Cronache dall'impeachmentL’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale John Bolton vuole testimoniare in Senato

È una minaccia per la linea difensiva repubblicana, e sembrerebbe un punto a favore dei democratici. Ma restano forti dubbi sul contenuto della deposizione, ne sul fatto che potrebbe trattarsi solo di una mossa promozionale

afp

John Bolton, ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale – ruolo che ha ricoperto fino a settembre – lunedì pomeriggio ha dichiarato la sua intenzione di testimoniare nel processo di impeachment contro Donald Trump nel caso in cui il Senato emettesse un mandato di comparizione. La notizia arriva da Bolton stesso, attraverso un post sulla sua pagina Facebook. Durante l’indagine portata avanti nei mesi scorsi dalla Commissione sull’intelligence della Camera, i Democratici avevano dichiarato più volte la necessità di sentirlo in quanto uno dei personaggi al centro della vicenda Ucraina, in diretto contatto con Trump e con probabile conoscenza delle intenzioni del Presidente. Bolton in occasione della richiesta della Camera si era rifiutato di testimoniare e si era rivolto a un giudice perché gli indicasse il da farsi, una delibera che però non è mai arrivata. «Dal momento che la mia testimonianza è ancora una volta in discussione, ho dovuto risolvere al meglio le serie questioni in concorso, basandomi su un’attenta valutazione e studio. Ho concluso che, se il Senato emette un mandato di comparizione per la mia testimonianza, sono pronto a testimoniare», ha scritto Bolton.

Il braccio di ferro sui testimoni
La dichiarazione di Bolton sembra segnare un punto a favore dei Democratici che si battono per avere al senato un processo vero con la partecipazione di testimoni. I Repubblicani guidati da Mitch McConnell invece hanno già fatto sapere – nonostante Trump sia di parere contrario – che non vogliono un processo con testimoni, ma vogliono una cosa veloce da concludere in fretta e archiviare con l’assoluzione del Presidente. Siccome una delle motivazioni dei Repubblicani per non avere un processo vero era che nessuno dei diretti interessati avrebbe testimoniato, la improvvisa disponibilità di Bolton rappresenta una minaccia per la loro linea difensiva. Come ha scritto il New York Times nel suo editoriale di questa mattina: «Ora che uno dei personaggi principali è pronto a testimoniare, quale scusa ha McConnell per rifiutare il processo?». La volontà di Bolton di testimoniare qualora costretto non è però l’unica variabile: una citazione del Senato per essere approvata richiede almeno 51 voti favorevoli, il che significa che quattro Repubblicani dovrebbero votare con i Democratici. Politico ipotizza che nel caso quattro Repubblicani fossero già disponibili a votare per costringere Bolton a testimoniare, Mitch McConnell potrebbe cercare un accordo relativo ai dettagli della testimonianza: con quali circostanze, dove, limitata a quali argomenti e con che tipo di documenti a supporto.

I dubbi sulla possibile testimonianza di Bolton
Non è chiaro nemmeno che cosa Bolton abbia in mente di dire. In novembre, durante le indagini della Commissione sull’intelligence, i suoi avvocati avevano lasciato intendere che potesse riferire episodi e dettagli non ancora pubblici. La decisione di non testimoniare aveva poi fatto cadere la cosa. Il suo nome è però apparso nelle testimonianze di molti altri: da Fiona Hill, ex esperta di Russia della Casa Bianca, sappiamo che Bolton aveva definito le pressioni sugli ucraini in cambio dell’indagine sui Biden utile alla rielezione di Trump come un “drug deal” quindi un affare sporco. Da Tim Morrison, successore di Fiona Hill, sappiamo che c’è stato almeno un incontro tra Trump e Bolton sul tema specifico dell’Ucraina. Molti analisti ieri facevano notare che Bolton ha un libro in uscita nell’autunno del 2020 prima delle elezioni: che sia tutta una mossa per creare attenzione?

Le reazioni all’annuncio di Bolton
Il leader dei senatori Democratici Chuck Schumer ha scritto in un comunicato che «ora spetta a quattro Repubblicani del Senato sostenere il coinvolgimento di Bolton e degli altri tre testimoni, nonché dei documenti chiave che abbiamo richiesto per garantire che tutte le prove siano presentate all’inizio del processo al Senato. Dato che gli avvocati di Bolton hanno dichiarato di avere nuove informazioni pertinenti da condividere, se i Repubblicani del Senato si oppongono al rilascio di una citazione in giudizio per i quattro testimoni che abbiamo richiesto, sarebbe chiaro che stanno partecipando a una copertura».
Secondo Jennifer Rubin del Washington Post, la decisione di Bolton di testimoniare in Senato è prova che la strategia di Nancy Pelosi sta funzionando: come si ricorderà Pelosi subito dopo il voto della Camera, il 10 dicembre, si era rifiutata di trasmettere gli articoli di impeachment in Senato perché i Repubblicani non avevano dato garanzie che il processo contro Trump sarebbe stato un vero processo.

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