Continua la lenta agonia del mercato del lavoro italiano, tra la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti, che proteggono solo alcuni lavoratori lasciando indietro molti altri. Gli ultimi dati Istat riferiti a novembre 2020 registrano una nuova lieve crescita dell’occupazione (+0,3%). Mentre continuano a calare gli occupati tra chi ha un contratto a termine e tra i giovani nella fascia 25-34 anni. Con un aumento costante degli inattivi (+0,5%), quegli scoraggiati che – nell’Italia divisa in rosso, arancione e giallo – non hanno un lavoro e hanno smesso pure di cercarlo.
A conti fatti – spigano dall’Istat – rispetto da febbraio 2020, quando il Paese è entrato nell’abisso della pandemia, si sono persi 300mila posti di lavoro e gli inattivi sono 340mila in più.
Tra chi ha un’occupazione, circa il 5% è in cassa integrazione. Mentre i 63mila occupati in più registrati a novembre sono il risultato dell’aumento dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato (+73mila) e degli autonomi (+29mila) e della parallela diminuzione dei contratti a termine (-40mila). Continua quindi l’emorragia dei precari non protetti dal blocco dei licenziamenti che non vengono rinnovati o prorogati, né trasformati in lavoratori a tempo indeterminato. Rispetto a novembre 2019, tra la crisi e i paletti (poi derogati) del decreto dignità, parliamo di 410mila contratti a termine in meno.
Gli occupati crescono in tutte le fasce d’età, ma soprattutto tra i lavoratori senior over 50 (+60mila). A eccezione della fascia di ingresso nel mondo del lavoro, quella compresa tra i 25 e i 34 anni, dove invece si registra un calo di 29mila unità in un mese, con una impennata (+85mila) degli inattivi.
Mentre l’Italia era in preda alla peggiore crisi economica del dopoguerra, in un anno la fascia dei lavoratori over 50 ha addirittura guadagnato 130mila occupati in più. Contemporaneamente, tutte le fasce più giovani hanno perso in totale 520mila occupati, soprattutto tra i 35-49enni (-236mila) e i 25-34enni (201mila).
Inutile guardare al dato relativo al tasso di disoccupazione, che continua a scendere attestandosi all’8,9 per cento e al 29,5% per quella giovanile. Diminuiscono coloro che sono alla ricerca di un lavoro non perché lo trovano, ma perché smettono di cercarlo. Il tasso di inattività tra i più giovani della fascia 15-24 anni supera ormai il 76%, con oltre 4,4 milioni di inattivi.