I grafici e le proiezioni sui contagi da Covid-19 dicono tutti la stessa cosa: il virus nelle prossime ora continuerà a crescere velocemente. Ecco perché il governo si prepara a una nuova stretta. E mentre in mezza Italia, dal Piemonte alla Campania, le ordinanze regionali impongono norme sempre più stringenti, anche l’esecutivo è pronto a farlo. Con l’ipotesi di un nuovo dpcm entro domenica sera, che potrebbe prevedere la chiusura di palestre e piscine, nuovi limiti agli orari dei centri commerciali nel fine settimana e un coprifuoco notturno in tutta Italia dalle 23 alle 6.
Su questo ultimo punto sia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sia i renziani di Italia Viva sono contrari. Si vorrebbero evitare norme più pesanti. Ma la pressione sugli ospedali continua a crescere. E il ministro della Salute Roberto Speranza ha già invitato gli italiani a restare a casa.
Dopo Lombardia, Piemonte e Campania, anche la Liguria e la Puglia si preparano a un giro di vite. E il Lazio di Zingaretti valuta se introdurre le lezioni online per docenti e studenti delle università, a eccezione delle matricole del primo anno.
Conte confida nell’arrivo del vaccino a fine anno. «Se tutto va bene, le prime dosi arriveranno a inizio dicembre», ha detto, sperando di poter iniziare a vaccinare i primi italiani già a gennaio. Per questo crede di poter evitare il lockdown, insostenibile per l’economia.
Il commissario straordinario Domenico Arcuri promette, in un’intervista al Corriere, di raddoppiare i tamponi nei prossimi due mesi e invita a curare le persone a casa, senza intasare gli ospedali.
Ma i contagi non aspettano gli investimenti a rilento del governo. E nelle prossime ore potrebbe servire un nuovo intervento nazionale, attraverso un altro dpcm che dovrebbe essere varato entro domenica.
Si tratta di aggiustamenti rispetto all’ultimo decreto soft. Al centro, c’è ancora il trasporto pubblico locale, considerato dagli scienziati un preoccupante veicolo di contagio del virus. La soluzione più semplice appare quella di puntare sulla scuola, per decongestionare bus e metro. L’idea è di rendere più stringente a livello nazionale il doppio turno: a scuola si andrebbe mattina e pomeriggio, scaglionando le entrate. Ma la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina resta contraria.
E anche sul coprifuoco non c’è alcun accordo nel governo. Il Pd lo chiede su tutto il territorio nazionale a partire al massimo dalle 23 – ma anche le 22 – e fino alle 6 del mattino. Il Movimento Cinque Stelle vorrebbe concederlo dall’una alle cinque. Conte vuole evitarlo, ma al massimo preferirebbe la soluzione grillina. Che questa misura serva, però, è tutto da dimostrare.