Caos di cittadinanzaIl “padre dei navigator” Mimmo Parisi forse salta. La ministra Catalfo esulta

Il guru di Luigi Di Maio è tornato negli States per chiedere alla Mississippi State University il rinnovo dell’aspettativa dalla sua cattedra, ma non è detto che gli venga concessa. Mentre la ministra del Lavoro vorrebbe approfittarne per farlo fuori

Il destino del “padre dei navigator” Mimmo Parisi è appeso a un filo teso dal Mississippi al ministero del Lavoro. Il prof italoamericano, voluto da Luigi Di Maio per tenere le redini del reddito di cittadinanza, dopo un anno potrebbe essere costretto a lasciare la presidenza di Anpal per tornare negli States. A fine febbraio scade l’aspettativa chiesta alla Mississippi State University, dove lavorava dirigendo il centro di Big Data Nsparc, e non c’è ancora alcuna certezza che gli venga rinnovata per il secondo anno di fila. Un’occasione che la ministra del Lavoro, la 5S Nunzia Catalfo, non vorrebbe lasciarsi sfuggire per liberarsi finalmente della presenza ingombrante di Parisi, ormai stanca dei continui passi falsi nella trattativa con i precari di Anpal, oltre che della mancanza di risultati raggiunti dal guru americano. Che in 12 mesi non ha portato a termine, fatta eccezione per l’assunzione dei quasi 3mila navigator, nessuno degli obiettivi per i quali era stato richiamato in Italia. In primis lo sviluppo del fantomatico software sul modello della app “Mississippi Works”, che avrebbe dovuto realizzare per trovare lavoro ai percettori del reddito, spendendo ben 25 milioni di euro inseriti a sopresa dai Cinque Stelle nel decreto.

E così dopo aver fatto su e giù dagli Stati Uniti per un anno (a spese di Anpal) ed esser rientrato a Roma appena a metà gennaio, dieci giorni dopo Parisi è di nuovo su un volo in direzione Starkville per chiedere alla Mississippi State University il rinnovo dell’aspettativa dalla sua cattedra. E il pericolo che non gli venga concessa c’è, con il professore che a quel punto sarebbe costretto a fare le valigie, vista anche l’incompatibilità per statuto della figura di presidente di Anpal con altre cariche. A meno che non voglia rinunciare al suo lavoro americano, cosa improbabile.

La notizia della aspettativa in bilico è stata accolta con giubilo da Nunzia Catalfo. La ministra grillina, raccontano i più informati, di Parisi ormai non vuol sentire neanche più parlare, soprattutto dopo l’ultima uscita nella trattativa per la stabilizzazione dei 654 precari storici di Anpal, che va avanti da più di un anno tra scioperi e manifestazioni. La scorsa settimana, Parisi ha fatto saltare il tavolo con Cgil, Cisl e Uil, azzerando di fatto le relazioni sindacali proprio in un’agenzia che si occupa di politiche attive del lavoro. Cosa che alla ministra Catalfo non è andata proprio giù.

Non contento, il prof italoamericano è andato avanti da solo, sostenendo il suo piano di stabilizzazioni solo per 400 dei 654 precari, nonostante nel decreto salva imprese sia prevista la completa stabilizzazione, con l’impegno del governo a trovare le risorse. Aggiungendo pure la postilla dei famosi “indici di gradimento” per stabilire chi assumere e chi no. I sindacati si sono alzati e sono andati via. Ma il giorno dopo la rottura, Parisi ha inoltrato la comunicazione del suo piano ai lavoratori come se niente fosse. E alla fine ha presentato pure il piano industriale al cda di Anpal. E qui, però, è arrivata la bocciatura da parte dei due membri del cda: Giovanni Capizzuto, capo della segreteria della ministra Catalfo, e Claudio Di Berardino, assessore al Lavoro della Regione Lazio di Nicola Zingaretti.

Il professore così si è visto costretto a riconvocare i sindacati il 24 gennaio, ma anche questa riunione è andata male. E ora tutto è rimandato al 13 febbraio. Il piano riproposto dal professore prevede l’assunzione a tempo indeterminato di 437 lavoratori: 404 interni e 33 data scientist, probabilmente da impiegare nel suo progetto del software Italy Works. Restano fuori, a conti fatti, 285 (dei 531) collaboratori storici, alcuni dei quali anche con dieci anni di esperienza, ai quali Parisi vorrebbe concedere la proroga fino al 2021, per allinearli all’infornata di navigator.

Ma ora è tutto da vedere. In Anpal in tanti sperano nei saluti finali. In questi mesi, nell’agenzia Parisi ha creato il suo regno, una sorta di ministero parallelo, in un clima che ormai tutti i funzionari descrivono come tesisissimo e diviso tra fedelissimi e nemici del presidente. Ma con il cambio di guardia alla direzione generale e l’arrivo di Paola Nicastro, allineata alla ministra, la posizione del presidente si fa sempre più debole. Anche perché, dalla sua, ha gli scarsi risultati. A partire da quel 70% di percettori del reddito che ancora non è stato non ha neanche sottoscritto il patto per il lavoro.

Nel corso degli ultimi 12 mesi, Parisi è stato accusato anche più volte di comportamenti antisindacali dagli stessi lavoratori per aver chiuso la porta alle Clap, Camere del lavoro autonomo e precario, di fatto il sindacato più rappresentativo tra i precari dell’agenzia. La stessa organizzazione, ora, dopo aver scritto l’ennesima lettera aperta alla Catalfo, chiedendo di spostare la trattativa al ministero e di “commissariare” di fatto Parisi, per il 5 febbraio prossimo ha annunciato un ulteriore presidio sotto le finestre della ministra. Nelle stesse ore, sarà pure in discussione il decreto Milleproroghe alla Camera, con i due emendamenti per integrare le risorse per le stabilizzazioni presentati da Leu e Italia Viva.

Ma a quel punto si saprà qualcosa in più sul destino del guru arrivato dal Mississippi, che avrebbe dovuto rivoluzionare i centri per l’impiego italiani. Lui stesso, d’altronde, sa di essere in bilico, senza più l’appoggio del ministero, se in un corso di formazione per quadri aziendali ha annunciato di non essere sicuro di restare fino alla scadenza del suo mandato. Per la felicità della ministra Catalfo.

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