È stato presentato martedì 15 dicembre l’atteso (e più volte rinviato) pacchetto legislativo europeo sui servizi e mercati digitali, formato da Digital Services Act (DSA) e Digital Markets Act (DMA). Fortemente voluti dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, DSA e DMA saranno i pilastri normativi su cui si fonderà la transizione digitale europea, identificata come una delle due colonne portanti della ripresa post-Covid19 insieme alla sostenibilità ambientale. Le iniziative si inseriscono in un disegno complessivo della Commissione che mira a costituire una nuova governance digitale europea, fondata su valori umani ed etici e di cui il Data Governance Act, la strategia per la cybersicurezza e gli strumenti finanziari del nuovo Quadro finanziario programmatico (il bilancio Ue 2021-2027, ndri) rappresentano alcuni degli altri passaggi fondamentali.
Come specificato dalla Vicepresidente Esecutiva responsabile, la danese Margrethe Vestager: «Le due proposte permetteranno l’accesso degli utenti europei a un’ampia scelta di prodotti e servizi sicuri online, garantendo libera ed equa concorrenza per le imprese che operano in Europa». Mentre il Digital Services Act mira ad aggiornare il quadro normativo risalente al 2000 (Direttiva e-Commerce), mantenendone i principi fondamentali, il Digital Markets Act costituisce il primo organico tentativo europeo di limitare il potere di alcune piattaforme di servizi chiave che, in virtù del loro ruolo, costituiscono dei veri e propri gatekeepers all’ingresso del mercato, generando problemi di concorrenza interna.
Da un punto di vista dei contenuti, l’approccio della Commissione si è dimostrato particolarmente incentrato sulla protezione del consumatore. Il DSA mirerà principalmente a contribuire alla sicurezza online e alla tutela dei diritti fondamentali, mentre il DMA proteggerà gli utenti finali dai pericoli provocati dalla mancanza di concorrenza e da pratiche sleali nell’economia digitale. L’applicazione di entrambe le proposte contrasterà dunque i rischi per il consumatore emersi dallo sviluppo deregolamentato del mercato digitale, promuovendo allo stesso tempo concorrenza e competitività delle aziende europee vis-à-vis Big Tech.
Rimettere il consumatore al centro delle logiche regolamentari legate al mercato dei servizi digitali era una delle priorità richieste dal Parlamento Europeo nelle Relazioni d’Iniziativa approvate a ottobre. Come sottolineato in una nota dal Capodelegazione del Partito Democratico al Parlamento Europeo Brando Benifei, gli Eurodeputati hanno particolarmente apprezzato «che la Commissione abbia ascoltato molte richieste del Parlamento, ad esempio sui prodotti contraffatti e la protezione dei consumatori. Con la pandemia – si legge nella nota – il commercio elettronico è aumentato esponenzialmente, e così il nostro ricorso ai servizi digitali, rendendo evidente la vulnerabilità dei cittadini e dei piccoli operatori allo strapotere dei grandi e a pratiche commerciali scorrette. Per questo la proposta della Commissione europea è un passo in avanti decisivo per ridisegnare le regole del capitalismo e della tecnologia mettendo al centro l’essere umano».
«Se da una parte sarà importante tutelare il consumatore europeo, dall’altra sarà fondamentale non cadere nella tentazione della cosiddetta over-regulation che andrebbe a ingessare un settore dinamico come quello dei servizi digitali» avverte Carmine Nino, Public Affairs Manager di UTOPIA, società di Public Affairs con sede a Bruxelles. «Non va dimenticato – prosegue Nino – che il mercato dei servizi digitali può costituire un driver importante della ripresa economica post-pandemia, come riconosciuto anche dall’accordo su NextGenerationEU. Per questo, è importante che Parlamento e Consiglio tengano a mente l’obiettivo di preservare un business environment competitivo, tutelando le aziende europee anche in settori non direttamente colpiti da DSA e DMA ma strategicamente importanti, come quello logistico, postale e dei trasporti ad esempio».
Non mancano le voci critiche nei confronti delle iniziative della Commissione, come quella di Fratelli D’Italia. «La presentazione da parte della Commissione Europea del pacchetto legislativo del Digital Market Act e del Digital Service Act è un primo passo per la sovranità digitale europea e italiana, ma non abbastanza», dichiarano Federico Mollicone e Nicola Procaccini, rispettivamente Responsabile nazionale per l’innovazione ed Eurodeputato Coordinatore per il Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei nella Commissione Libertà Civili, Giustizia e Affari Interni. FdI chiede inoltre che l’UE si doti «in tempi brevi, di un meccanismo di tassazione che riporti equità nel mercato, anche evitando di aspettare le regole OCSE»
Nonostante la portata innovativa delle proposte della Commissione, le discussioni su Recovery Plan e le turbolenze interne al Governo sembrano comunque aver messo in secondo piano DSA e DMA agli occhi della sfera istituzionale romana. Non va meglio a Bruxelles, dove gli Eurodeputati italiani finora non sono stati tra i protagonisti della discussione. «Finora le Relazioni d’Iniziativa del Parlamento Europeo non hanno visto gli eurodeputati Italiani coinvolti in ruoli chiave, ma ci auguriamo che, considerata l’importanza dei dossier e del ruolo che il Parlamento avrà, la tendenza si inverta a partire dall’approdo delle proposte nelle Commissioni responsabili» commenta ancora Carmine Nino.
La palla ora passa dunque a Parlamento e Consiglio dell’Unione Europea, i quali, secondo la procedura legislativa ordinaria, dovranno approvare le proprie posizioni e trovare un accordo interistituzionale nei cosiddetti triloghi. «Il processo di policymaking sarà particolarmente lungo e complesso in virtù dell’importanza ricoperta dai dossier», avverte Federico Trenta, Project Manager di UTOPIA a Bruxelles. «È importante notare che entrambe le iniziative sono proposte di regolamento, segno della forte volontà del legislatore europeo di fornire un solido e uniforme framework normativo e completare definitivamente il cosiddetto mercato unico digitale. Per questo, è fondamentale un maggiore e rinnovato impegno dei rappresentanti istituzionali italiani a Bruxelles in questa fase, nell’ottica di plasmare una regolamentazione che sarà direttamente applicabile in tutti gli Stati Membri», conclude Trenta.