Vacanze slow in pieno stile italiano: l’idea che anima Carlotta Carlini e Roberto Rizzo è proprio questa, ed è nata in quarantena. Perché se la vita è una combinazione tra magia e pasta, loro hanno trovato la quadratura del cerchio. Siamo a Soriano nel Cimino, un borgo con un centro storico di meno di duecento anime a 15 chilometri da Viterbo, nel Lazio.
Uno chef salentino che ha avuto delle esperienze all’estero, ha lavorato molto a Milano e negli ultimi anni ha scelto insieme all’amica e collega, nata a Fregene, di cambiare vita proprio in quarantena.
Non volendo passare il lockdown rinchiusi in pochi metri quadrati, senza grandi prospettive lavorative, visto che la loro precedente esperienza prevedeva una clientela al 100% straniera, hanno deciso di trasferirsi nel loro posto del cuore, affittando un appartamento e iniziando a ristrutturarlo con le loro mani e le loro forze.
Il tempo non mancava, le energie nemmeno: e il loro sodalizio professionale si è man mano rafforzato, così come l’idea di riprendere il lavoro fatto fino ad allora e di rimodularlo sulle nuove esigenze e sulla nuova situazione contingente.
Perché Carlotta e Roberto, negli anni appena prima di questo bizzarro 2020, gestivano una villa nella Puglia amata dagli stranieri, cucinando e intrattenendo gli ospiti con attenzioni e cura, pranzi, allestimenti e esperienze indimenticabili.
Una coppia nel lavoro, che costruiva progetti personalizzati per chi si poteva permettere una vacanza studiata nei minimi dettagli, e completamente esclusiva.
Chiusi i confini e finiti gli stranieri, perché non provare a proporre la stessa cosa, ma in versione pop e italiana? Il sogno ha preso forma piano piano, nelle settimane del lockdown, fino a diventare un progetto e una realtà nelle settimane successive. Con un appartamento che è diventato il nuovo luogo d’accoglienza, e i piatti di Roberto che saranno il centro dell’esperienza di vacanza che tutti potranno vivere e permettersi.
È Carlotta a raccontarci: «Quando in Italia si è bloccato tutto ci siamo detti: perché non ripartire da qualcosa che possa essere più semplice e creare unione in Italia e per l’Italia? E allora ho preso la decisione di trasferirmi definitivamente qui, perché questo posto mi piace e perché ancora prima del lockdown sentivo l’esigenza di un approccio alla vita un po’ più lento e un po’ più vero. Ma sicuramente questo blocco è quello che ci ha offerto l’occasione e la spinta per partire davvero con il progetto. Alla fine non volevamo subire questa situazione più di quanto le difficoltà imponessero. E la nostra reazione è stata di provare a trovare una dimensione diversa. Roberto è rimasto bloccato a Milano, quindi abbiamo lavorato a distanza, ma da inizio maggio è qui con me e ci stiamo dedicando a finire la ristrutturazione dell’appartamento, che sarà il centro della nostra nuova vita professionale. Molte esperienze che proporremo agli ospiti saranno all’aperto, mentre in casa organizzeremo cooking class e cene private. Qui abbiamo una casa piccola, ma non ci interessa la quantità, vogliamo coccolare anche solo due ospiti».
E oltre all’accoglienza è partito, solo tramite un curatissimo profilo instagram, il lancio di una linea di prodotti del territorio – in queste settimane c’è la camomilla che qui cresce spontanea e i due ragazzi raccolgono e spediscono – e t-shirt ironiche che promuovono proprio la classica way of life all’italiana. Continua Carlotta: «Non abbiamo risorse, ma l’amore per ciò che facciamo e la passione ci spingono oltre. È facile lavorare per quello in cui si crede».
Roberto è l’anima gastronomica del duo, e apprezza molto l’entusiasmo che Carlotta sta mettendo nel progetto: «Carlotta ha un modo unico di interpretare la cucina e lo stile di vita che proponiamo. Ha un gusto e uno stile innato, poi è in grado di tessere belle relazioni, e questo per noi è un ottimo biglietto da visita. Pur non avendo studiato fotografia ha un’eleganza tutta sua nel comunicare che ci dà una forte caratterizzazione. Credo si percepisca che cerchiamo di proporre contenuti, dando valore al lavoro e con la voglia di fare cose fatte bene. Ma che siano comunque alla portata di tutti e semplici. Alla fine stiamo proponendo le cose belle di una vita quotidiana degli anni ’50 e ’60. Giri qui nei dintorni con la 500 di Carlotta e un cestino da pic nic, una serata con la pizza cotta nel forno a legna. Oggi che andare al mare potrebbe essere un problema, scoprire i borghi e l’entroterra, fare una vacanza lenta in campagna potrebbe essere la soluzione. Credo che quest’anno vada necessariamente riscoperta la bellezza del nostro paese: in fondo perché fare ore di aereo per trovare un mare meno bello e una cucina meno buona?»
La nuova dimensione pare appartenere loro da sempre. Anche se non siamo convinti che troveranno quella tranquillità sperata, visto il tanto lavoro di accoglienza che li aspetta: «Ma no – rispondono in coro – qui è tutto diverso. È un altro modo di lavorare. Quando si vuole ci si ferma sotto un albero a leggere un libro, è comunque una vita più lenta, non c’è il cartellino da timbrare. E poi ci piace essere presi da qualcosa che è nostro, da condividere con chi ha la nostra stessa visione delle cose».