Realtà vs ImmaginazioneAbbiamo sbagliato: andare al mare è davvero come ce lo ricordavamo

Gli stabilimenti balneari si sono adeguati e sono pronti per la stagione estiva più complicata di sempre. Anche bar e ristoranti hanno trovato la loro dimensione, nel tentativo di offrire un servizio di qualità e in piena sicurezza

AFP

«La domanda che tutti i clienti mi rivolgono è principalmente una: siete aperti?». Un sorta di leitmotiv in queste prime battute dell’estate 2020, racconta Sergio Morettoni, proprietario de Ai Delfini, stabilimento balneare e area sosta camper situato sulle coste dell’Argentario (Toscana). «Per il resto ci stiamo attenendo alle normative regionali e nazionali, senza troppo stravolgere il nostro consueto operato stagionale. Abbiamo intensificato i momenti di pulizia e sterilizzazione, ma venire al mare non è poi così diverso dalle altre estati» aggiunge Morettoni.

Ai Delfini si respira un’aria distesa. Il sole si posa sulle onde del mar Tirreno, mentre la spiaggia chiara ricorda lidi tropicali. La stagione balneare anche qui è iniziata con fatica, scandita dai decreti ministeriali e dalla situazione epidemiologia della nazione. A differenza, però, delle spiagge libere, gli stabilimenti balneari come i Delfini hanno dovuto fare i conti con altri fattori innescati dall’emergenza. Fattori di natura sia economica sia legati allo stato d’animo della popolazione italiana. «Abbiamo registrato un calo iniziale nelle prenotazioni che in qualche modo si è avvicendato con la ripresa di questi ultimi giorni. Molti clienti hanno disdetto gli ombrelloni o la piazzetta per il camper prenotati per la stagione a causa delle poche finanze, della mancanza di ferie o dei timori che il Covid-19 ha creato in ognuno di noi. Molti altri invece, principalmente liberi professionisti, si sono avvicinati alla nostra realtà per la prima volta» spiega ancora Morettoni.

Un bilancio quindi che sta cercando la sua stabilità. Tenendo conto anche dei costi aggiuntivi che si sono presentati. Oltre a quelli calcolati per dipendenti e gestione generale dell’intero stabilimento, a gravare su chi affitta ombrelloni e lettini sono infatti anche i prezzi delle sostanze chimiche per la sterilizzazione e il mancato guadagno derivante dagli ombrelloni e i lettini tolti per rispettare le distanze. «Fortunatamente noi disponevamo già delle metrature tra un ombrellone e l’altro imposte dalle linee guida ministeriali. E così abbiamo potuto metterli quasi tutti. Mentre per la sterilizzazione i costi sono onerosi, e ci auguriamo che a fine stagione o inizio della prossima venga ridistribuito del credito per ammortizzarli» continua il gestore dei Delfini.

Per il resto, tutto è ripreso con regolarità. Nei giochi da spiaggia, per la regione Toscana, sono compresi quelli che non prevedono contatto fisico. È quindi tornato di moda il Sup (una variante del surf) e il beach tennis. Mentre per le bocce, il beach volley e il beach soccer si deve attendere il via libera del governatore Enrico Rossi.

Quanto alla sicurezza: nuotare in mare è ovviamente privo di ogni rischio di contagio, e lo stabilimento balneare è tappezzato di punti igiene dove lavarsi le mani con il gel disinfettante e di totem nel quale leggere le regole da mantenere all’interno dello stabile. In più, i bagnini e chi accoglie camperisti e turisti indossa sempre i dispositivi di protezione individuale; in aggiunta alla lista che l’amministrazione stila ogni girono con i nomi e gli indirizzi dei clienti che usufruiscono dei servizi dello stabilimento o dell’area sosta.

Tornare al mare in tutta sicurezza si può, quindi. E per chi del contesto marino ama sopratutto i piatti tipici e i cocktail rinfrescanti, Ai Delfini si è fatto pioniere in questa fase storica anche nel campo della ristorazione e del bartending. Oltre alla stabilimento, infatti, Ai Delfini dispone di un ristorante (“da Luisa”) e di un bar dai quali godere dei lunghi tramonti maremmani. «Siamo ripartiti perché non potevamo fare altrimenti. Durante la settimana risentiamo leggermente di un calo di clienti, mentre nel weekend torniamo agli standard delle stagioni precedenti» assicura Luisa Albertazzi, proprietaria di ristorante e bar.

La ristorazione, in questo periodo, si è trovata a lottare con un virus nel virus: la paura dei clienti. Le restrizioni, i Dpcm e le normative che misuravano la distanza tra i tavoli con il metro, hanno offuscato il ricordo che avevamo dei nostri locali preferiti. Quando la realtà è invece molto meno complessa. «Sul lato dell’igiene, tolti i dispositivi di protezione individuale per i dipendenti e la sterilizzazione continua di spazi e oggetti del ristorante, per noi non è cambiato poi molto. La pulizia è per noi fondamentale da sempre, e i nuovi criteri si sono rilevati solo in minima parte più impegnativi di quelli “in tempi di pace”. Il nostro obiettivo adesso è farlo capire ai clienti: non c’è nulla da temere, se tutti rispettiamo le norme» chiarisce Luisa.

In questi ultimi giorni, Ai Delfini si è cominciato anche a pensare alla possibilità di poter fare della musica dal vivo e alcuni eventi privati. L’unica preoccupazione, però, rimane l’educazione del cliente. «Superare questo momento di blocco può essere meno difficile con la complicità dei clienti. Oltre ai local, i clienti più presenti sono tedeschi e milanesi: troppe volte però capita di vederli arrivare senza mascherina, in gruppi di 10 persone o perfino in costume e ancora bagnati. Purtroppo non sono più possibile certe libertà: ho stabilito un limite massimo di clienti per tavolo, tutti devono indossare le mascherine finché non sono seduti e la prenotazione è diventata quasi obbligatoria. Per tornare alla normalità ognuno di noi deve fare la sua parte. Tutti, nessuno escluso» conclude Luisa.

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