Il Coronavirus, il virus misterioso che dalla Cina si sta diffondendo in tutto il Sud Est asiatico provocando una polmonite di origine virale che ha fatto registrare finora nove morti e contagiato oltre 400 persone, è di fatto una questione internazionale. Gli ultimi decessi, per giunta, verificatisi nella città di Wuhan, ovvero dove il focolaio dell’infezione è scoppiato, hanno fatto emergere tratti e caratteristiche del morbo che ricordano in parte quelli della Sars. Nel frattempo altri 1700 sono i casi di contagio che sono stati confermati, e il rischio che il virus sbarchi anche in Europa non sembra più mero allarmismo. Trasmissibile da uomo e uomo, il Centro europeo di controllo delle malattie (Ecdc) ha ritoccato al rialzo la classificazione del rischio, portandolo da “basso” a “moderato”.
L’emergenza sta per l’appunto superando i confini nazionali, con un paziente segnalato anche in Australia, dove è stato isolato e sottoposto a cure. Quello che accomuna i pazienti affetti dal virus è il fatto di essere stati nei giorni precedenti allo scoppio dell’epidemia presso un locale mercato del pesce di Wuhan, dove, cosa molto frequente a quelle latitudini, venivano venduti anche animali vivi di altra natura, come conigli, serpenti e altri animali selvatici. «È quindi accaduto quello che noi virologi chiamiamo “spillover”, ovvero “tracimazione”. Un virus è passato da un animale a un uomo e si è adattato all’uomo: ora è a tutti gli effetti un virus umano. Un nuovo virus umano», spiega il virologo Roberto Burioni.
La forza epidemica dell’infezione, oltre a gettare nel panico milioni di cittadini in tutto il mondo, ha richiamato l’attenzione del direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, il quale ha convocato per oggi il Comitato di emergenza che si riunirà a Ginevra per accertare che il fenomeno “rappresenti effettivamente un’emergenza di salute pubblica di livello internazionale e quali raccomandazioni dovrebbero essere fatte per fronteggiarla”. Intanto, sotto stretta osservazione rimangono Singapore, Hong Kong, Indonesia, Thailandia, Giappone, Taiwan e Usa (per quest’ultime due, nella notte è stato accertato il primo caso). Anche all’aeroporto di Roma Fiumicino, come previsto dal Regolamento Sanitario Internazionale, è in vigore una procedura sanitaria per verificare l’eventuale presenza a bordo degli aerei provenienti da Wuhan di passeggeri affetti o con sintomi del virus.
Il governo cinese, nonostante il grado di pericolosità del fenomeno, per tre settimane ha sostenuto che la trasmissione da uomo a uomo non avveniva, tenendo nascosti 59 casi. La velocità con cui il virus si è diffuso, tuttavia, ha reso complicata l’azione di copertura, scoprendo un dossier tutt’altro che facile. «Al momento non abbiamo un vaccino e neanche una cura efficace, per cui l’unico modo di combattere il virus è impedirne la diffusione» spiega Burioni.
Il Coronavirus è simile alla Sars anche nei sintomi: febbre, tosse, raffreddore, mal di gola, grave affaticamento polmonare. E come la Sars, che tra il 2002 e 2003 seminò 8 mila contagi e 775 morti, potrebbe avere una contaminazione pressoché devastante. Il virus infatti è saltato fuori nel periodo peggiore per la Cina, quello che precede il capodanno: il 25 gennaio e per un periodo successivo medio-lungo, la popolazione cinese avrà a disposizione un periodo di ferie il quale tendenzialmente viene sfruttato per viaggiare, anche all’estero. Tradotto: da Wuhan, per non parlare del resto della Cina, arrivano in Italia tre voli a settimana. «Le autorità europee hanno affermato che il rischio che il virus arrivi in Europa, e in particolare in Italia, è minimo. Io non sono per niente d’accordo con loro, ma spero vivamente di sbagliarmi» conclude il virologo.
Al momento l’Italia, così come il resto d’Europa, non rischia molto in quanto la situazione è ancora sotto controllo. Tuttavia, come spiega il virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco, «un’epidemia è come un incendio, inizia in una piccola zona, poi aumenta e poi qualche spezzone vola via (e questo potremmo accomunarlo ai viaggi delle persone nel mondo)». Insomma, è presto per fare allarmismi, come è troppo tardi per sottovalutare la gravità del virus. La paura del coronavirus, infine, ha contagiato anche il mercato. Le Borse asiatiche sono mosse tutte in calo con Hong Kong che ha messo a segno la performance peggiore arrivando a perdere oltre due punti percentuali. Nel segno di un’epidemia che, per il momento, non lascia scampo a niente e nessuno.