lui c’era stato Bruno Caselli. In seguito sono venuti Pierluigi Magnaschi, dal 2006 Giampiero Gramaglia e dal 2009 Luigi Contu: già redattore di Ore 12, redattore economico e responsabile della redazione parlamentare dell’Ansa e responsabile della redazione interni della Repubblica. È stato pure segretario e vice presidente dell’Associazione stampa parlamentare dal 1994 al 2000.
Ricevuto l’ok, il 15 gennaio del 1945 fecero uscire il primo dispaccio di notizie a Roma, dando vita all’Agenzia nazionale stampa associata, destinata a diventare più nota con l’acronimo ANSA. Quest’ultima prese il posto della disciolta Agenzia Stefani, di cui ereditò la struttura tecnica e la rete organizzativa di sedi sparse per il Paese e all’estero.
Testimone principe delle tappe più significative della storia d’Italia, a partire dallo storico annuncio del Referendum istituzionale del 1946 (trasmesso alle 14,50 di mercoledì 5 giugno), l’ANSA è attualmente strutturata in forma di cooperativa, di cui fanno parte 36 soci editori dei principali quotidiani italiani. Dal 2009 è diretta da Luigi Contu.