Si allarga fino a 462mila la platea delle imprese ammesse al nuovo contributo a fondo perduto approvato ieri sera per decreto dal governo. L’accredito dei ristori, secondo quanto promesso dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, arriverà entro il 15 novembre in automatico sul conto corrente di chi aveva già ricevuto l’indennizzo con il decreto rilancio. Per tutti gli altri, quelli che non avevano presentato domanda o che avevano un volume di affari superiore ai 5 milioni (non ammessi nel decreto rilancio), il bonifico arriverà a metà dicembre.
Il decreto ribattezzato “Ristori” mobiliterà quindi 5,4 miliardi di risorse in termini di indebitamento netto, pari a 6,2 miliardi di saldo netto da finanziare. La coperta si allunga. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte lo annuncia proprio mentre nel Paese si prepara un’altra serata di proteste e manifestazioni. Con le immagini di violenza e guerriglia in Piazza del Popolo a Roma.
La cassa integrazione viene prorogata di altre sei settimane, impegnando ulteriori 1,6 miliardi, con la possibilità di utilizzarla fino al 31 gennaio. Troppo poco? Gualtieri mette le mani avanti e annuncia già che si arriverà alle 18 settimane con la legge di bilancio. E sempre fino al 31 gennaio viene prorogato anche il blocco dei licenziamenti. Un punto da discutere, questo, nell’incontro previsto per oggi tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i sindacati, che chiedono invece una proroga fino a marzo.
Rispetto all’ultima bozza del decreto, la dote degli aiuti a fondo perduto sale da 2 a 2,44 miliardi, allargando la platea a 462mila imprese dall’iniziale soglia di 350mila. L’erogazione del contributo sarà differenziata in quattro fasce a seconda delle chiusure e delle limitazioni, con dei moltiplicatori degli aiuti già ottenuti che vanno dal 150% per pasticcerie e gelaterie al 200% per i ristoranti, fino al 400% di discoteche e sale da ballo (che erano già state chiuse). Taxi e noleggio con conducente saranno invece 100%.
Il contributo ha comunque un tetto di 150mila euro. Avranno accesso ai ristori a fondo perduto le sole attività con partita Iva attiva al 25 ottobre scorso. E questo perché tra domenica e lunedì, appresa la notizia degli indennizzi per alcune attività, il Fisco avrebbe registrato una vera e propria corsa all’apertura di partite Iva o cambi di codici Ateco per accedere agli aiuti, racconta Il Sole 24 Ore.
Il decreto interviene anche sulla cassa integrazione per le imprese colpite dalle nuove misure, garantisce gli indennizzi per i lavoratori stagionali dello spettacolo e per quelli dello sport, oltre ad altre due mensilità del Reddito d’emergenza. Sul fronte fiscale, viene prorogata al 30 novembre 2020 il termine per la presentazione del modello 770 da parte dei datori di lavoro, la seconda rata Imu del 16 dicembre viene sospesa per gli immobili delle attività colpite dall’ultimo dpcm. Per queste imprese, torna anche il credito d’imposta per gli affitti commerciali, cedibile al proprietario e quindi utilizzabile come sconto-affitti.
Il fondo per la cultura viene incrementato di altri 100 milioni di euro. Le risorse saranno destinate anche alle librerie e all’intera filiera dell’editoria. Nel comparto agroalimentare, che di riflesso paga la chiusura di bar e ristoranti, sono previsti aiuti a fondo perduto a chi subirà un calo del fatturato del 25% rispetto allo stesso mese del 2019, con un fondo dedicato di 100 milioni. Previsti anche finanziamenti per la scuola e la sanità. Un decreto per tutti, che riporta la memoria ai primi provvedimenti d’emergenza di marzo scorso.