L’Italia paese di santi, poeti e navigatori e, di conseguenza ai giorni nostri, di turismo. Da sempre nell’olimpo delle nazioni con il maggior patrimonio artistico-culturale, il Bel Paese può infatti contare su un apporto, in termini economici, fondamentale da parte del settore turistico. Un macchina ben oliata e dai numerosi vertical, tenuta tuttavia ferma al palo per l’intera legislatura gialloverde che accorpando le relative competenze del ministero per i Beni culturali a quello dell’Agricoltura ha complicato non poco i lavori amministrativi. La storia, però, sembra cambiata.
«Con forte determinazione e grazie alle capacità delle strutture ministeriali siamo riusciti a risolvere alcuni nodi fondamentali del settore che erano fermi da anni», spiega a Linkiesta Lorenza Bonaccorsi, sottosegretaria Pd al Mibact. Sottolinenando come l’interesse e la sintesi di governo miri in primo luogo allo «sblocco dei fondi Cipe per i cammini religiosi e la via Francigena, fermi dal 2016. Stiamo lavorando, poi, per sbloccare circa 50 milioni di euro, fermi dal 2018, dedicati ai Comuni, previsti dal piano per il turismo».
Lorenza Bonaccorsi, com’è lo stato di salute del settore turistico in Italia?
Vedendo i numeri, viene da dire: molto bene. Il turismo in Italia, oggi, vale il 13 per cento del Pil, mentre in Europa siamo il Paese con più cittadini impiegati nel settore, circa 4,2 milioni di posti di lavoro. Senza dubbio l’asset del turismo è un asset strategico fondamentale e i numeri sono in crescita, ci sono però dei nodi su cui lavorare per fare in modo che il sistema si sviluppò sempre meglio.
Facendo un passo indietro, il precedente governo ha in parte sconvolto il suo ministero. Come lo ha trovato?
Diciamo che è stato un peccato aver perso tutto quel tempo. Di fatto col passaggio dalla struttura dei Beni culturali a quella delle Politiche agricole si è perso quasi un anno, rallentando l’attività amministrativa e operativa. In aggiunta, un punto che fa riflettere rimane il fatto che ad oggi il dipartimento Turismo del nostro Paese ha nel suo organico solo 20 persone. Un aspetto trascurato, nonostante l’importanza del settore a livello mondiale.
Della serie: chi ha i mezzi non ha alcuna aspirazione…
Serve investire e maggiore attenzione, anche sotto il punto di vista del capitale umano, delle energie a disposizione, delle professionalità.
Quali sono i progetti in cantiere in questo momento?
Innanzitutto partiamo dal lavoro, messo nero su bianco, nel Piano strategico di Franceschini, basatosi tre pilastri principali: innovazione, accessibilità e sostenibilità. Su questi temi imposteremo le politiche future dell’Italia, lavorando su un turismo che rispetta i territori distribuendo i flussi. Oggi ci sono alcune città come Firenze, Venezia e Roma, che vanno in difficoltà perché subiscono i carichi – difficilmente a lungo sostenibili – di quello che viene definito overtourism. Il nostro obiettivo è quello di riuscire a lavorare per destagionalizzare i flussi e orientarli su tutto il territorio nazionale, vista la quantità e la qualità di arte, cultura, enogastronomia, natura che l’Italia possiede. Tutto questo può essere fatto solo con politiche di promozione che riorientino l’offerta turistica attraverso il racconto dell’Italia dei borghi e dei tesori dei vari territori, riuscendo a mantenere un alto livello di offerta turistica, all’interno di un sistema facilmente interconnesso.
Per valorizzare il brand Italia c’è bisogno però di dotare l’intero territorio nazionale di infrastrutture adeguate…
Dal punto di vista turistico, il nostro Ministero sta lavorando con Trenitalia per una maggiore integrazione del cosiddetto turismo in treno, oltre all’attenzione che stiamo prestando per risolvere le criticità di alcune zone d’Italia. Il nostro operato si muove in simbiosi con le strategie del Ministero dei Trasporti, fondamentale per fortificare la nostra struttura.
Quanto conta per l’Italia, in termini economici e sociali, un buon funzionamento della macchina turistica e culturale?
Dobbiamo credere davvero nella bellezza del nostro Paese. Oggi c’è una consapevolezza maggiore di quanto è importante la cultura e il sistema del turismo italiano, ricordandosi sempre che a livello mondiale siamo primi per il binomio cultura-turismo. È anche vero che c’è molto lavoro da fare per valorizzare il patrimonio a nostra disposizione: partendo dalla qualità di turismo che andiamo a offrire di conseguenza avremo ospiti più attenti all’ambiente ai territori e alle tradizioni. Questa è la sfida principale in termini collettivi.
Questo messaggio sarà raccolto anche dalle piccole realtà locali?
Tutte le amministrazioni, piano piano, si rendono conto dello spessore del settore. Ci sono tante realtà che si stanno impegnando per incrementare e proteggere le ricchezze a loro disposizione, cercando giustamente di ricavarne un compenso. La scorsa domenica, con l’apertura dei musei gratis, si è vista veramente la voglia di cultura degli italiani che hanno inondato i siti culturali di quest’immenso museo a cielo aperto che è il nostro Paese. E stato commovente notare quante persone si sono stupite del fatto che è bello andare in un museo. Credo che questa sia l’aspetto più importante.