Pubblichiamo l’intervento dell’Amministratore Delegato di SACE, Pierfrancesco Latini che ha aperto i lavori della Tavola Rotonda “L’innovazione come motore per la ripartenza”, durante Made in Italy: the Restart, il digital event organizzato da Il Sole 24 Ore e Financial Times
Sono veramente contento della partecipazione di SACE a queste giornate che rappresentano una occasione straordinaria di riflessione tra tutti i protagonisti del Sistema Italia. Per confrontarci, ma anche per guardare il nostro Paese da fuori, in una prospettiva non solo europea ma anche globale.
È indubbiamente un periodo di grande complessità, in cui alle incertezze ereditate dal 2019 [Pil e commercio in caduta, escalation protezionistica e instabilità geopolitica] si sono aggiunte le conseguenze della pandemia, con impatti oggettivamente evidenti su tutto il sistema economico.
Eppure – lo abbiamo visto di recente nel nostro Rapporto Export lanciato nelle scorse settimane – nonostante la severità di questo shock, vediamo i presupposti per una ripartenza per il nostro Paese. Ripartenza che è stata più volte richiamata nel corso degli interventi che mi hanno preceduto e che non potrà che essere trainata da quei grandi fattori di resilienza della nostra economia che sono l’export e soprattutto le nostre eccellenze settoriali. Non possiamo che ripartire dal “Made in Italy”.
La Moda, l’Arredo&il Design, il Food, la Meccanica, l’Ingegneria [come ha ben sottolineato Di Amato di Maire Tecnimont]. Lo abbiamo visto nella giornata di ieri. Sono settori, a cui aggiungerei peraltro anche il Turismo, in cui l’italianità è sinonimo riconosciuto di qualità, affidabilità e creatività.
Parliamo di imprese radicate nei nostri territori, che si ramificano attraverso le filiere e i distretti in tutte le Regioni italiane e si proiettano sui mercati internazionale. È da qui che dobbiamo ripartire. Da queste vocazioni, le vocazioni “Made in Italy”. Non solo per dare forza all’export, ma per la competitività di tutto il Sistema Paese.
L’export in questa ripartenza giocherà sicuramente un ruolo propulsivo. Export per il quale prevediamo un recupero pressoché totale già nel 2021, dopo il calo atteso in maniera importante per quest’anno.
L’Italia è un grande paese esportatore. Il quarto in Europa per l’export totale di beni [dopo Germania, Paesi Bassi e Francia], ma il terzo al mondo [dopo giganti come Cina e Germania] per i prodotti di consumo, tra cui spiccano proprio il Food, la Moda e l’Arredo. Ma in questa partita l’Italia deve poter giocare ad armi pari, in Europa e nel mondo.
Per questo servono le infrastrutture, il trampolino di lancio indispensabile per la competitività delle nostre imprese. Non solo fisiche (strade, autostrade, reti logistiche efficienti). Ma anche digitali.
L’e-commerce italiano viaggia da anni su tassi di crescita a doppia cifra, eppure [è stato più volte richiamato in queste giornate] in valore assoluto siamo ancora in ritardo rispetto ai colossi mondiali [Usa, Cina, Giappone] ed europei [Regno Unito, Francia e Germania]. E per un Paese con la nostra propensione all’export stiamo parlando di un potenziale veramente importante ancora inespresso.
Tutto questo dovrà andare di pari passo con un trend globale ormai ineludibile: quello della sostenibilità. Oggi quello della sostenibilità ambientale in particolare è un tema centrale. Non solo perché è maturata la consapevolezza della necessità di un approccio sostenibile per il futuro del nostro Pianeta e per le generazioni a venire.
Ma anche perché ormai è diffusa una fortissima attenzione ai settori “green”, proprio come grande opportunità di investimento, crescita e occupazione per l’intero sistema produttivo.
In questo senso, le priorità del Paese si intrecciano con quelle del Green New Deal [il grande piano che vede impegnati tutti i Paesi europei verso il raggiungimento della cosiddetta neutralità delle emissioni inquinanti entro il 2050]. Ne sono personalmente convinto: non ci sarà una vera ripartenza senza un’economia pulita e circolare, senza una mobilità sostenibile, senza una profonda integrazione dei cicli industriali con tecnologie a basse emissioni.
