Cronache dall’impeachmentUcrainagate, è finita l’attesa: adesso tocca al Senato giudicare Trump

Dopo quasi un mese la Camera dei Rappresentanti ha inviato i due articoli su cui verrà giudicato il presidente. Per la speaker democratica Nancy Pelosi «è un momento storico, che resterà per sempre». Intanto escono nuove prove che coinvolgono Rudy Giuliani

CHIP SOMODEVILLA / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / AFP

Nancy Pelosi ha inviato gli articoli di impeachment al Senato
Dopo quasi un mese di attesa, mercoledì 15 gennaio, poco dopo le cinque del pomeriggio la Camera dei Rappresentanti ha inviato al Senato i due articoli di impeachment – abuso di potere e ostruzione del Congresso – che aveva approvato il 18 dicembre scorso, dando quindi avvio alla fase che porterà al processo contro Donald Trump, il cui inizio è fissato per il 21 gennaio.
La firma e l’invio degli articoli sono avvenuti durante una cerimonia molto solenne che ha visto la Speaker della Camera Nancy Pelosi distribuire le penne commemorative che aveva usato per firmare e carte ai “manager” che faranno da pubblici ministeri al processo. La pratica di consegnare penne celebrative è abbastanza usata, di solito dal Presidente quando firma legislazioni importanti (Trump stesso la fa spesso). Molti hanno ritenuto stridente la mossa di Pelosi, soprattutto dopo che nei mesi scorsi e anche nel discorso precedente alla cerimonia aveva sottolineato quanto il momento fosse tetro e triste per il Paese. Da parte sua, Pelosi si è difesa dicendo che questo è un momento comunque storico: è la terza volta nella storia degli Stati Uniti che un Presidente viene messo sotto processo e il regalo della penna vuole solo significare un ringraziamento al duro lavoro che svolgeranno i manager.

La nomina dei manager
Prima della cerimonia della firma, Nancy Pelosi ha nominato i cosiddetti “manager” ovvero i rappresentanti della camera che fungeranno da pubblici ministeri e a cui spetta il compito di portare avanti le accuse contro Trump. Si tratta di: Jerry Nadler, che è stato già a capo della commissione giustizia, Hakeem Jeffries, Zoe Lofgren, Val Demings, Jason Crow e Sylvia Garcia. Del gruppo fa parte anche Adam Schiff, capo della commissione di intelligente e colui che ha portato avanti l’inchiesta sull’Ucraina, che avrà il ruolo di manager leader dell’impeachment. Nel commentare le sue scelte Nancy Pelosi ha detto: «L’enfasi è sulle parti in causa. L’enfasi è sul livello di comfort in aula. L’enfasi è sul rendere il caso più forte possibile per proteggere e difendere la nostra Costituzione nel cercare la verità per il popolo americano». Nel discorso davanti alla stampa, Pelosi ha anche ribadito che nessuno è al di sopra della legge, che l’impeachment non è contro Trump, ma a difesa della Costituzione. «Il Presidente è stato messo sotto accusa, e questo è per sempre. Al Senato dico di non comportarsi in modo frivolo con la Costituzione».

I prossimi passi
Giovedì mattina i manager leggeranno ad alta voce in Senato i due articoli di impeachment. Sempre giovedì il giudice che presiederà il processo – giudice supremo John Roberts – presterà giuramento, così come presteranno giuramento i senatori che fungeranno da “giudici imparziali”. Il presidente Trump sarà convocato ufficialmente e gli sarà dato tempo per rispondere alle accuse. Il processo vero e proprio incomincerà martedì 21 gennaio.

Intanto escono nuove prove sull’Ucrainagate che coinvolgono Rudy Giuliani
Martedì sono state rese note nuove prove che riguardano Rudy Giuliani – avvocato personale di Trump – e il suo ruolo nell’Ucrainagate, in particolare i suoi tentativi di delegittimare l’ambasciatrice Usa in Ucraiana Marie Yovanovich. Come è emerso dell’indagine condotta alla Camera attraverso la deposizioni di molti testimoni tra cui Yovanovich stessa, l’ambasciatrice è stata vittima di una campagna diffamatoria che ha portato alla sua rimozione a maggio del 2019, con la probabile motivazione che fosse di intralcio alle pressioni che Trump e Giuliani volevano fare sul presidente ucraino Zelensky affinché aprisse un’indagine nei confronti di Hunter Biden, figlio di Joe, avversario di Trump, cioè la questione al centro dell’impeachment. Nei documenti consegnati alla Camera dall’avvocato di Lev Parnas, un ex socio in affari di Giuliani, si evince che l’ambasciatrice era stata messa sotto sorveglianza e probabilmente pedinata da parte di qualcuno legato a Parnas e Giuliani.
I documenti consistono in una lettera scritta da Giuliani al neo presidente Zelensky in cui l’avvocato dice di parlare con il consenso e la conoscenza di Trump e in capacità di suo avvocato personale chiede un incontro per discutere di una questione. La lettera è datata dieci maggio: il giorno prima il New York Times aveva riportato che Giuliani aveva in programma di incontrare Zelenksy per discutere l’indagine su Hunter e Joe Biden. Un’altra serie di documenti riguarda scambi di messaggi di testo tra Parnas e Robert F. Hyde, candidato al Congresso per il Connecticut e grande sostenitore e finanziatore di Trump e del partito repubblicano. In questi messaggi, i due discutono degli spostamenti della Yovanovich Hyde dice questa frase «Sono disposti ad aiutare se desideriamo sapere un prezzo. Suppongo che tu possa fare qualsiasi cosa in Ucraina con i soldi … questo è quello che mi è stato detto». In molti ieri si sono chiesti: c’era forse un complotto per uccidere l’ambasciatrice?

L’intervista di Lev Parnas a Rachel Maddow
In un’intervista alla giornalista Rachel Maddow andata in onda mercoledì era su MSNBC Lev Parnas ha dichiarato che gli scambi di messaggi tra lui e Hyde erano solo uno scherzo. Allo stesso tempo ha confermato che le pressioni su Zelenksy non avevano nulla a che fare con la volontà di combattere la corruzione, come sostiene Trump nella sua linea difensiva, ma «l’unico interesse erano i Biden, sono sempre stati i Biden». Parnas ha anche dichiarato di aver sempre agito sotto volere di Giuliani e che Trump era al corrente di tutto: «Il presidente sapeva esattamente cosa stava succedendo. Era a conoscenza di tutti i miei movimenti. Non avrei fatto nulla senza il consenso di Rudy Giuliani o del presidente».

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