Le conseguenze del virusSecondo l’Fmi, l’Italia perderà oltre 9 punti di Pil

Il rapporto stagionale del Fondo Monetario Internazionale dà il nostro Paese tra quelli più colpiti dalla pandemia in termini economici, con ripercussioni sostanziali su tutto il 2020 e crescita contenuta anche nel 2021

FMI
JIM WATSON / AFP

Quasi 10 punti, precisamente il 9,1%. Questa la perdita in termini di Pil che il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) quantifica per l’Italia come conseguenza del coronavirus. Nelle previsioni di primavera del World Economic Outlook, infatti, si prevede una recessione a livello mondiale del 3% per il 2020, «peggiore della crisi finanziaria del 2008-2009», seguita da un rimbalzo positivo del 5,8% nel 2021. Per l’Italia, la ripresa il prossimo anno dovrebbe essere pari al 4,8%. A condizione, però, «che la pandemia si dissolva nella seconda metà del 2020 e che le misure contenitive siano via via alleviate». «I rischi di conseguenze più deleterie, però, sono significativi», specifica il rapporto. Per la capoeconomista dell’Fmi, Gita Gopinath, la perdita in termini di Pil a livello mondiale potrebbe essere pari a 9mila miliardi di dollari, più del Pil del Giappone e della Germania messi insieme.

Per il Fmi, l’Italia è senza dubbio tra i paesi più colpiti, preceduta in Europa solo dalla Grecia, per la quale il calo del Pil sarà del 10%. In Germania, il virus avrà un impatto economico pari al 7%, seguito da un aumento del 5,2% nel 2021. L’Eurozona nel complesso vedrà il suo Pil ridursi del 7,5%, seguita da un +4,7% nel 2021. Fuori dall’Europa, solo Libano (-12%), Venezuela (-15%) e Macao (-29,6%) faranno peggio. Negli Stati Uniti, l’Fmi prevede una contrazione del 5,9% e poi una crescita del 4,7%. A salvarsi dal segno meno saranno la Cina, la cui crescita si ridurrà però all’1,2%, e l’India, con l’1,9%. I due paesi torneranno a crescere del 9% e del 7,4% rispettivamente nel 2021.

Secondo l’Fmi, in Europa andrebbero previsti aiuti mirati per i Paesi più colpiti. A livello internazionale, in particolare, «una forte cooperazione multilaterale è essenziale per superare gli effetti della pandemia». Per il direttore generale dell’Fmi, Kristalina Georgieva, questa sarà la recessione più severa dalla Grande depressione del 1929. Sono previsti in particolare tre scenari, a seconda di come l’epidemia dovesse evolvere: il primo è che occorra più tempo del previsto per frenare il contagio, il che in termini economici comporterebbe una recessione di 3 punti più grave di quella stimata, e un recupero di un punto in meno rispetto alla previsione nel 2021. Il secondo scenario prevede che arrivi una nuova ondata di pandemia nel 2021, il che comporterebbe un annullamento della ripresa ipotizzata. Il terzo scenario combina i primi due, ed è quello più disastroso: la recessione si prolungherà anche nel 2021, con una perdita di Pil di 8 punti superiore a quella prefigurata.

Ciò detto, per l’Fmi la priorità assoluta deve essere data a «contenere la pandemia», in primo luogo sostenendo finanziariamente più di prima i sistemi sanitari. Secondo il rapporto, i governi devono assicurare che le persone e le famiglie possano provvedere ai propri bisogni essenziali e fare sì che le imprese possano ripartire rapidamente una volta che la fase acuta dell’epidemia si sarà conclusa. Per questo serviranno misure e politiche finanziarie e monetarie specifiche. Nel mondo, sono già pari a circa 8mila miliardi le misure adottate, un indicatore positivo della risposta di molti paesi. A questi, si dovranno aggiungere le misure delle Banche centrali: in questo senso, l’Fmi incoraggia gli istituti a rinegoziare i prestiti concessi a famiglie e imprese in difficoltà.

Uno degli ambiti dove il coronavirus impatterà di più, mette in guardia l’Fmi, è la disoccupazione. Per l’Italia è previsto un aumento dal 10 al 12,7%, ma in altri Paesi andrà peggio: in Portogallo dovrebbe raddoppiare a quasi il 14%, in Grecia salirà al 22,3% e in Spagna al 20,8%. Unica virtuosa la Germania, che rimarrà sotto al 4%. Complessivamente, nell’Eurozona si prevede che la disoccupazione salga al 10,4% nel 2020, scendendo leggermente (8,9%) nel 2021.