«Pacchi di Natale»Comprereste sull’Amazon italiana di cui parla Casaleggio?

Il progetto era già stata proposto dalla ministra dell’Innovazione Paola Pisano nella lista inviata alla cabina di regia di Amendola per il Recovery Plan. Ma è stata scartata

ANDREAS SOLARO / AFP

Il progetto si trovava già nella lista delle 557 idee per il Recovery Plan inviata alla cabina di regia del ministro Enzo Amendola. La ministra dell’Innovazione Cinque Stelle, Paola Pisano, aveva proposto di investire 2 miliardi per «sviluppare piattaforme di e-commerce locali su tutto il territorio italiano per il mantenimento della realtà imprenditoriale e tradizionale italiana».

E ora ecco che anche Davide Casaleggio, in attesa della resa dei conti agli Stati Generali dei Cinque Stelle, rilancia la stessa idea: creare una rete di imprese per l’e-commerce tramite una sorta di federazione tra i piccoli produttori italiani.

Alla vigilia della presentazione del consueto rapporto sull’e-commerce della Casaleggio Associati – che sarà diffuso oggi in un convegno online, dedicato al tema della “Digital Food Strategy” – in una intervista al Sole 24 Ore, il presidente dell’Associazione Rousseau ipotizza anche lui una Amazon nostrana dedicata all’alimentare.

«I piccoli produttori devono federarsi», dice. «La partnership tra aziende è fondamentale. Per aggregare le produzioni e offrire dei panieri più ampi ai consumatori». Si pensi «ai pacchi di Natale», spiega, «o in generale alle opportunità di soddisfare ad esempio i bisogni dei nuovi regimi alimentari (vegani, vegetariani o legati a intolleranze)».

E sul ruolo delle istituzioni per un progetto di questo tipo, suggerisce: «Mi aspetto che le associazioni di categorie, le filiere, lavorino sulla costruzione di piattaforme per un settore che in questa crisi è stato tra i meno colpiti. Mentre il governo deve coglierne la centralità rispetto al Pil. Così come si discute di transizione al digitale per la scuola, altrettanto va fatto in questo campo con una strategia adeguata. Perché il mercato ormai c’è e se non lo occupano i campioni italiani, finirà in mano ad aziende straniere».

Oggi, secondo i dati del rapporto della Casaleggio Associati, solo il 18,1% delle imprese agroalimentari ha un sito internet aziendale e di queste il 16,5% ha un canale di e-commerce e il 12,2% possiede una email dedicata alle vendite.