«Quello che chiediamo è soltanto che dicano la verità». È una risposta semplice quella che Olivier Grand, direttore della ong francese Réspire, dà a Linkiesta sulle ragioni della denuncia penale presentata al tribunale di Parigi contro Ratp, l’azienda dei trasporti pubblici francesi.
Le accuse sono particolarmente forti: inganno aggravato e lesioni non intenzionali. Da queste contestazioni l’azienda di Stato francese si è difesa ma il dibattito sul tema è aperto, come testimoniato dal piano di investimenti avviato della regione dell’Île-de-France, quella dove si trova la capitale Parigi, per purificare l’aria delle stazioni metro entro il 2033.
A essere sotto accusa sono i livelli di polveri sottili presenti in alcune delle stazioni metro della capitale, che sarebbero assolutamente fuori norma.
«Per noi questa è la colpa più grave di cui si è macchiata la Ratp, perché ha venduto un servizio, come le corse della metropolitana, senza spiegare che esiste un rischio associato, legato all’inquinamento atmosferico nelle stazioni sotterranee», ci spiega Grand.
Ad accompagnare questa accusa c’è l’ultimo rapporto della Ong, pubblicato a gennaio scorso e basato su alcune analisi fatte in dieci stazioni della metro di Parigi tra settembre e dicembre 2020 con il Loac (Light optical aerosol counter), uno strumento ad alta precisione che analizza l’inquinamento e solitamente si trova nel Baloon Generali, il pallone aerostatico che monitora il livello dell’aria della capitale francese.
Il record va alla fermata Auber, che si trova nella zona del Palais Garnier, dove sono stati rilevati picchi fino a 500 microgrammi di polveri sottili per metro cubo d’aria, un livello dieci volte superiore a quello registrato in casi di allerta di inquinamento atmosferico ambientale.
Un problema che si rileva anche in altre stazioni della linea Rer, come Châtelet-les-Halles e la Gare de Lyon, la stazione ferroviaria di Parigi, dove il grado di polveri sottili era di circa 8/10 volte superiore a quello di allerta. Una situazione analoga è stata rilevata anche sulle linee 2, 7 e 9 della metro, in corrispondenza delle stazioni Alexandre Dumas, Trocadéro e Place d’Italie, dove i livelli erano rispettivamente dieci e sei volte superiori a quelli consentiti.
«Il Ratp è consapevole della situazione, sta effettuando le proprie misurazioni che mostrano come ci siano livelli catastrofici di inquinamento ma riduce il rischio al minimo e fa credere agli utenti che non ci sia alcun pericolo. Decisamente fuorviante», rileva il direttore di Réspire.
Il problema dell’inquinamento ambientale non è da sottovalutare: la stessa Unione europea ha richiamato gli Stati chiedendo loro di fare di più per migliorare la qualità dell’aria. Le statistiche, infatti, sono impietose: l’università di Harvard ha stimato che ogni anno muoiano per inquinamento atmosferico circa 8 milioni di persone nel mondo, di cui circa 52 mila in Italia (dati del 2018).
Per questo, come ha osservato lo stesso Grand in un’editoriale su Le Monde, «serve maggiore attenzione sui livelli di Pm1 e Ulp, particelle molto più piccole del Pm10 solitamente analizzato ma che spesso fa molto più male all’uomo, soprattutto a livello respiratorio e cerebrale».
In questa battaglia Réspire non è sola. «Gli agenti Ratp sono i più esposti e nulla è stato messo in atto dall’azienda per preservare la loro integrità fisica, nonostante il Presidente e i suoi dirigenti fossero consapevoli del pericolo che stavano correndo. Abbiamo quindi deciso di partecipare attivamente all’analisi di Réspire e sostenere questa battaglia per porre fine a uno scandalo sanitario che coinvolge anche i viaggiatori», sostiene Reda Benrerbia, segretario generale del sindacato Sat dei lavoratori Ratp, al sito Reporterre.
