La nomina di Olaf Scholz a candidato alla Cancelleria per la SPD (Partito Socialdemocratico di Germania, ndr) era una scelta prevedibile, ma non del tutto scontata. Durante i mesi più duri della pandemia il vice Cancelliere e ministro delle Finanze ha ottenuto un’enorme popolarità, soprattutto grazie alla sua gestione degli aiuti finanziari, e il peso del suo nome in vista delle elezioni dell’anno prossimo cresceva sempre più; tuttavia, la fluidità della situazione sia dentro che fuori il partito lasciavano supporre che, nonostante Scholz fosse il favorito, la partita non fosse del tutto chiusa.
Lunedì mattina, invece, la leadership socialdemocratica ha sciolto ogni indugio e ha chiuso la questione: sarà lui il candidato sostenuto dalla SPD. Una decisione formalizzata con largo anticipo rispetto alla data delle elezioni, previste per l’autunno 2021, ma che è figlia di una delle critiche più dure emerse quattro anni fa, quella di aver atteso troppo a lungo per convergere su un nome. Stavolta i socialdemocratici hanno fatto le cose decisamente in tempo, nonostante la pandemia sia ancora in cima ai pensieri di tutti.
Adesso c’è almeno un punto fermo, in prospettiva della Bundestagswahl 2021: e questa novità ha inevitabilmente delle conseguenze per tutto il quadro politico tedesco, che si prepara alla sua prima elezione da tempo quasi immemorabile in cui il candidato favorito non si chiama Angela Merkel. In particolare, è ragionevole ipotizzare che la nomina di Scholz abbia causato più di un malumore fra gli esponenti di punta dei partiti; ma anche che qualcuno – uno in particolare – non ne sia del tutto dispiaciuto, anzi.
Uno che certo non è contento è Markus Söder. Il Governatore bavarese e leader della CSU è ormai da tempo in lizza per la candidatura dei conservatori, ed è riuscito a sfruttare la lotta contro il coronavirus – che ha colpito la Baviera molto duramente – per diventare una delle figure più apprezzate dello scenario politico: nei sondaggi di popolarità è ormai stabilmente ai primi posti, ed è chiaro che qualunque decisione verrà presa nell’Union dovrà tenerne debitamente conto.
Oltre alla gestione energica della crisi sanitaria, uno dei punti di forza di Söder è stata la sua decisa inversione di rotta rispetto alla precedente leadership della CSU, incarnata soprattutto da Horst Seehofer. I due non si sono mai amati, e Söder non ha mai fatto mistero di ritenere un errore politico e anche strategico la “rincorsa a destra” del suo predecessore, che ha talvolta reso i cristiano-sociali indistinguibili da AfD ed è stata peraltro sonoramente bocciata dagli elettori nel voto locale del 2018.
Söder è uno che guarda al centro ed è aperto a collaborare con i Grünen: e proprio per questo non avrà certo accolto con entusiasmo l’arrivo di un avversario, e che avversario!, a contendergli quello spazio. Anche Scholz guarda al centro, pur non ponendo limiti a sinistra: ed ha tutte le carte in regola per diventare un potente catalizzatore del voto centrista, che teme gli estremi e vuole affidarsi a leader di provata esperienza. Un identikit che pare cucito addosso a Söder, ma anche a Scholz.
Inoltre, se c’è una cosa che in questo momento proprio non serve al capo della CSU è spostare l’attenzione dalla pandemia alla campagna elettorale: mantenere la lotta al virus al centro della scena gli ha portato moltissima popolarità e grande credito, cambiare orizzonte puntando già al 2021 lo mette inevitabilmente nel ruolo di inseguitore visto che dall’altra parte si è già partiti, mentre il fronte conservatore è da quel punto di vista ancora in alto mare. Anche i Verdi probabilmente non avranno accolto l’annuncio con grande entusiasmo.
Le loro dichiarazioni si affrettano a confermare che non cambia nulla, naturalmente, ma è ragionevole ipotizzare che la candidatura di Scholz desti più di una preoccupazione. Puntare sul viceCancelliere implica infatti che tra i socialdemocratici si sia deciso di rimandare per un po’, o quantomeno temporaneamente congelare, il percorso di rinnovamento avviato con l’elezione al vertice di Norbert Walter-Borjans e Saskia Esken, e guardare sì a sinistra, ma senza escludere il centro, nella sua variante progressista: che è proprio il terreno di conquista primario per il partito ecologista guidato da Robert Habeck e Annalena Baerbock.
Candidare Scholz significa aumentare il numero di contendenti per il centro, e mettere i bastoni fra le ruote ai Verdi il cui obiettivo principale è ormai da qualche anno sostituirsi alla SPD per la guida del campo progressista.
Infine, per quanto paradossale possa sembrare anche la stessa leadership SPD probabilmente non è felicissima di dover sostenere Scholz. Il Ministro delle Finanze rappresenta quasi l’opposto di tutto ciò che aveva spinto la base a preferirgli il duo composto da Walter-Borjans e Esken per la guida del partito, a dicembre scorso.
All’epoca il messaggio era forte e chiaro: basta con la Grosse Koalition, che ci ha ridotti ad essere una specie di clone di Merkel; ritroviamo la nostra identità, spostiamoci a sinistra, torniamo ad essere alternativi rispetto alla Cancelliera. Qualche mese e una pandemia dopo, i socialdemocratici non è che tornino sui propri passi ma certo danno una bella frenata: da moltissimi punti di vista, Scholz è la cosa più vicina a Merkel che il panorama politico tedesco possa offrire – il Vati, “papà”, come già viene chiamato da alcuni, speculare alla Mutti, la “mamma” che spesso i tedeschi hanno visto nella Cancelliera.
Non solo: nonostante il suo incarnare l’ala più centrista, Scholz è riuscito durante la crisi del coronavirus a scippare alcuni degli spunti più caratteristici della sinistra del partito. Proprio lui che, al momento dell’ingresso al Ministero delle Finanze, aveva ribadito la sua fedeltà alla linea Schäuble, è comunque l’uomo che ha legato il suo nome all’abbandono dello schwarze Null, la rigida politica di zero debito caposaldo del predecessore: uno dei punti su cui la sinistra SPD batteva di più, e che alla fine è diventato trademark di un altro. Non va poi dimenticato un altro aspetto.
Scholz candidato significa separare l’eventuale Cancelliere dalla leadership del partito, una mossa che la storia di Annegret Kramp-Karrenbauer al vertice della CDU ha rivelato essere terribilmente rischiosa: siamo proprio sicuri che, avvicinandosi alla data delle elezioni, Scholz accetterà di lasciare la guida della SPD ad altri? Tra tutti questi mal di pancia più o meno forti, c’è però qualcuno che forse non è del tutto dispiaciuto: e si tratta di Friedrich Merz, il candidato alla guida della CDU.
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