Riforme grillineLa riforma della prescrizione al bivio: salvare il governo o la reputazione dei Cinque Stelle

Il vertice è slittato al 9 gennaio, in una settimana che si preannuncia cruciale per la maggioranza. Il M5s difende la legge Bonafede, entrata in vigore nel 2020, che abolisce la prescrizione dopo la sentenza di primo grado, mentre adesso, per molti la tenuta di governo è nelle mani di Conte

«La riforma della prescrizione del ministro Bonafede ha evidenti limiti e rischi, in particolare quello di un prolungamento dei processi di appello». L’Onorevole del Pd Alfredo Bazoli raccoglie così il pensiero argomentato da Luciano Violante ed esposto poche ore fa in Piazza Montecitorio da Carlo Calenda, +Europa e Radicali. Il tanto atteso nodo prescrizione è slittato al 9 gennaio, in un vertice che si preannuncia cruciale per la maggioranza di governo. Il M5s difende la legge Bonafede, entrata in vigore il primo di gennaio, che abolisce la prescrizione dopo la sentenza di primo grado, mentre come conferma Bazoli il «Pd chiede e attende una mediazione da parte del premier Conte». Il rischio è quello di uno strappo tra Pd e pentastellati, sordi alle istanze sollevate dai gruppi sia di maggioranza sia di minoranza: «Non siamo riusciti a ottenere le modifiche che con vigore avevamo chiesto al Ministro Bonafede. Adesso però devono essere imposti dei paletti per evitare le distorsioni che potrebbe provocare la riforma» continua Bazoli. Senza compromesso il banco salta, e in aula si rischia un ribaltamento di fazioni con posizioni sempre più vicine, da parte dei dem, ora a Forza Italia, grazie al ddl a firma di Enrico Costa, ora a Italia Viva.
Il Partito Democratico, in altre parole, non vuole essere considerato complice dei 5 Stelle nell’entrata in vigore di una legge che è stata approvata quando al governo c’era la Lega. Una legge, anche per l’ex presidente della Camera Violante, «sbagliata e ancora più sbagliato è giustificarla con il fatto che ci aiuterà ad avere processi più brevi, perché al contrario essi si allungheranno».

Avvocati, magistrati, oltre che politici e addetti ai lavori: la prescrizione potrebbe avere vita breve, legata a doppio filo alla tenuta di un governo sempre più sotto pressione. «Questo nodo giuridico va cancellato. È una norma sbagliata profondamente, in contrasto con i principi costituzionali» commenta a Linkiesta Ettore Rosato, vicepresidente della Camera dei deputati ed esponente di Italia Viva. Isolati dalle critiche, il M5s non intende tuttavia mollare la presa e l’unica panacea in grado di convincere Bonafede e ricucire la coalizione sembra essere Giuseppe Conte. «Avvisiamo da mesi che su questo punto siamo contrari: questa posizione, per altro, non è espressione solo di Italia Viva ma di un corpo consistente di magistrati e politici di altri partiti», chiosa Rosato.
Una crepa profonda quella della prescrizione che anche secondo Carlo Caldenda è frutto del «vivacchiare di un governo privo di una singola proposta che provenga dal Pd, affetto da un trasformismo che si palesa sia per i provvedimenti economici sia per la prescrizione».

L’effetto boomerang, pertanto, è dietro l’angolo: la riforma parte con le polveri bagnate, in quanto è proprio la conditio sine qua non a mancare. Quella del Movimento 5 Stelle, non solo per Salvini che aizza gli avvocati contro gli ex alleati, per molti è l’ennesima acrobazia di propaganda in grado di canalizzare un malcontento generale dei cittadini nei confronti delle istituzioni di giustizia e di un sistema di lungaggini oggettivamente estenuante. Il nodo gordiano delle tempistiche (non vengono ridotti i tempi troppo lunghi delle indagine dei processi), così come un rovescio della medaglia che può rendere eterni i processi successivi a quello di primo grado (dopo che il reato cade in prescrizione, si perderebbe l’interesse a procedere con un secondo grado di giudizio), potrebbero tradurre la picconata pentastellata in un ulteriore ingolfamento degli uffici giudiziari. Riuscendo, se possibile, a ingolfare ancor di più il già problematico sistema nazionale.

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