Coprifuoco in LombardiaI dati su ricoveri e terapie intensive che hanno convinto Fontana e i sindaci

La rabbia degli amministratori locali dopo l’annuncio a sorpresa di Conte è rientrata. I primi a partire sono stati Bari e i comuni lombardi con il divieto di circolazione dalle 23 alle 5 del mattino. L’allarme degli esperti su Milano, ma queste misure – dicono – non basteranno ad appiattire la curva

MIGUEL MEDINA / AFP

Dopo le polemiche dei sindaci sulle nuove misure contenute nel dpcm annunciate a sorpresa dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte in conferenza stampa, la rabbia è rientrata. Ieri si sono succedute diverse riunioni dei comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza per capire chi dovesse proporre la chiusura di strade e piazze a rischio assembramenti. E alla fine i primi a decidere sono stati Bari e la Lombardia, con il coprifuoco dalle 23 alle 5 del mattino.

Ad allarmare la Lombardia sono stati i numeri consegnati ai sindaci dal Comitato tecnico scientifico regionale: si parla di un orizzonte di 600 persone in rianimazione entro fine mese e di 4mila ricoverati negli altri reparti Covid. Se si va avanti con le misure prese fino ad ora a livello nazionale e regionale, hanno spiegato ieri i tecnici, non c’è alcun modo di ridurre la tendenza. Ci vuole un provvedimento più forte.

Ed ecco la richiesta di una maggiore stretta rispetto alle norme varate dal dpcm nazionale. Il libera da parte del ministro della Salute Roberto Speranza è arrivato subito: da giovedì saranno vietate dalle 23 alle 5 tutte le attività e gli spostamenti, a esclusione di casi legati a motivi di salute, lavoro e comprovata necessità.

Ma gli esperti non sono soddisfatti. «Adesso la diffusione del virus avviene in due compartimenti: nei locali, e lo vediamo perché sono soprattutto i giovani a contagiarsi, e nelle famiglie. Se chiudi alle 23 non hai fatto abbastanza», commenta l’epidemiologo del Mario Negri Guido Bertolini, uno dei membri del Comitato tecnico scientifico della Lombardia. «La nostra proposta era di chiudere i bar alle 18 e i ristoranti alle 21 e farlo subito. Non c’è neanche un giorno da perdere perché ormai abbiamo superato la soglia dei 200 positivi ogni 100mila abitanti e ogni giorno che passa è un’occasione perduta per fermare il virus e il disastro. Chiudere alle 23 vuol dire aver già fatto due giri di tavoli. Purtroppo, temo che ci vorrà pochissimo a stringere ulteriormente, perché ci renderemo conto che non basta».

L’allarme del Cts regionale non è il primo ad arrivare. Anche la Cabina di regia dell’Istituto superiore di sanità nel suo monitoraggio della scorsa settimana segnalava che la Lombardia aveva il 100% delle possibilità di occupare nel giro di quattro settimane con pazienti Covid un terzo dei letti di terapia intensiva e il 40% di quelli delle medicine.

Ma è la densità abitativa di una metropoli come Milano, con l’Rt lievitato negli ultimi giorni fino a 2,34, a fare paura. Da giorni, soprattutto a Milano, ma anche a Monza e Varese i numeri sono lievitati al punto di far saltare il lavoro decisivo di tracciamento. La gestione dei ricoveri, certo, al momento è molto più gestibile rispetto ai tempi di marzo. Ma parliamo numeri a cui i reparti non erano più abituati.

E per arginare la crescita dei pazienti intubati si sta preparando la riapertura dell’ospedale Covid costruito in Fiera. Sembrava uno spreco, adesso non lo è più, dal momento in cui raggiunta la soglia dei 150 ricoveri in rianimazione si riapriranno i battenti. Si sta iniziando infatti a reclutare il personale sanitario negli altri ospedali della Regione. Ci sono 158 letti che progressivamente si potranno destinare ai malati più gravi e 60 per i trattamenti sub-intensivi. Ma le proiezioni peggiori del Cts lasciano intravedere la necessità di altri letti oltre a quelli della Fiera.

Dalla Lombardia a Bari, dove il sindaco e presidente dell’Anci Antonio Decaro, il primo a polemizzare con Conte in merito allo «scaricabarile» sulle responsabilità dei primi cittadini, è stato anche il primo a firmare una ordinanza di chiusura di 15 vie e piazze della movida.

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