Per uno sguardo nuovo servono lenti nuove. E quelle di Monocle, puntate sull’Italia fanno questo lavoro alla perfezione.
Il risultato è “The Monocle Book of Italy”, 300 pagine di reportage, fotografie, mappe e consigli che superano cliché – sia italiani che stranieri – mettono da parte stereotipi e idee ricevute per esplorare davvero il Paese, l’Italia e l’italianità.
Siamo visti da fuori (ma anche da dentro, grazie al contributo di Chiara Rimella che qui presenta il volume) nelle cose belle e importanti, in quelle che rendono il Paese speciale. E non è detto che sul punto le convinzioni degli italiani coincidano quelle degli stranieri.
Il volume si apre, anche qui, con una mappa. E già questo fa capire che lo sguardo della guida è diverso. Monocle cerca la bellezza – arte, design, moda – ma ama considerare anche il mondo del business e apprezza i dettagli, le particolarità, le visioni d’insieme che a volte confermano e a volte spiazzano.
La mappa racconta il turismo delle montagne (da solo 11% del Pil), scende a Torino, storica città dell’automobile e poi corre a Milano per il Duomo. Ma subito accanto c’è la Brianza, con la sua tradizione di distretto del mobile (Cassina, Minotti e Flexform).
Nella stessa Italia ci sono le aziende di occhiali di Belluno, l’olio della Liguria, lo stambecco. Ma anche le scarpe marchigiane, il salame umbro e l’orso marsicano, la cui situazione per fortuna sta migliorando. C’è l’archeologia, Roma e Pompei, la pizza di Napoli, i Pumi di Grottaglie, il fico d’India siciliano, la bandiera dei mori sarda, la tradizione dei trulli (smontabili per non pagare le tasse) e il cinghiale sardo. Della Sicilia si ricordano anche le arance, lascito degli arabi, il carretto, l’Etna. L’intenzione è di raccontare un Paese diverso e variegato con un occhio alla tradizione, compresi i classiconi del turismo, e un altro diretto a realtà meno conosciute ma rilevanti.
Troppo facile – dicono – limitare le attrazioni a musei e rovine storiche, anche se soltanto con questi si sarebbe potuto riempire più di un libro. Ma è anche molto difficile fare una selezione. Monocle trova un equilibrio: pagine dedicate a musei contemporanei, come la Fondazione Prada di Milano, insieme agli imperdibili – i must see – per chi ha poco tempo da passare in Italia o da dedicare ai monumenti.
Ci sono anche esplorazioni in aspetti della società che, visti da dentro, non si notano nemmeno: il mondo tradizionale e regolare del packaging degli alimenti, come la bottiglia di Campari, la confezione di pasta, il barattolo di sugo di pomodoro.
Ma anche una guida alle pietanze locali, con descrizione rapida ma accurata e indicazioni regionali necessarie. Tutti gli italiani sanno dove è meglio ordinare la pasta al pesto e la farinata, o i carciofi alla giudia, o le orecchiette alle cime di rapa, ma gli stranieri potrebbero non saperlo. Potrebbero anche stupirsi a notare che il risotto con l’ossobuco, le arancine, i canederli, la piadina e la cacio e pepe sono tutti piatti italiani.
(A stupire noi invece potrebbe essere l’attenzione data a un elemento di solito dato per scontato: le insegne dei negozi, una vera e propria mappa del tempo e dello spazio)
In generale l’indagine di Monocle nell’Italia è interessante anche per gli italiani, che conoscono tutte le regole non scritte della vita da spiaggia, ma potrebbero restare affascinati dall’attenzione ai dischi di una volta, da Celentano a Malgioglio, o dal ritratto di cinecittà o dalle riflessioni sul mondo dei media, dei giornali e delle riviste.
L’appuntamento all’edicola (purtroppo in via d’estinzione) è una delle caratteristiche che rende speciale l’Italia, anche perché, con i saluti, i dibattiti e le discussioni del bar, rafforza quel senso di comunità che da fuori viene molto studiata, invidiata, ammirata. E noi nemmeno ce ne accorgiamo.