«Nella cucina italiana degli anni ottanta per la prima volta si equipara il cibo industriale a quello contadino, creato da Madre Natura e dal buon Dio misericordioso dell’Italia cattolica. Abituati all’idea che il cibo fatto in casa fosse il vanto della cultura italica, in quel decennio nasce il primo patto tra industria e cucina casalinga: se ora in tv dominano i vari talent food e Masterchef, è anche merito di quegli anni».
Carlo Spinelli si definisce uno che viaggia, mangia e scrive in ordine sparso, negli anni ha collaborato con La Cucina Italiana, Playboy, Wired, Rolling Stone, Vogue, ma anche collaborato con programmi tv e pubblicato il libro Bistecche di formica e altre storie gastronomiche. In quest’ultima produzione editoriale, Spinelli si immerge negli anni Ottanta ed esplora la trasformazione del cibo in “Food“. Appena uscito dagli anni di piombo e dalla crisi economica, il Paese desidera lasciarsi alle spalle divisioni e austerità, per aprirsi al mondo e allo stesso tempo dedicarsi al piacere privato del mangiare. In una cultura gastronomica varia ma tradizionalista come la nostra questo vuol dire in primo luogo rompere tabù, «contaminare»: ecco quindi che il salmone affumicato, il risotto alle fragole champagne e le merendine Girella prendono posto nelle case degli italiani che fanno sfoggio di un nuovo benessere, mentre i giovani scoprono il lusso in un Long Island, l’America in un fast food, e Gualtiero Marchesi rivoluziona l’alta cucina internazionale con piatti che sembrano venire da un altro pianeta. In questo percorso a tappe tra pietanze iconiche e ingredienti inusuali, Carlo Spinelli (che in quel decennio era solo un bambino attratto irresistibilmente dal turbinio di pubblicità zuccherose e seducenti) approfondisce e divaga con leggerezza su un periodo fondante della nostra identità e dei nostri desideri, raccontando splendori e miserie di una nazione divisa tra il disastro di Chernobyl e la Milano edonista di yuppie e paninari. Confermando che, in qualunque epoca, siamo quello che mangiamo, ma soprattutto mangiamo come le persone che vorremmo essere.
Dai locali della Milano da bere di yuppie e paninari alle tavole della Roma godereccia della Prima Repubblica, dalle luci sexy della tv commerciale di Drive In ai fasti della cucina contemporanea, tra cocktail di scampi e vol-au-vent, un viaggio nella memoria gastronomica e politica del Paese, tra edonismo e sperimentazione, tra odori e sapori, società e cultura. Una divertente e a tratti nostalgica scorribanda nella memoria gastronomica di un decennio le cui tracce contaminano ancora il presente.