Pubblicato originariamente su osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa
Il Partito Socialista (PS) albanese è saldamente al potere dal 2013. Nel primo mandato ha governato al fianco del Movimento Socialista per l’Integrazione (LSI) di Monika Kryemadhi. Dal 2017 invece governa da solo, avendo superando il 48% delle preferenze e la soglia dei 70 seggi (su 140) che garantiscono la maggioranza in parlamento.
Dopo otto anni in opposizione, il Partito Democratico (PD) ha chiamato nelle proprie liste tutti i partiti del centrodestra e stretto un accordo di collaborazione con il LSI, anche allo scopo di evitare improvvisi slittamenti post-elettorali.
Tra le novità di questa tornata elettorale ci sono Levizja Thurje (Iniziativa Hashtag), formazione con un buon seguito in rete che per la prima volta si affaccia alla politica, i tre candidati indipendenti sostenuti dalla sezione albanese del Movimento Vetevendosje e il minatore e sindacalista Elton Debreshi. Ma il sistema elettorale non è dalla loro parte e al momento, nessun altra formazione politica sembra in grado di contrastare quelli che dal 2005 sono i primi tre partiti del paese.
L’accordo politico che sembrava riportare il dialogo interno in Albania alla fine si è concluso con una legge elettorale approvata senza il consenso dell’opposizione.
Secondo il nuovo Codice Elettorale, i partiti non potranno più allearsi in coalizioni. Una misura rocambolescamente adottata anche alle scorse politiche, che ha favorito i socialisti, portandoli al potere per la prima volta senza altri partiti a fianco.
Altra novità è l’introduzione del voto di preferenza all’interno delle liste dei partiti, anche se gli esperti sostengono che molto difficilmente un candidato potrà ottenere voti sufficienti per cambiare l’ordine di presentazione originario.
Infine, la soglia di sbarramento dell’1% su scala nazionale, adottata anche per i candidati indipendenti, che corrono dunque in una sola circoscrizione del paese, rende quasi impossibile la loro elezione. Benché la soglia sia in realtà bassa e favorevole per i partiti minori, va precisato che per un candidato indipendente riuscire ad ottenere in una sola circoscrizione quell’1% del totale dei voti in tutto il paese, ovvero circa 17 mila voti, è molto difficile.
Sfruttando alcune lacune legislative, i partiti politici albanesi hanno avviato la campagna elettorale ben prima dei 30 giorni previsti dalla legge. Manifestazioni e comizi non si sono mai fermati, ma complice la pandemia e l’accesso in aumento ad internet, questa volta i partiti hanno puntato soprattutto sulle partecipazioni televisive e i social network.
Una battaglia che, almeno per la prima metà della campagna, ha nettamente favorito il Partito Socialista. Secondo uno studio di Birn Albania , delle 7.8 milioni di interazioni registrate solo su Facebook, oltre 4 milioni appartengono a post di partiti e candidati dell’attuale maggioranza. Un vantaggio dovuto al grande seguito sui social del Premier Edi Rama, alla nutrita squadra di esperti di comunicazione del governo, ma anche all’esercito di dipendenti pubblici che da tempo hanno nella job description anche commenti e condivisioni di tutti i post del partito.
Il divario tra maggioranza e opposizione è ancora più evidente nei dati ufficiali del monitoraggio della Commissione Elettorale Albanese, che ha rilevato il tempo di parola dedicato alle diverse posizioni politiche nei notiziari e nei programmi di approfondimento.
Nei notiziari delle principali 22 emittenti albanesi, il 50% del tempo è dedicato al Partito Socialista, il 30% al PD e solo l’8% al LSI. Disparità che aumenta ulteriormente per i dati delle principali tre televisioni del paese.
Significativo anche il divario di genere. Nonostante le quote garantiscano una maggiore presenza di donne nelle liste, l’85% del tempo televisivo di notiziari e talk show è stato riservato comunque ai colleghi maschi.
Alle elezioni del 25 aprile, il PS chiede di essere confermato per un inedito terzo mandato al potere, per continuare quanto già iniziato otto anni fa. In caso contrario, Rama ha già annunciato l’intenzione di dimettersi dalla guida del partito. Un altro successo dei socialisti significherebbe anche la quinta sconfitta elettorale consecutiva per il PD e la quarta personale per il leader Lulzim Basha. Infine, il LSI non sembra riuscire a fermare il costante calo di consensi e si trova a schierare regolarmente in campo anche il Presidente della Repubblica e padre fondatore del partito, Ilir Meta. Compromettendone anche l’incarico istituzionale.
A pochi giorni dalle elezioni, il dato più certo di questa campagna sembra essere il nervosismo di entrambi gli schieramenti e i diversi disordini a sfondo elettorale, culminati in una sparatoria nella città di Elbasan. Secondo la stampa, un presunto collaboratore del PD avrebbe infatti aggredito la vittima a causa di ripetuti tentativi di compravendita di voti a favore del PS. L’ennesimo segnale che l’esito elettorale non è per niente scontato, che sarà una battaglia all’ultimo voto e che la posta in gioco per tutti è la sopravvivenza politica.
Altro dato certo è che negli ultimi anni l’affluenza alle urne è sempre stata in calo. Anche questa volta, tra la disaffezione dei cittadini, i timori legati al rischio contagio, gli oltre 25 mila cittadini attualmente positivi al Covid a cui non sarà consentito di votare e l’obbligo di isolamento imposto proprio nell’ultima settimana per gli albanesi che rientrano in Italia o che arrivano dalla Grecia, è probabile che il dato più significativo risulti ancora una volta l’assenteismo.