Silvio Berlusconi è un uomo crudele. Con le sue parole, cioè alludendo a un «governo delle quattro sinistre», sta infatti illudendo a molte persone sinceramente di sinistra.
Tutti coloro che periodicamente, giusto per fare l’esempio più semplice, rimpiangono, metti, i tempi di Enrico Berlinguer e del suo partito accompagnato da un consenso di massa.
Persone convinte che allora la sinistra fosse presente, attiva e operante, un tangibile presidio di lotta e di governo. Parliamo degli stessi che, sospirando, ancora adesso sentono amarezza per i tempi ormai trascorsi, quando le feste de l’Unità erano davvero tali.
Va da sé che della sinistra manca ormai ogni traccia, sia detto nel senso di una forza antagonistica in grado di suggerire il sogno gramsciano della “città futura”.
Volendo utilizzare un’espressione prosaica potremmo aggiungere che neppure con i metal detector sarebbe possibile farla riaffiorare, se non come testimonianza senile individuale, memoria da consegnare alle teche degli storici, punto.
E non sembri questa una metafora, piuttosto la semplice descrizione delle «ironiche rovine», espressione che prendiamo in prestito dalla Metafisica di Giorgio De Chirico, rottami evidenti, cui quest’ultima è ridotta.
A parere di alcuni, il tracollo sarebbe incominciato con la marcia dei 40.000: i quadri della Fiat scesi in piazza in risposta al massimalismo operaio.
Vorremmo però anche rammentare le resistenze alla televisione a colori da parte proprio del Pci nelle stesse settimane in cui esattamente Silvio Berlusconi, lo stesso che attualmente denuncia l’esistenza addirittura di «quattro sinistre» (sic), varava la sua inenarrabile avventura televisiva cioè l’affermazione della società dello spettacolo politico-mediatica.
Tornando al mattino di quarant’anni dopo, al presente, così parlò Berlusconi: «Sull’intera strategia del governo di fronte a una pandemia noi abbiamo messo sul tavolo molte nostre proposte che riteniamo indispensabili. Lo abbiamo fatto e lo facciamo con spirito costruttivo. Anche se questo governo delle quattro sinistre naturalmente non è il nostro e non lo potremo mai sostenere».
Quattro sinistre, denuncia il fondatore di Forza Italia, avete letto bene! Quattro sinistre nominate come fossimo in presenza dei Cavalieri dell’Apocalisse citati nelle Scritture e raffigurati spettralmente da Dürer.
Crudelmente, casualmente, incidentalmente mentre provo a buttare giù queste righe mi imbatto in un patetico (mai termine risultò più proprio) “Dialogo nell’inverno 1994” tra gli scrittori “di sinistra” Paolo Volponi e Francesco Leonetti, quest’ultimo già voce del corvo cui Pasolini in “Uccellacci e uccellini” attribuisce il ruolo dell’ideologia.
Dove entrambi riflettono sulle prospettive della sinistra proprio nell’anno del varo di Forza Italia. Così Volponi: «Le ore della televisione non aumentano la ricchezza del Paese, ne deprimono la coscienza culturale».
Lascia perdere adesso i pulviscolari movimenti che ancora adesso mostrano la falce e martello nei propri contrassegni elettorali, al momento l’unico dato certo è il dissolvimento della sinistra, e lo è ancora più evidente ricordando che si trattava di un’area ampia e diffusa nel corpo sociale del Paese, un «popolo».
No, il Pd non è mai stato di sinistra, semmai la prova provata che il percorso di mutazione del Pci attraverso Pds, Ds, fino appunto alla “vocazione maggioritaria”, sta lì a testimoniare l’irriformabilità della sinistra in senso “governativo”, assodato che il ruolo di questa coincide, lo si voglia o no, con l’ambizione di tagliare la testa ai re, una collocazione che giunge da prima della rivoluzione francese del 1789, quando i rappresentanti della Montagna, i Giacobini e i Cordiglieri scelsero a sedersi nella parte sinistra degli Stati Generali, così, alla fine, la testa a Luigi la tagliarono per davvero.
Ben altra cosa quella di chi non è riuscito neppure a fare una legge sul conflitto di interessi.
E, quanto al Movimento 5 Stelle, non proviamoci neppure; ma la quarta, la quarta non riusciamo davvero a immaginare quale sia. Giuseppe Conte di sinistra? Vogliamo scherzare?
Alla fine, non resta che provare a intuire dove le abbia viste queste quattro sinistre il proteiforme Berlusconi, anzi, se avesse la bontà di segnalarne l’ubicazione e il civico esatti, fare cosa buona e giusta nei confronti di tutti coloro che ancora adesso rimpiangono i tempi in cui si poteva cantare “Bandiera rossa” senza provare la tristezza di ciò che sempre Pasolini chiama la Dopostoria.