Alberi e pagine Suite per un castagno: la poetica di Raethia Corsini (e la ricetta del castagnaccio)

Esce per Guido Tommasi un memoir che ci porta tra le foglie di uno degli alberi più nutrienti e resilienti, che come un maestro di vita accompagna l’autrice alla riscoperta della sua formazione, anche gastronomica

Pianta dei primordi, sopravvissuta alle grandi rivoluzioni geofisiche del Pianeta, per millenni i frutti del castagno hanno nutrito gli esseri viventi, tanto da meritare il nome di albero del pane; una fonte economica e di scambio che ha favorito la formazione delle civiltà moderne. Una pianta che sembra partecipare alle complessità del mondo, dell’ecosistema e della storia, con la serena resilienza di chi non ha fretta perché sa di avere molto da esprimere in ogni stagione. Come un maestro di vita.

Con la lente dei ricordi di un’infanzia e un’adolescenza trascorse in pieno contatto con la natura, Castagne ci riporta a quelle radici, in un viaggio-memoir che vagabonda tra storie personali, letterarie, culinarie, fantastiche. Raethia Corsini, milanese per caso e toscana da cinque generazioni, le narra prendendo come guida e punto di riferimento il castagno.

Diviso in stagioni, il libro mescola sul filo delle parole racconti, botanica, tradizioni contadine e vita vissuta con leggerezza e accuratezza distribuite con sapienza in egual misura.

Le estati dell’infanzia, però, erano lontanissime da quell’evento e da considerazioni così meditabonde. Forse per questo le reminiscenze sono rimaste immacolate nell’archivio della mente, rendendo possibile, oggi, ripescarle come perle, avvistarle come mosche bianche.

E dunque, seguendo l’intreccio di ricordi, riacciuffo quello del secondo lavoro stagionale: fare il garzone per consegne a domicilio. Era questione totalmente diversa dallo scacciare ditteri dal naso dei clienti dello zio barbiere. Intanto le mance erano più consistenti e pure la fatica. Molti villeggianti abbienti trascorrevano tutta l’estate nelle loro seconde case e la mattina, prima o dopo le passeggiate fra i monti e i torrenti limpidi, andavano a fare la spesa. Sceglievano, ordinavano, pagavano e si facevano portare i sacchetti ricolmi a domicilio. A me nonno Mengo affidava i più leggeri, ma anche i più delicati con uova e latte, per esempio. Li trasportavo su per le salite asfaltate dal centro del paese verso le ville, lungo la via principale o per gli sterrati che portano al limitare del bosco, dove il crick crack del mio passo sul brecciolino sdrucciolevole, sparso sulla terra secca, si mescolava al via vai dei piedi di escursionisti in vacanza. 

Arrivavo a destinazione col sacchetto, chiamavo o suonavo il campanello, quando c’era, consegnavo la merce e ricevevo caramelle, chewing gum e una bella manciata di monetine. Era un lavoro di responsabilità, mi sentivo importante, ma soprattutto lungo il tragitto, all’ombra dei castagni, godevo un tempo sospeso per giocare con la fantasia: un giorno anch’io avrei avuto una villa e sarebbe stata come quella casetta di legno sulla curva, nella zona residenziale ai bordi del bosco. Quanto amavo quella casa. Non era la più bella, né la più elegante né tanto meno la più lussuosa. Era una casa mobile, da fiaba, giusta per due persone e un gatto, per dire. Però era circondata di fiori e piante e farfalle bianche che d’estate si confondevano con la moltitudine d’infiorescenze. Quando andavo a consegnare la spesa alla famiglia della casa di legno, finivo per perdermi nel contemplarla e capitava facessi tardi a pranzo.

 

E tra le righe, non mancano le ricette, come questa – super classica – del castagnaccio.

Castagnaccio

Ingredienti per 4 persone

250 g di farina di castagne
500 g d’acqua
100 g di pinoli
1 rametto di rosmarino
80 g di uvetta, più un po’ per guarnire 100 g di gherigli di noce

3 cucchiai di olio extravergine d’oliva 1⁄2 cucchiaino di sale fino

In una ciotola setacciate la farina di castagne e aggiungete l’acqua fredda un po’ alla volta, mescolando con una frusta e facendo attenzione che non si formino grumi. L’acqua può anche non essere utilizzata tutta: ne serve in quantità sufficiente a ottenere una pastella consistente e liscia, senza grumi. Coprite la ciotola con un panno pulito e lasciate riposare per 20-30 minuti . Poi unite mezzo cucchiaino di sale fino, 2 cucchiai di olio e l’uvetta precedentemente fatta rinvenire in acqua tiepida, scolata e strizzata. Infine, aggiungete la frutta secca spezzettata e continuate a mescolare.

Prendete una teglia bassa e larga, ungetela con il cucchiaio di olio rimasto e versateci l’impasto distribuendolo affinché prenda uno spessore di circa un dito. Guarnite con qualche uvetta e aghi di rosmarino, mettetelo in forno già caldo a 200°C e cuocete per 50 minuti. Quando la superficie sarà screpolata, il castagnaccio è pronto. Servitelo tiepido o freddo. Si conserva per qualche giorno.

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