A settembre, il mercato del lavoro italiano appare sostanzialmente immobile, tra il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione prorogata. L’occupazione, secondo gli ultimi dati Istat, è rimasta stabile (+0,1%), fermandosi al 58,2 per cento. Gli occupati aumentano di piccole percentuali tra gli over 50 e le donne, e diminuiscono tra gli autonomi e i 25-34enni. Ma rispetto a febbraio, cioè prima del lockdown, si contano ancora 330mila occupati in meno, con 40mila disoccupati e 220mila inattivi in più.
Quello che salta all’occhio, però, è che rispetto ad agosto gli inattivi diminuiscono lievemente (-0,1%) in tutte le fasce, ma non tra i giovani. Anzi, l’aumento degli scoraggiati che non hanno un lavoro e non lo cercano neanche continua a essere circoscritto solo nella fasce più giovani: +0,7% tra i 15-24 anni, +1,2% tra i 25 e i 34 anni. Con la conseguente diminuzione dei disoccupati, cioè coloro che sono alla ricerca attiva di un lavoro. Risultato in cifre assolute: il numero di inattivi italiani sotto i 35 anni supera ormai i 6,3 milioni.
In un anno, rispetto al settembre del 2019, significa 219mila giovani inattivi in più, di cui 125mila solo nella fascia 25-34anni, cioè quella di ingresso nel mercato del lavoro. Il tasso di inattività tocca il 75,7% tra i 15 e i 24 anni e il 29,3% tra i 25 e i 34 anni.
A settembre, l’aumento del tasso di occupazione registrato dall’Istat rispetto al mese precedente, coinvolge non a caso tutte le classi d’età, a eccezione dei 25-34enni, tra i quali diminuisce di 0,2 punti percentuali. Tra gli under 35 diminuisce il tasso di disoccupazione, ma aumenta quello di inattività. Dinamica opposta rispetto a quella degli over 50, che registrano invece l’aumento di 0,3 punti del tasso di disoccupazione e la diminuzione del tasso di inattività.
Ferma sullo zero invece la fascia dei 35-49enni, non più giovani ma neanche in età pensionabile, che da tempo subiscono una emorragia di posti di lavoro. Tra questi, nel mese di settembre si registra una diminuzione della disoccupazione e della inattività, ma senza alcuna crescita degli occupati. Rispetto allo scorso anno, in questa fascia si sono persi 250mila posti di lavoro, il numero più alto. E al netto della componente demografica registrano pure la crescita percentuale maggiore (+5,2%) di inattivi. Seguiti dai 15-34enni a +4,3 per cento. Mentre gli over 50 sono gli unici tra i quali cresce il lavoro: 194mila occupati senior in più in un anno.