Eppure, in alcune delle stazioni dove sono stati rilevati i picchi massimi di polveri sottili Ratp ha installato dei sensori per monitorare l’aria. Il punto è che non funzionano, come denuncia anche la Ong sul suo sito.
«A causa dei lavori di rifacimento la stazione di misura presente ad Auber non comunica più i suoi risultati da luglio 2018. Inoltre, abbiamo rilevato come i dati di Châtelet siano falsi: il sensore è intasato e fornisce valori sovrastimati e incoerenti. Infine, abbiamo rilevato come i sensori Ratp non rivelino i picchi più alti, le cosiddette “raffiche”, che possono arrivare fino a 500 μg/m3».
I principali responsabili di questa situazione sarebbero i sistemi di frenata di alcuni treni più vecchi che, secondo la Ong, rilasciano particelle ricche di ferro, carbonio e metalli. Per questo serve cambiare. «La nostra azione presso il tribunale di Parigi è un tentativo mosso dalla disperazione che al massimo potrà arrivare a una multa di 750.000 euro e a 7 anni di reclusione. Quello che però vorremmo realmente è che la Ratp informi semplicemente i viaggiatori di questi rischi (sul suo sito web e nelle stazioni) e prenda misure serie per combattere questo inquinamento», conclude Grand.
Peccato che l’azienda dei trasporti di Parigi non sia dello stesso avviso. «I dati relativi a queste tre stazioni rappresentative e molto frequentate sono consultabili in tempo reale su un sito dedicato da aprile 2018», si difende la Ratp, che inoltre garantisce come la qualità dell’aria sia «generalmente buona» in tutti gli spazi sotterranei.
Come riportato da Le Monde, secondo l’azienda, «nel corso degli ultimi anni sono state effettuate misurazioni utilizzando dispositivi di riferimento regolarmente controllati da un laboratorio accreditato dal Cofrac (comitato di accreditamento francese) e da revisori esterni. Per questo, ogni altra misura effettuata con sensori portatili che non siano i dispositivi di riferimento non è paragonabile alle misure effettuate in sito. Il monitoraggio della qualità dell’aria della rete sotterranea è molto scrupoloso e completamente trasparente».
Su questo l’azienda non sembra avere dubbi: «il piano d’azione per monitorare, informare e migliorare la qualità dell’aria nei suoi spazi sotterranei è solido e robusto». Dalla parte dell’azienda ci sono i dati, che raccontano come Ratp si stia impegnando a promuovere su tutti i treni i sistemi di frenata elettrica, presente sui modelli di nuova generazione, e a investire ulteriormente nel ricambio dei 340 ventilatori presenti nelle stazioni, dopo aver già investito 85 milioni di euro dal 2012 ad oggi.
A preoccuparsi della qualità dell’aria in metro non ci sono però soltanto Réspire e Ratp. Alla fine di gennaio, la regione dell’Île-de-France ha annunciato di «voler pulire l’aria negli spazi sotterranei della metropolitana e della Rer entro il 2033 e soddisfare così le aspettative dei residenti».
Il piano della regione francese prevede di cambiare il materiale rotabile presente nelle stazioni della metropolitana (con un costo preventivato intorno ai 10 miliardi di euro) e di utilizzare nuovi sistemi frenanti elettrici più rispettosi dell’ambiente, oltre che sostituire gli estrattori d’aria (in questo caso la spesa si aggira intorno ai 200 milioni).
A questi si aggiunge il bando da un milione di euro per sperimentare diverse soluzioni di “depurazione dell’aria” nelle 20 stazioni più inquinate e la richiesta ad Airparif, l’ente di monitoraggio della qualità dell’aria dell’Ile-de-France, di condurre uno studio indipendente sul sistema di misurazione dell’inquinamento atmosferico nella metropolitana per valutare sia il corretto funzionamento dei sensori sia la completezza dei dati raccolti e pubblicati.
«Saremo particolarmente vigili che il Ratp mantenga i sistemi di misurazione messi in atto e pubblichi i suoi dati», sostiene il vicepresidente della regione Jean-Philippe Dugoin-Clément.
Sembra proprio che la storia non sia destinata a finire qui.