Per trovarci in fondo alla classifica, bisogna prendere la lente di ingrandimento. Nelle stime della Commissione europea, l’Italia si conferma il Paese con la crescita economica più bassa del vecchio continente: +0,3% nel 2020. Nessun altro Stato europeo quest’anno avrà una crescita sotto l’1%. E i rischi di un ulteriore ribasso sulle prospettive restano «pronunciati», dicono da Bruxelles. Allarme rosso, insomma. Tutti gli indici puntano al ribasso, e bisognerà ancora valutare i reali effetti del Coronavirus. Ma solo il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri sembra non essersene accorto. «Tutti i nostri indicatori ci danno per gennaio una situazione di ripresa. Produzione industriale e Pil dovrebbero salire. Parliamo di un rimbalzo a gennaio e siamo fiduciosi che l’economia possa ripartire», ha detto il ministro a Omnibus, su La7. In un moto di ottimismo solitario che tanto ricorda «il 2019 sarà un anno bellissimo» di Giuseppe Conte.
Tra le notizie dei 5.300 cassintegrati di Auchan-Conad, dei 6mila esuberi Unicredit e dei 1.200 di Air Italy, con la produzione industriale che è tornata a scendere, le parole di Gualtieri sono risuonate fuori contesto in una settimana in cui tutti gli indicatori economici raccontavano il contrario. E pure un compagno di partito dello stesso titolare del Mef, Paolo Gentiloni, oggi commissario Ue all’Economia, non ha potuto far altro che rimandare l’Italia alle valutazioni di giugno. «Registriamo che l’Italia si colloca certamente nel quadro di un rallentamento generale della crescita della zona euro, e il rallentamento è più accentuato», le parole di Gentiloni.
E i numeri delle stime della Commissione Ue non mentono. Seppur in un rallentamento generale, l’Italia va più lenta di tutti gli altri. Con una crescita dello 0,3% per il 2020 e dello 0,6% per il 2021, si conferma fanalino di coda nell’Ue. Eppure Gualtieri non si lascia andare al pessimismo: «Dopo il voto in Emilia Romagna e gli ultimi due giorni c’è stato un rally spettacolare, i nostri titoli stanno andando a ruba. E lo spread può ancora scendere». Per il futuro, aggiunge, «vogliamo eliminare del tutto le clausole di salvaguardia e stiamo lavorando a una riforma complessiva dell’Irpef», ma senza «fare cassa con l’Iva», anche se è possibile una rimodulazione. Ma ancora più ottimista di Gualtieri è la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, che dai pessimi dati europei estrae una sola informazione: «Il reddito di cittadinanza funziona». Laddove da Bruxelles dicono solo, in realtà, che il reddito di cittadinanza voluto dal Movimento 5 Stelle produce effetti redistributivi e che potrebbe sostenere i consumi privati con possibili effetti sulla crescita. Ma la crescita sempre quella resta.
Ma l’ottimismo sembra fermarsi tra via XX Settembre e il ministero del Lavoro. E altrove si respira tutt’altra aria. Nelle stesse ore in cui arrivano notizie negative da Bruxelles, Confocommercio diffonde le sue stime su febbraio, prevedendo una variazione congiunturale del Pil mensile del -0,1%. Dato che porterebbe a una decrescita di -0,6% rispetto allo stesso mese del 2018. Un quadro allarmante, reso ancora più grave dal fatto che – secondo Confcommercio – i consumi invece non decollano: a gennaio l’indice ha evidenziato un deterioramento della domanda delle famiglie, con un calo dello 0,4% su base congiunturale e una flessione dello 0,6% su base annua.
E un monito arriva anche dal presidente della Corte dei Conti Angelo Buscema, in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario 2020. A fronte del rallentamento economico in atto, «è necessario dare più spinta agli investimenti pubblici», ha detto Buscema. «La fase di preparazione del Def 2020 diventa occasione decisiva, un banco di prova per tutti. Sarà necessario definire un programma in grado di invertire la tendenza insita nelle previsioni prevalenti per il nostro Paese». Vista la crescita e la bassa inflazione, «i margini per la riduzione del rapporto debito/Pil si fanno molto stretti». Ma il 2020 sarà un anno bellissimo. Come il 2019.