Forse è malato. Forse è in gravi condizioni dopo un intervento al cuore. Forse è morto. Nessuno, dopo giorni, conosce la verità su Kim Jong-un. Il presidente americano Donald Trump dice di sì, ma non la può dire. Dalla Corea del Sud non hanno notato «niente di insolito» e invitano a lasciar perdere le illazioni. Per alcuni esperti, al contrario, ci sono indizi sospetti. E per Antonio Razzi – eh be’ – Kim sta benissimo, anzi: lui lo aspetta in Abruzzo per mangiare arrosticini insieme.
Le speculazioni sulla sua salute sono cominciate dopo il 15 aprile, quando il leader nordocoreano non si è fatto vedere alle celebrazioni del compleanno del nonno Kim Il-sung, fondatore del Paese e ormai considerato una figura semi-divina. In otto anni di governo non era mai successo.
Secondo quanto rivela una fonte anonima al sito sudcoreano –ma specializzato in questioni nordcoreane – DailyNK, pochi giorni prima, il 12 aprile, Kim Jong-un si sarebbe sottoposto a un delicato intervento chirurgico al cuore. Il 25 aprile la Reuters riporta che la Cina avrebbe inviato in Corea una squadra di esperti, tra cui medici.
Forse per fronteggiare l’emergenza coronavirus (che in Corea del Nord, a livello ufficiale, non c’è, ma nessuno ci crede) oppure – si immagina – per occuparsi della salute del leader. Il ministro dell’unificazione sudcoreano Kim Yeong-chul, le considera entrambe fake news.
«Di fronte a queste voci occorre essere molto cauti», spiega a Linkiesta Anna Fifield, autrice di “The Great Successor: The Secret Rise and Rule of Kim Jong Un” e giornalista del Washington Post. «La Corea del Nord custodisce le informazioni sul suo leader e sulla sua salute con estrema attenzione». E ricorda che ci sono dei precedenti.
«Nel 2014 Kim Jong-un era scomparso per almeno sei settimane e anche in quel caso c’erano state diverse speculazioni. Ma poi è tornato e, anzi, è diventato più forte e sicuro». La cosa migliore in queste situazioni è non lanciarsi in ipotesi ma «aspettare e vedere cosa dirà la Nord Corea quando riapparirà». Se riapparirà.
«Ci possono essere diverse ragioni per cui è assente», continua. «Ad esempio, potrebbe non volersi avvicinare alla folla durante l’epidemia di coronavirus». Oppure «potrebbe davvero avere problemi di salute, ma nessuno può dire se si tratti di qualcosa di grave o no».
Considerata la sua stazza, «è lecito pensare a un intervento al cuore. Kim Jong-un è estremamente sovrappeso e fuma di continuo. Respira e cammina come un uomo ben più anziano rispetto ai suoi 36 anni. Credo che tutti questi elementi abbiano contribuito alla diffusione delle voci».
Tra le altre possibilità contemplate c’è quella di un suo soggiorno a Wonsan, località affacciata sul mare del Giappone: osservando alcune immagini satellitari gli analisti avrebbero rintracciato nelle vicinanze il suo treno e alcune imbarcazioni usate da lui. Non sarebbe però dirimente. Perché è lì? È un periodo di convalescenza? Ha preso il coronavirus? O i capi del partito e dell’esercito stanno lavorando alla sua successione?
Su questo, continua Fifield, «il grande problema è che non c’è nessun successore chiaro. I membri della famiglia Kim rivendicano il diritto di governare perché nelle loro vene scorrerebbe il mitologico “sangue paektu”. L’unica che gode di una posizione nel regime e ha un profilo pubblico, al momento, è la sorella minore, Kim Yo Jong».
Ed ecco l’impasse: non soltanto «è molto giovane (ha 31 anni) ma, cosa più grave, è una donna. La Corea del Nord si attiene per tradizione a regole molto conservatrici di stampo confuciano, per le quali essere maschio e anziano è molto importante. È difficile immaginare come possa essere lei a prendere il potere. Ma non c’è nessun altro».
Negli ultimi due anni «la sorella ha assunto un ruolo nel regime sempre più prominente, ma comunque di sostegno: porta penne e libri al fratello, si assicura che tutto vada liscio e che lui appaia al meglio. È un ruolo simile a quello che aveva sua zia nei confronti di suo padre, Kim Jong-Il.
Sembra anche molto competente e preparata – ricordiamo che seppe affascinare anche i Coreani del Sud, quando si recò nel Paese per le Olimpiadi invernali del 2018. Ma su di lei non c’è la stessa propaganda che si fa per gli uomini». Addirittura, «i media statali non hanno mai detto che si tratta della sorella del leader».
Per cui, con ogni probabilità, ci sarà «una sorta di lotta per il potere tra il Partito e gli ufficiali militari, o forse tutto questo finirà con l’insediamento di una giunta militare. Non lo sappiamo». Ma quello che è certo è che finora la Corea del Nord «si è dimostrata molto brava a sfuggire a ogni tipo di previsione».