ReplicaTrenord risponde al nostro articolo

L’azienda che gestisce i trasporti ferroviari respinge il titolo del pezzo pubblicato su Gastronomika e in una lettera aperta spiega le sue ragioni. Con una proposta dedicata ai riders

In seguito all’articolo di Aldo Palaoro, la risposta di Trenord.

Respingiamo fermamente il titolo “Black Lives Matter, ma non su Trenord” pubblicato nella rubrica Gastronomika del vostro sito. Il divieto di trasportare biciclette non compatibili con le carrozze viaggiatori, riguarda la sicurezza del servizio, non il colore della pelle dei passeggeri!

Il fenomeno dei rider che, specialmente la sera, affollano i treni lombardi è diventato incompatibile con le più elementari norme a tutele della sicurezza ferroviaria: le bici accatastate nei vestiboli e a ridosso delle porte violano qualsiasi possibilità di evacuazione in caso di emergenza, impediscono il regolare passaggio delle persone all’interno del treno e costituiscono pericolo per i clienti.

Non c’è nulla di sbagliato né di scandaloso in questa disposizione che, peraltro, s’aggiunge alle cogenti norme sul distanziamento per l’emergenza Covid-19. Sui treni si viaggia nel rispetto delle regole. Senza se e senza ma. Non vogliamo lasciare a terra nessuno, ma dobbiamo impedire a chiunque di giustificare soluzioni di trasporto ferroviario prive di sicurezza. Proporremo ai riders l’unica soluzione possibile: treni specifici in determinati orari, con carrozze “prestate” al carico esclusivo delle bici. Il rider, munito di titolo di viaggio per sé e la bicicletta – ça va sans dire -, si accomoderà su un’altra carrozza e ritirerà il mezzo solo al suo arrivo.

I treni non sono attrezzati per il trasporto biciclette? Ebbene no, non sono attrezzati. In Lombardia sono stati concepiti, quando il fenomeno dei riders non esisteva affatto, per un trasporto di massa che non ha eguali nel sud Europa. Lo stucchevole confronto con altre regioni non regge in alcun modo, considerati i flussi passeggeri fino a sei-sette volte inferiori a quelli lombardi.

Il numero limitato di biciclette, che si potrà trasportare sui treni, riguarderà il sempre più vasto mondo del cicloturismo che non si muove in massa ma, al più, attraverso un sistema organizzato di comitive che Trenord ha sempre gestito e continuerà a gestire.

Tutti i 185 treni nuovi, che nei prossimi tre anni immetteremo in servizio, sono dotati di spazi evoluti per le due ruote, con possibilità di ricarica elettrica. Ma l’intermodalità di massa è fondata sulla filiera dei mezzi in sharing (bici, monopattini, auto elettriche, …) che costituiscono il compimento del primo e dell’ultimo miglio. La soluzione non potrà certo essere quella di carri per biciclette agganciati ai vagoni dei pendolari, degli studenti e dei turisti. La lunghezza delle banchine nelle stazioni è appena sufficiente per il trasporto delle persone. E quando diciamo “persone”, pensiamo a tutte le donne e gli uomini che possono muoversi liberamente alla sola condizione di rispettare la libertà e la sicurezza degli altri.

Proviamo ribrezzo per quel titolo. Cambiatelo, grazie.

(L’abbiamo fatto, nrd)

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