SACE è pronta a fare la sua parte in questa direzione. Al fianco sia delle grandi aziende sia delle piccole e medie imprese che sono alla base del Made in Italy e dell’export italiano. E tutto questo anche attraverso un approccio ben strutturato sulle filiere.
Il nostro ruolo oggi. SACE è la Export Credit Agency italiana, da oltre quarant’anni sinonimo di sostegno all’export e all’internazionalizzazione delle imprese italiane: 23mila aziende servite in quasi 200 Paesi e un portafoglio di operazioni da oltre 130 miliardi di euro. Tutto questo grazie a una offerta assicurativo-finanziaria integrata, con un elevato grado di digitalizzazione raggiunto nel tempo, per accompagnare le imprese in ogni fase del percorso di internazionalizzazione e promozione dell’export.
Questa operatività ci ha consentito quest’anno di mobilitare risorse a supporto di export e internazionalizzazione per più di 16 miliardi di euro questi primi 9 mesi, in crescita nonostante l’avversità del contesto.
Un impegno rafforzato dagli strumenti governativi messi a disposizione quest’anno. Uno di questi, lo conosciamo ed è pienamente operativo: Garanzia Italia, che ci vede impegnati con il sistema bancario per dare risposta alle esigenze di liquidità delle imprese colpite dallo shock Covid-19 e che ha consentito ad oggi di erogare finanziamenti supportati dalla nostra garanzia per più di 15 miliardi di euro per quasi 600 imprese. E tutte le richieste pervenute da SACE sono state gestite ed evase in meno di 48 ore.
Tutto questo ci ha portato a superare il traguardo eccezionale, anche in funzione del contesto di riferimento, di 30 miliardi di euro mobilitati a supporto delle imprese in questi primi 9 mesi dell’anno.
E ricordo, che dietro ogni operazione realizzata con SACE, non c’è mai la sola azienda direttamente beneficiaria, ma tutto l'indotto che con l’operazione si muove sul territorio, per i lavoratori, per i fornitori, per i dipendenti e loro le famiglie. E che si moltiplica attraverso le
filiere.
Ma veniamo alle prospettive.
Per i prossimi mesi sul tavolo ci sono ancora tante sfide che stiamo disegnando nel nuovo Piano Industriale, attraverso il quale proietteremo la SACE nel prossimo futuro. Secondo tre traiettorie.
La prima traiettoria: un maggior sostegno alle esportazioni. Questo grazie a un sistema evoluto di coassicurazione fra SACE e il Ministero dell’Economia e delle Finanze (cd State account) sul modello dei sistemi europei più evoluti, a supporto non solo dei grandi progetti e delle
grandi aziende ma anche dello sviluppo dimensionale e del numero delle piccole imprese che si affacciano sui mercati internazionali. Un provvedimento che, in sinergia con il grande lavoro intrapreso nell’ambito del Patto per l’export [ne abbiamo parlato nel corso della prima giornata] con la Farnesina e con l’ICE, sicuramente andrà a potenziare la capacità di azione di SACE e di SIMEST nel sostegno all’export italiano.
La seconda traiettoria. La spinta al rilancio dell’economia nazionale non solo nell’emergenza ma anche nella fase di rilancio, in una logica più strutturale. E questo attraverso un importante programma di garanzie pubbliche, non più vincolate solo a progetti di export e internazionalizzazione, ma anche a supporto di progetti domestici proprio a sostegno del rilancio dell’economia nazionale e della sua competitività sui mercati esteri.
Una terza traiettoria, trasversale rispetto alle altre, è quella del supporto alla sostenibilità attraverso le risorse e gli strumenti del Green New Deal: nuovo importante tassello introdotto dal Decreto Semplificazioni di luglio, grazie al quale SACE potrà contribuire al percorso verso
un’economia sostenibile, rilasciando garanzie pubbliche a favore dei progetti del Green New Deal, a partire dalla de-carbonizzazione, dall’economia circolare e da progetti, più in generale, a elevata sostenibilità ambientale.
In conclusione: sostegno all’export partendo dalle vocazioni settoriali nazionali; un impegno trasversale per le infrastrutture e l’innovazione digitale; tutto questo per creare un sistema più competitivo e più sostenibile… Questo è in sintesi l’impegno quello che SACE e le
sue strutture stanno mettendo in campo. Un impegno che è parte di uno sforzo collettivo e di sistema che guarda al futuro di questo Paese.