Emergenza scuolaLa didattica a distanza non funziona più, dice Lucia Azzolina

Molte regioni hanno scelto di rinviare il ritorno sui banchi degli studenti delle superiori, e in giornata sono previste proteste e flash mob di ragazzi, studenti e docenti per chiedere di poter tornare in aula. La ministra dell’Istruzione: «Capisco i ragazzi: il diritto all’istruzione è essenziale, sarei anch’io arrabbiata»

lapresse

Molte regioni hanno scelto di rinviare il ritorno sui banchi degli studenti delle superiori in date che vanno dal 18 gennaio al 1 febbraio. Rientro in classe invece, oggi 11 gennaio, per i ragazzi delle scuole superiori in Toscana (poco più di 166 mila), Abruzzo (56.500) e Valle d’Aosta. I ragazzi rientreranno al 50% in presenza.

Sempre in giornata sono previste proteste e flash mob di ragazzi, studenti e docenti, dal Nord al Sud, per chiedere di poter tornare a scuola. E proprio in questo quadro la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, a Radio Rai 1, ha deciso di lanciare un appello.

«È difficile per gli studenti comprendere perché non rientrano a scuola, capisco le loro frustrazione: la scuola è un diritto costituzionale, se a me avessero tolto la scuola non sarei probabilmente qui» spiega la ministra dell’Istruzione. «Nelle regioni a fascia gialla tutto è aperto tranne la scuola superiore e questo creerà profonde cicatrici, i ragazzi hanno bisogno di sfogare la loro socialità. Si fa l’errore di credere che la scuola non produca incassi: se io chiudo un negozio so purtroppo quanto ho perso, sulla scuola questo discorso non si fa ma i costi sono altissimi. Sono molto preoccupata, oggi la dad non può più funzionare, c’è un black out della socialità, i ragazzi sono arrabbiati, disorientati ed sono preoccupata per il deflagrare della dispersione scolastica».

«Il rischio zero non esiste, ma non esiste in alcun ambito – ha aggiunto Azzolina. All’interno delle scuole il rischio è molto basso e lo testimoniano gli studi italiani ed europei. La scuola si è organizzata molto bene. Io ho fatto tutto quello che potevo fare, chiedo a tutti di trattare la scuola non in modo diverso di come si trattano le attività produttive».

Azzolina commenta anche la decisione di studenti e professori di scendere in piazza. «Capisco i ragazzi: il diritto all’istruzione è essenziale, sarei anch’io arrabbiata – afferma ancora la titolare del ministero dell’Istruzione. Io ho il dovere di dire loro che il governo ha fatto tutto quello che doveva per il rientro a scuola. A maggio 2020 i medici mi scrivevano per chiedere di lasciare chiusa la scuola e così è stato, oggi ricevo lettere di tanti medici che mi chiedono di aprire le scuole: vedono le difficoltà dei loro figli. Ieri sera ho ricevuto la lettera di un anestesista».

Il ministro è intervenuto anche sul concorso straordinario che «riprenderà, il 75% delle prove è stato svolto, i commissari potranno iniziare a correggere le prove già svolte, al più presto termineremo le prove di quel concorso, mancano 4 giorni per finire. Poi partirà il concorso ordinario».

Sulla questione del rientro in classe era intervenuto nella serata di domenica anche il ministro della Salute Roberto Speranza. «Ne discuteremo domani (oggi n.d.r.) con le regioni, ma mi pare complicato vedere le scuole superiori chiuse e gli impianti di sci aperti» ha concluso Speranza.

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