L’ennesima bugia di TrumpIn 36 anni solo 1285 voti per posta (su due miliardi) sono stati soggetti a frodi o errori

Da mesi il presidente critica il sistema di absentee ballott e il modo di conteggio delle schede elettorali perché ritiene che possa essere inquinato e quindi falserebbe l’esito delle elezioni presidenziali. Il think tank conservatore Heritage Foundation ha fatto una scoperta interessante: si contano problemi soltanto nello 0,0000007 per cento dei casi, più o meno la stessa probabilità di essere colpiti da un asteroide

AP/LaPresse

Uno degli argomenti più dibattuti prima e durante le elezioni presidenziali negli Stati Uniti è il voto per posta, una soluzione diventata sempre più valida con la diffusione della pandemia. Il presidente uscente Donald Trump ha più volte criticato questo sistema di voto e ha anche esortato i suoi elettori a non farne uso: non è una sorpresa che proprio le schede arrivate dal servizio postale stanno dando al candidato democratico Joe Biden il vantaggio decisivo nella corsa alla Casa Bianca.

Negli ultimi mesi Trump ha accusato i voti per posta di essere imprecisi e soggetti a casi di frode elettorale, e che avrebbero alterato il reale risultato delle elezioni. La smentita alle sue affermazioni questa volta è arrivata da un think tank di destra, la Heritage Foundation, che si è proposto di dimostrare la rilevanza statistica dei casi di frode nelle schede elettorali inviate per posta.

«Abbiamo setacciato i dati storici per cercare le frodi in un periodo di 36 anni e sono stati trovati solo 1285 casi su quasi due miliardi di voti espressi», ha spiegato il think tank. Il calcolo non è semplicissimo: si tratta di un tasso dello 0,0000007 per cento, che è più o meno la stessa probabilità che ha una persona di essere colpita da un asteroide.

Sembra piuttosto remoto anche rischio di errori e imprecisioni da parte del servizio postale, che si trova a gestire decine di milioni di schede elettorali. Lo scorso 21 settembre l’organizzazione no profit Brookings aveva pubblicato un articolo in cui spiegava che «il servizio postale americano gestisce 472,1 milioni di pezzi ogni giorno. Supponendo di avere tassi di affluenza alle urne del 67,5 per cento (al momento siamo intorno al 67, ndr) potrebbero esserci fino a 158.690.350 milioni di elettori a novembre. Se la metà arrivassero via posta ci sarebbero poco meno di 80 milioni di schede elettorali da recapitare, ovvero un aumento del 17 per cento rispetto alla consegna giornaliera media della posta. Ovviamente non tutte queste schede verrebbero spedite lo stesso giorno. Probabilmente sarebbero stati spediti nel corso di tre o quattro settimane, riducendo ulteriormente l’onere per il servizio postale».

Insomma, niente di particolarmente preoccupante: ancora una volta la realtà dei fatti ha ribaltato la prospettiva offerta da Trump. E stavolta potrebbe aver pagato un prezzo molto salato.

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