Comandare da capoLe competenze fondamentali per diventare leader nel nuovo millennio

Inviare segnali, strutturare e influenzare. Chi vuole indicare la direzione dovrà seguire questi tre comandamenti. Come si fa? Lo spiegano Jeremy Heimens e Henry Timms in “New Power”, Einaudi

ALBERTO PIZZOLI / AFP

I capi di oggi devono imporsi in un mondo non solo di istituzioni, ma anche di folle. Come abbiamo visto, arrivare (e restare) nel quadrante del Leader di folle è un compito arduo, che richiede una serie particolare di abilità. E un leader di nuova concezione inaspettato come papa Francesco ci può insegnare molto al riguardo.

La prima azione di papa Francesco da vescovo di Roma è stata pregare. Nel momento in cui è stato eletto egli stava infatti già pregando, sopraffatto da quella che ha descritto come «un’incredibile sensazione di pace interiore» che sostiene di continuare a provare da allora.

Le sue tre azioni successive però sono state notevoli, ciascuna a suo modo. Ha restituito il bel manto rosso con il collo di ermellino che normalmente indossano i pontefici neo-eletti, scegliendo di indossare dei semplici abiti bianchi.

Si dice che abbia detto al maestro di cerimonie del Vaticano: «Lo indossi lei. Il Carnevale è finito!» Ha poi contravvenuto il protocollo quando, nel salutare i cardinali, si è rifiutato di stare sul trono, dicendo semplicemente di voler restare in basso. Infine, nel rivelarsi al mondo dal balcone di San Pietro, non ha chiesto la benedizione dei cardinali o il successo della sua chiesa.

Né, come prevedeva la tradizione, ha offerto la benedizione papale alla folla. Al contrario, ha chiesto alla gente di pregare in modo che Dio lo benedicesse per il loro tramite.

È difficile immaginare un ruolo più simbolicamente ricco di quello del papa.

Nelle sue prime ore da pontefice, attraverso ciò che ha fatto e ciò che non ha fatto, Francesco ha mandato dei segnali forti ed evidenti rispetto alla sua idea di potere. Addio al mantello da super-eroe.

Addio al trono che lo innalzava al di sopra del suo gregge. Quella sera, per andare a cena con i cardinali, ha abbandonato la limousine papale e ha preso il minibus con gli altri. Nella sua prima notte da papa ha dormito nella foresteria, lasciando vuoto l’attico papale (e quella sistemazione è poi diventata permanente).

Cardinale latino-americano dal passato anticonvenzionale, Francesco non si aspettava di essere eletto. Aveva altri progetti e un posto prenotato in una casa di riposo per prelati di Buenos Aires.

Neanche gli scommettitori puntavano molto su di lui, considerandolo un outsider dato 33 a 1 nel mercato delle scommesse precedente al conclave. Era arrivato a Roma prevedendo una breve permanenza, portando con sé solo una piccola valigia.

La chiesa che ora capeggiava era in pessimo stato. La corruzione dilagava, soprattutto presso la Banca vaticana. E i peccati della chiesa non erano solo finanziari. La rivelazione di decenni di abusi sessuali su minori che avevano colpito migliaia dei suoi protetti piú vulnerabili ne avevano macchiato in modo indelebile la reputazione, con un impatto diretto sulla partecipazione dei fedeli alle messe.

L’opinione che avevano i cattolici di papa Benedetto era piuttosto bassa e negli ultimi anni del pontificato era peggiorata ulteriormente.

Oltre a queste grandi sfide, c’era la sensazione generale che la chiesa stesse perdendo solidità. Negli Stati Uniti erano pochissimi i giovani che sceglievano il sacerdozio.

Molte parrocchie restavano scoperte. A Roma, inefficienza e inerzia in seno all’organizzazione vaticana erano fin troppo evidenti. (Si trattava di una questione annosa. Ai tempi di Giovanni XXIII tra gli interni girava una barzelletta in cui il pontefice, a chi gli chiedeva quante persone lavorassero in Vaticano, rispondeva «Circa la metà»).

La chiesa si trovava anche dalla parte sbagliata rispetto a grandi cambiamenti culturali come la crescente accettazione della popolazione Lgbt. Spesso veniva citata nei dibattiti pubblici per quello a cui si opponeva – aborto, contraccezione, sacerdozio femminile – più che per ciò che approvava. Come se non bastasse, i cattolici erano rimasti sconvolti dalle dimissioni di Benedetto XVI, caso strano e quasi senza precedenti.

A giudizio di David Willey, corrispondente della Bbc e osservatore esperto delle vicende papali, la chiesa ereditata da Francesco versava in una «crisi terribile».

Nel raccontare il modo in cui Francesco ha affrontato queste grandi sfide, possiamo cominciare evidenziando le competenze di leadership necessarie in un mondo retto dalle nuove forme di potere.

Inviare segnali tramite discorsi, gesti o azioni è la modalità in cui un leader di nuova concezione investe la folla di maggiore potere.

La retorica del «siamo noi quelli che stavamo aspettando» di Obama era un esempio classico di questa strategia, pensata per rinfocolare nei sostenitori senso di responsabilità e desiderio di partecipare.

La richiesta da parte del papa di preghiere, al posto della loro somministrazione, ha funzionato allo stesso modo.

Strutturare è la maniera in cui un leader che si ispira al nuovo potere predispone strutture e pratiche che facilitino la partecipazione e il coinvolgimento attivo che cerca di costruire.

È un compito generalmente molto piú impegnativo del precedente. La campagna di Obama del 2008 ha creato una serie di modalità in cui le persone potessero non solo avere la sensazione di possedere, ma anche attivarsi e appropriarsi realmente delle cose. (Una variante di questo è la destrutturazione, ovvero creare lo spazio e l’energia in cui le persone possano attivarsi a modo loro, senza alcuna raccomandazione o limitazione. Come abbiamo visto, Donald Trump sembra sfruttare intuitivamente questa abilità).

Influenzare è il modo in cui un leader legato a nuove forme di potere stabilisce le norme generali e la direzione della sua folla, soprattutto per ciò che non ricade direttamente sotto la sua autorità formale.

Quando un leader ha successo, queste norme diventano così ben comprese da essere adottate e sostenute dalla folla stessa, senza affidarsi piú al capo. L’aspirazione ultima dell’ottuagenario papa Francesco, come vedremo, è di cambiare le regole della sua chiesa in modo che durino al di là del suo pontificato.

da “New Power. L’arte del potere nel XXI secolo”, di Jeremy Heimans e Henry Timms, Einaudi Stile Libero, 2020