Investire è soprattutto un viaggio attraverso le proprie emozioni, che porta ogni risparmiatore, ma anche l’investitore professionale, a comprendere cosa davvero vuole da ogni scelta d’investimento. Il mercato è infatti una sorta di mare magnum al cui interno è facilissimo perdersi, perché non c’è una bussola universale in grado di guidarti e di sorreggerti quando sopraggiunge l’imprevisto.
«Tutti hanno un piano prima di prendersi un cazzotto in bocca». Il vecchio Mike Tyson con questa frase dimostra di avere più cervello di quanto si pensi. Così è anche per gli investimenti: si parte sempre con un’idea (spesso sbagliata), e poi si viene travolti dalla realtà, che ti colpisce in pieno viso. O nel nostro caso là dove fa più male: nel portafogli (e nell’orgoglio).
E fa male perché alla fine di ogni giornata il prezzo di chiusura fotografa crudamente se hai ragione o torto, e di quanto. Tutti noi vogliamo avere ragione, e ammettiamo con difficoltà i nostri errori. Per questo le perdite fanno tanto male: non solo c’è l’aspetto pecuniario ad affliggerci quando siamo in perdita, ma c’è anche l’idea di esserci sbagliati, di aver fatto la figura dei fessi.
Ecco quindi che è soprattutto l’impatto psicologico che si accompagna alla decisione d’investire che riveste un’importanza fondamentale nel determinare la qualità delle nostre scelte d’investimento. La maggior parte dei risparmiatori “fai da te” perde soldi costantemente nel lungo periodo non tanto per ignoranza, ma perché non sanno gestire l’aspetto psicologico (e quello strategico) legato alle proprie scelte d’investimento. Perché non sanno cosa vogliono davvero dalla gestione dei propri risparmi.
«Se la storia fosse tutto ciò che conta… (nell’investire)… le persone più ricche sarebbero i bibliotecari», (Warren Buffett). È una delle massime più famose dell’uomo che, più di altri, è arrivato a personificare l’acume finanziario, per la sua sorprendente capacità di battere il mercato più difficile del mondo, Wall Street, per anni ed anni. E fondamentalmente sta dicendo la stessa cosa: investire ha più a che fare con il carattere e la personalità che con la conoscenza. Di qui l’importanza di qualcuno che ti faccia capire la differenza tra scelte d’investimento giuste e sbagliate. La jungle guide.
Sono Alessandro Parravicini, CFA, professionista degli investimenti finanziari con 25 anni di esperienza alle spalle ed ho pensato che dopo tanto tempo passato dietro agli schermi e sui mercati, fosse utile condividere ciò che credo di aver imparato del mondo degli investimenti. Non offrirò comodi trucchi per investire con successo o per evitare di perdere soldi, ma una sintesi ragionata di ciò che ho imparato su questo mondo difficilissimo ma affascinante, riflessioni utili per chiunque voglia capire cosa vuol dire davvero investire dei soldi, vuoi in prima persona, ma anche attraverso i suggerimenti di un professionista, come i promotori finanziari o un private banker.
Cominciamo col dire che questo mestiere non è per tutti. E ciò non ha niente a che fare con l’intelligenza individuale o con la voglia di lavorare, quanto piuttosto con la natura intrinseca dell’attività in oggetto. Qui a differenza che in tutti gli altri lavori l’esito finale delle proprie decisioni viene completamente sottratto all’ambito di intervento di chi agisce: una volta che hai acquistato (o venduto) il gioco non è più nelle tue mani. Per questo molte persone che hanno avuto successo in altri campi professionali quando si cimentano in borsa tendono a fallire miseramente. Perché qui non importa quanto sei in gamba, furbo o lavoratore. Se non capisci la natura del “gioco” finirai inesorabilmente per perdere.
Immaginiamo la Borsa come un mare aperto; non si possono governare le onde o il meteo. Tutto ciò che i marinai possono fare è confidare nella propria imbarcazione e sapere andare per mare; segnata la rotta, la si segue, aggiustandola per tener conto del mutare del tempo. Ecco, investire è un po’ come andare per mare: bisogna avere fiducia nei propri strumenti e mantenere una chiara visione sul dove si vuole andare, consapevoli del fatto che, se anche non abbiamo potere sulla direzione dei mercati, abbiamo pieno controllo sulle nostre decisioni (e su quanti soldi vogliamo rischiare). L’importante è agire in modo logico e coerente.
Invece quello che di solito succede assomiglia molto al voler salpare senza conoscere le regole base della navigazione, su una barca mai vista prima e senza la minima idea sulla rotta da seguire. La maggior parte degli investitori “fai da te” si comporta sostanzialmente in questo modo: compra cose che non conosce (o che crede di conoscere perché il nome del titolo è familiare), solitamente dopo un ampio rialzo di borsa, perché nulla infonde una così mal riposta sicurezza come un grafico orientato in modo stabilmente positivo, ipotizzando che il recente trend debba continuare indefinitamente e senza nemmeno curarsi di “quanto” sta pagando per quell’asset, ovvero della sua valutazione.
Un vecchio proverbio di Wall Street dice che va bene fare errori, ma non è bene rimanere nel torto. In questo mestiere sono più le volte che ci si sbaglia e George Soros insiste spesso sul fatto che non ha importanza quante volte hai ragione, ma quanto guadagni quando hai ragione e quanto perdi quando hai torto. Per questo motivo è fondamentale, per ogni investimento, avere sempre presente fin dal principio le condizioni che ci porteranno a rivalutare a posizione, anche prendendo una perdita (contenuta: si dice che la prima perdita sia la migliore), ma conservando così quanto più possibile del capitale.
In questo libro ho riportato innumerevoli testimonianze di grandi investitori, contemporanei e del passato, che dimostrano come la capacità di gestire i propri errori (unita alla sapienza nel capitalizzare bene le volte che si ha ragione) sia un tratto fondamentale per sopravvivere nella giungla dei mercati. Era valido oltre un secolo fa e lo è tutt’ora, perché nonostante i cambiamenti occorsi sui mercati e negli strumenti finanziari, alla fine il fattore umano è una costante invariabile. Ecco perché, accanto alla descrizione dei meccanismi fondamentali che determinano il cambiamento dei prezzi di borsa, ho voluto riportare non solo i concetti base della finanza comportamentale, ma anche una folta letteratura di proverbi, modi di dire e battute celebri di alcune autentiche leggende dei mercati finanziari. Questo lavoro non si impara sui manuali, ma solo con la pratica; l’esempio dei tuoi colleghi e la tradizione orale costituiscono il bagaglio essenziale che forma la professionalità di chi si occupa d’investimenti ogni giorno. In queste pagine avrete la possibilità di capire davvero cosa vuol dire “stare” sul mercato e come si dovrebbero prendere le decisioni d’investimento.
da Jungle Guide. Investire: il modo più difficile per fare soldi facili, di Alessandro Parravicini, Mondadori, 2020